Lo scrittore catanzarese Vincenzo Ursini vince il premio “Teseo”
4 min di letturaCon il romanzo inedito “La ritornanza” Vincenzo Ursini vince il premio “Teseo”. Premiazione a Milazzo il 30 agosto
Con il romanzo “La ritornanza” lo scrittore catanzarese Vincenzo Ursini, noto anche come fondatore e presidente dell’«Accademia dei Bronzi» (associazione culturale che da più di 40 anni organizza numerose iniziative letterarie tra le quali il premio di poesia “Alda Merini”, ha vinto la V edizione del premio internazionale “Teseo”, sezione “romanzo inedito”, organizzato dall’omonima associazione, presieduta dal dottor Attilio Andriolo, la cui premiazione si terrà venerdì 30 agosto, a partire dalle ore 18,30, presso il lido “Riva Smeralda” di Milazzo.
«In Sicilia – ha dichiarato Ursini – avevo già vinto nel mese di giugno la 40esima edizione del premio “Terra d’Agavi” di Gela, con il volume “Mio Sud”, libro di poesie con il quale risulto essere anche tra i finalisti della 48esima edizione del premio “Città di Marineo” (Palermo). Ricevere, ora, a Milazzo questo nuovo importante premio per un’opera di narrativa, mi stimola a proseguire sulla strada intrapresa negli ultimi due anni: quella di mettermi continuamente in gioco, partecipando ai più qualificati concorsi letterari e sottoponendo le mie opere al vaglio di prestigiose giurie».
«È la nostra memoria a definirci? E quanto i ricordi scolpiscono le nostre anime? Per Vincenzo Ursini – scrive la giornalista e scrittrice Bianca Folino – ricordi e memoria sono i mattoni del nostro essere, i giorni del nostro vivere”.
Ne “La Ritornanza”, Ursini vuole offrire al lettore uno spunto di riflessione su questi temi, andando oltre il concetto tout court di “memoria” per arrivare a quello di “radici”, inteso come origine nostra e del mondo così come lo conosciamo. Quattordici racconti che si presentano, in realtà, come altrettanti capitoli di un romanzo in cui il protagonista, un docente universitario, torna dal Nord al suo piccolo paese d’origine in Calabria, alla ricerca di sé stesso.
Il paese natio, un borgo dove tutti si conoscono, dove le fiere patronali sono un momento di incontro e socializzazione, dove la comunità è quella che ti sostiene, anche se talvolta in modo piuttosto invadente. Il protagonista vive una specie di ambivalenza, in questo ritorno: tanti anni prima se ne è andato per una vita migliore della quale, però, non parla mai nei racconti, preferendo invece sottolineare gli affetti presenti e quelli del passato.
Primi fra tutti i genitori, radici di ogni esistenza, padre e madre, il primo scomparso prematuramente e la seconda devota e in contrasto con i discorsi della sede del Partito Comunista, dove da ragazzo il professore andava e dove incontrò il suo primo amore, Maria.
Non mancano gli intermezzi comici, tipici aneddoti di paese, come accade nei racconti “Nicolino” e “Gli spiriti della Provvidenza”, all’insegna dell’ironia che alleggerisce le difficoltà che spesso accompagnano il vivere delle persone umili.
«Perché dovrei essere qualcuno, quando posso essere me stesso?», si chiede ad un certo punto il narratore, come se l’autenticità si trovasse proprio in quel piccolo paese e nei borghi limitrofi, nelle esperienze del passato e nel primo amore che sarà l’anello di congiunzione, ciò che alla fine pacificherà il protagonista rispetto a tutta la sua vita. Il professore ritroverà, infatti, Maria; e con lei ricomincerà da dove si erano lasciati, a partire da un tavolino del bar della piazzetta.
«È interessante notare – prosegue Bianca Folino – come la memoria venga attivata non solo dal racconto delle attività quotidiane (fare il pane in casa, la trebbiatura dei campi), che nella loro semplicità sembrano portatrici della felicità attesa, ma anche dalla descrizione di paesaggi, colori, sapori e odori delle cose e delle stesse pietre, che vengono interrogate quasi avessero un’anima. Il ritmo del narratore rallenta, come se volesse coinvolgere il lettore in questa operazione di recupero dei ricordi, nell’atmosfera del passato e nelle emozioni che questo suscita. Anche la musica (da quella di De André fino a Toni Dallara, passando per Mina e Celentano) si adatta alla perfezione nel costruire la colonna sonora di quel vissuto, come una cornice della memoria».
Non mancano gli intermezzi comici, tipici aneddoti di paese, come accade nei racconti “Nicolino” e “Gli spiriti della Provvidenza”, all’insegna dell’ironia che alleggerisce le difficoltà che spesso accompagnano il vivere delle persone umili.
Alla fine quello che trionfa è l’amore: per la propria terra e le proprie origini, per i genitori e anche per la donna di un tempo, una donna piena di passione, non solo per la politica, ma per la vita stessa. Perché “La Ritornanza” è anche questo: si torna a sé stessi e alle radici che ci hanno permesso di essere chi siamo oggi.
Un bel romanzo davvero, che molto probabilmente sarà in libreria nel prossimo autunno perché già richiesto da una nota casa editrice.