Lamezia. 14enne scrive a Mascaro: si organizzino attività didattiche in occasione di eventi astronomici
4 min di letturaRiceviamo e pubblichiamo la lettera che un 14enne lametino, Vittorio Liotta, appassionato di astronomia e astrofisica, ha inviato al sindaco Paolo Mascaro
Di seguito la missiva:
Gentile Sig. Sindaco Mascaro,
Le scrivo (credo e spero a nome di buona parte della Comunità Lametina) perché da cittadino sento il bisogno, la voglia, l’esigenza di raccontarLe un’incombenza, una criticità che oramai da diverso tempo sperimento in prima persona; un disagio che certo non mi impedisce e non intacca la mia tranquillità ma che comporta spesso un senso di sconsolatezza e distacco dalla mia città, anche se lo riconosco essere un problema presente praticamente in tutto il mondo urbano; vorrei poi farLe, da completo profano ed ignorante in materia amministrativa, anche una proposta per almeno alleviare e provare a risolvere il problema.
Prima di tutto credo sia necessario e doveroso presentarmi: sono Vittorio Liotta, ho 14 anni e sono alunno uscente dall’Istituto Comprensivo Perri-Pitagora e mi accingo ad iniziare un nuovo percorso, quello delle superiori, a settembre, presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei. Sono un grande appassionato di astronomia ed astrofisica fin da quando andavo alle scuole elementari ed ho continuato a coltivare la mia passione effettuando anche osservazioni pratiche (oltre che approfondendo la teoria) con un piccolo telescopio regalatomi in occasione del mio compleanno. Due cose che ho potuto constatare da quando ho iniziato ad interfacciarmi con gli strumenti ottici al cielo (seppur in via fortemente amatoriale), sono la meraviglia palpabile che satura gli occhi di chiunque guardi un cielo stellato veramente limpido per la prima volta e che, in effetti, questo straordinario spettacolo lo abbiamo sempre a portata di occhio, sopra le nostre teste. Camminando in città, alla sera, spesso mi capita di guardare al cielo e di non vedere assolutamente nulla, come se la volta celeste, che appare come una scura chiazza di catrame, con il tramontare del Sole si fosse dimenticata di aprire quel suo prodigioso sipario che cela uno dei più straordinari ed accessibili spettacoli naturali ad un costo nullo, alla portata di chiunque lo voglia osservare e cercare di carpirne i segreti e le meraviglie.
È in questo grande palcoscenico che gli umani di un tempo, persone come noi, hanno piazzato grandi eroi e le migliori storie, quasi per scolpirle nell’eternità, in ciò che ritenevano immutabile, l’ordine, il cosmo come dicevano i Greci, un luogo perfetto rispetto al caos che regnava qui sulla Terra. Già i nostri progenitori, i fondatori della nostra Cultura e non solo, avevano capito che tra la Terra, l’umano ed il Cielo vi fosse una complementarità e che questo andasse studiato e capito, prima per motivi pratici, poi per pura esigenza scientifica.
Del resto, come diceva Seneca, se le stelle fossero visibili da un solo punto della Terra, tutti accorrerebbero lì per assistere allo spettacolo.
Questo legame, non solo scientifico ma spesso anche tradizionale e folkloristico, forse per disabitudine, o scarsa educazione vera e propria dei cittadini, si è come spezzato, dissolto, oscurato dalle abbaglianti luci che illuminano costantemente le nostre case e città; luci che sono sempre state simbolo di riscatto e progresso, di benessere, avanguardia e sicurezza per certi versi, ma che stanno diventando sempre più l’ennesimo esempio di spreco e fregio inutile dell’uomo, che ancora una volta non pensa alle conseguenze. L’ennesima forma di inquinamento: già perché, a differenza di quello che è il pensiero comune, quello marino ed atmosferico non sono gli unici meritevoli delle nostre attenzioni, ma anche quello luminoso, per esempio, è degno di nota.
Le propongo quindi, senza la pretesa di avere le giuste competenze e capacità, anzi sostenendo il contrario, senza proporre schemi logistici o calcoli sull’eventuale risparmio energetico, di ridurre, in occasione di particolari eventi astronomici ed osservativi, almeno l’illuminazione pubblica (ad esempio nei parchi pubblici) e magari organizzare eventi didattici correlati, con delle guide esperte, che reintroducano i cittadini alle meraviglie della volta celeste, che spesso sentiamo troppo lontana e che talvolta nemmeno percepiamo nel nostro quotidiano.
Ciò, effettuato in luoghi di interesse come ad esempio il Castello Normanno-Svevo, rinnoverebbe l’entusiasmo per questi luoghi spesso dimenticati ed attirerebbe anche turisti vogliosi di scoprire il cielo con uno sfondo tanto pittoresco come quello della nostra città.
La ringrazio per la lettura e spero che il mio appello venga preso in considerazione, perché guardare al cielo vuol dire anche guardare a noi stessi.
Cordiali saluti,
Vittorio Liotta.