“Sciancati al vento”, la mostra di Angelo Maggio alla Notte Piccante
2 min di letturaLe foto di Angelo Maggio sui «lacerati anonimi» sembrano tentativi di modellare i contenuti di una cultura storica, i feticci e le credenze di un popolo
Da un lato, la fotografia s’immerge nella vita mondana, per riprodurne gli aspetti più banali e quotidiani; dall’altro, è nella visione dell’ordinario che l’occhio fotografico sposta il suo centro d’interesse verso il dramma che ovunque si cela.
L’occhio che osserva i manifesti lacerati crea nell’immagine uno speciale contrasto di mestizia e ironia, squallore e scherno.
Spiegando i manifesti per strati sovrapposti, le figure affiorano come da un fondo buio, per generare infine strani accostamenti: sotto il politico sporge il clown, altrove bestie da circo lo assediano, mentre l’ennesimo candidato a sindaco ammicca compiaciuto a brandelli di donna in intimo.
Amabili giochi del caso! Fanno sorridere più dell’ignavia di chi non scorge in essi l’inganno e la disfatta, la delusione e l’ansia.
La religione del progresso, che in zone periferiche ha suscitato grande fervore e apostolato, entusiasmi e sacrifici sparge ovunque gli avanzi di mitologie che la gente ancora chiede: più benessere, più speranze, più promesse, più spettacoli, più merci.
Giunti all’occhio fotografico, quei simpatici doni del caso si trasformano nei segni indigesti di un popolo lacerato.
Francesco Lesce