Lorenzo Stella: area urbana con Catanzaro proposta ipocrita. Lamezia non ha nulla da guadagnare
4 min di letturaE’ ripreso da poco, senza grande afflato da parte delle popolazioni chiamate in causa, il vetusto dibattito ipocrita sull’area urbana Catanzaro-Lamezia
Comunicato Stampa
Un dibattito alimentato solo dalla sponda ionica la quale, evidentemente, ha tutti gli interessi per parlare di conurbazione con la realtà di Lamezia Terme che, a sua volta, da siffatta unione non ha nulla da guadagnare.
A parlare così, Lorenzo Stella, già componente del Comitato Lamezia Terme Provincia che esprime “la netta contrarietà ad un’iniziativa datata e che proviene da politici da tempo silenti e in età avanzata i quali nel corso della loro lunga militanza nei partiti di appartenenza, spesso ricoprendo anche ruoli istituzionali di un certo rilievo, hanno sempre remato contro lo sviluppo di Lamezia, guardando solo agli interessi del capoluogo.
Una città, Lamezia – ricorda Stella – che non ha bisogno di stampelle perché ha in sé tutte le potenzialità che Catanzaro non possiede per un fatto naturale.
I paragoni con il tentativo di unire realtà davvero legate fra di loro fisicamente come Cosenza, Rende e Castrolibero, non reggono il confronto vista la distanza di 40 chilometri che separano Catanzaro e Lamezia. Sarebbe oltremodo ridicolo, peraltro in tempi di diminuzione delle nascite in tutte le città calabresi che perdono abitanti, pensare di fare una grande città dell’Istmo. Da quali e quanti abitanti dovrebbe essere riempita la gola di Marcellinara?
Quanto cemento servirebbe e cosa bisognerebbe costruire per unire le due città e i comuni ubicati tra le due sponde?
È evidente – stigmatizza Stella – che si tratta di fantascienza. Oltretutto, Catanzaro non ha mai “concesso” nulla a Lamezia, mai un’apertura di credito nei confronti di una città logisticamente strategica. Quando la senatrice D’Ippolito presentò il disegno di legge per la rinominazione della Provincia da Catanzaro in Catanzaro-Lamezia, senza spostare nemmeno una sedia dal capoluogo, la classe politica della città dei tre colli insorse. Compresi quelli che oggi ripropongono l’idea dell’importanza dell’asse centrale della Calabria.
Dove erano i vari Tassone, Amato, Drosi, Capellupo e i vari Abramo e Fiorita di turno, quando la D’Ippolito presentò quel disegno di legge?
Allora non vi interessava l’unione con Lamezia? Eppure non si doveva spostare nulla. Le sedi di prefettura, questura e altri uffici, rimanevano dove si trovavano. Solo un semplice cambio di denominazione come già avvenuto per Cesena divenuta capoluogo di Provincia insieme a Forlì. Senza parlare delle doppie denominazioni di Massa e Carrara, Pesaro e Urbino, o della tripla denominazione della Provincia di Andria-Barletta-Trani.
Insomma, Catanzaro prende ma non cede mai nulla. Senza parlare delle tante richieste negli anni per spostare qualche facoltà universitaria o qualche ufficio nella Piana. Tutte proposte rispedite al mittente con tanta acredine e verso i lametini. Anche oggi, assistiamo all’ipocrisia di una proposta che non fa alcun riferimento ad un eventuale riassetto che possa riguardare Lamezia Terme da un punto di vista istituzionale e amministrativo.
A cominciare proprio dal cambio della denominazione della Provincia. Solo fumose riunioni e forzature inutili dopo anni in cui Lamezia è stata sempre tenuta ai margini istituzionali ma che, per innate doti naturali, vive di luce propria grazie alla sua posizione al centro della Calabria.
Al sindaco di Lamezia e ai partiti lametini l’appello di pensare a noi stessi e di lavorare per risollevare la città dall’oblio in cui si trova, ma farlo da soli senza essere coinvolti in progetti che non hanno futuro e che non trovano consensi. Lasciate perdere le finte lusinghe perché come dice il detto “quando il diavolo ti accarezza vuole l’anima”.
E noi lametini sappiamo bene che se l’aeroporto avesse le rotelle, Catanzaro non esiterebbe un attimo a portarselo sul colle, magari prendendo subito dopo atto dell’impossibilità di spianare le colline e restituendolo se pure a malincuore. Tornando al serio, la dimostrazione di ciò sono i continui tentativi di cambiare denominazione al nostro scalo.
Infine – conclude Stella – è concreta invece l’idea di pensare ad una proposta per la costituzione-rinominazione di una Provincia Lamezia-Vibo per realizzare una grande Provincia del Tirreno che comprenda tutta l’area del Golfo di Lamezia incluso il comprensorio fino ad Amantea che per tradizione e motivi economici ricade nel Lametino. Una grande area attrattiva economica a vocazione industriale, commerciale e turistica vista la presenza all’interno del nostro Golfo di località come Tropea e la costa degli Dei”.