Le infrastrutture fisiche e “mentali” che servono al mezzogiorno d’Italia
4 min di letturaGiuseppe Maradei interviene nel dibattito che si è aperto sulla presunta inutilità degli investimenti infrastrutturali che Matteo Salvini sta favorendo nel Mezzogiorno
“Quando si parla di infrastrutture, molto spesso si porta avanti il principio secondo il quale è necessario investire lì dove esistono realtà in grado di utilizzare quelle infrastrutture, senza tener conto dell’effetto traino che le infrastrutture hanno sul territorio. Questo concetto applicato alla realtà nazionale italiana ha favorito in passato l’esplosione del dualismo economico che ha come conseguenza drammatica l’emorragia di popolazione meridionale, incapace di realizzarsi nei territori di nascita.” Con queste parole Giuseppe Maradei, membro della direzione regionale infrastrutture e sviluppo di Italia del Meridione, interviene nel dibattito che si è aperto sulla presunta inutilità degli investimenti infrastrutturali che, con grande tenacia, il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini sta favorendo nel Mezzogiorno.
“Infrastrutture moderne, sicure e rispettose delle specificità ambientali locali, sono fondamentali per il progresso economico e sociale delle comunità perché la base di ogni progresso economico risiede nella facilità degli scambi commerciali. Alla fine del 1800 l’Italia del nord riuscì ad intercettare il tumultuoso sviluppo industriale del nord Europa, anche grazie alla costruzione dei trafori alpini (il traforo ferroviario del Frejus fu aperto nel 1871), opere allora considerate avveniristiche.”
L’esponente di Italia del Meridione insiste sulla necessità di costruire al mezzogiorno infrastrutture degne del nuovo millennio. “L’alta velocità e capacità ferroviaria in Calabria e in Sicilia, il ponte sullo stretto di Messina e il potenziamento della SS106 Jonica, saranno decisivi per costruire al mezzogiorno l’ossatura necessaria a rilanciarsi, anche perché la piena operatività della ZES unica e la rinvigorita capacità portuale, riporteranno queste terre dimenticate da decenni ad essere attrattive per gli investimenti, per favorire il ritorno a luoghi di produzione e non solo di consumo.”
Una stoccata è riservata alla politica nazionale e locale. ” Il mezzogiorno è stato fortemente penalizzato dalle teorie razziste che per decenni hanno invaso tutti i partiti dell’arco costituzionale, da destra a sinistra, convincendo anche noi cittadini e parte della nostra classe dirigente a subire supinamente inganni, ingiustizie e trasferimenti di risorse con modalità assistenziali invece che produttive. Ancora oggi alcuni i partiti nazionali operano in modo di bloccare con ogni mezzo la messa a terra delle infrastrutture strategiche a sud (basti citare l’esposto che il PD e i Verdi hanno promosso presso la procura della repubblica di Roma per bloccare ancora una volta la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina), con la malcelata volontà di bloccare lo sviluppo economico e sociale e, quindi, l’emancipazione della popolazione meridionale. Mantenere, infatti, 20 milioni di persone in condizioni di necessità, garantisce la possibilità di gestire il consenso in modo clientelare e, quindi, poco trasparente.“
Maradei a tal proposito ricorda alcune scelte che negli anni sono state deleterie per il mezzogiorno. “Non un treno deve partire dal porto di Gioia Tauro, ordinò nel 1995 l’allora ministro del Governo Prodi, il ligure comunista Claudio Burlando al presidente delle Ferrovie dello Stato Lorenzo Necci, che, giustamente, vedendo le potenzialità di sviluppo del porto di Gioia Tauro, avrebbe voluto investire pochi miliardi di vecchie lire per consentire l’ingresso dei treni nel porto. Questo progetto fu, così, bloccato, per salvaguardare gli interessi dei portuali liguri, limitando, in questo modo, lo sviluppo del porto di Gioia Tauro, dell’entroterra e, in definitiva, di tutta la logistica italiana. Il collegamento è stato realizzato negli ultimi due anni e il primo treno è partito da Gioia Tauro l’anno scorso.”
Il vento però è cambiato e Maradei lo rivendica energicamente. “Da qualche anno, finalmente, le cose sono cambiate: la cittadinanza meridionale è diventata sempre più allergica alle mance clientelari e il nostro partito, Italia del Meridione, rappresenta la dimostrazione tangibile che esistono cittadini e una classe dirigente meridionale in grado di lavorare per i propri territori con competenza, dedizione, passione e senza timori reverenziali nei confronti di nessuno. E’ di qualche giorno fa la notizia che l’export italiano nel 2023 è cresciuto grazie al boom del mezzogiorno a dispetto del calo di tutto il nord del paese. Il partito nazionale che per primo ha intuito la potenzialità del nuovo corso meridionale è stata la Lega, mutata geneticamente rispetto al passato quando i suoi vertici vaneggiavano vergognose assurdità razziste, che, infatti, ha accettato di sottoscrivere un patto federale con noi di Idm. La nuova generazione di dirigenti leghisti, chiaramente avversata dalla precedente, ha capito che il nord da solo non ha alcuna possibilità di competere nell’agone economico e geopolitico mondiale e che solo un sud forte e attrattivo può continuare a garantire ai cittadini il benessere, la sicurezza e la qualità della vita a cui sono abituati. Noi meridionali dovremo essere bravi ad utilizzare al meglio questa opportunità, senza farci frenare da pregiudizi, non del tutto ingiustificati e guardando pragmaticamente ai fatti concreti che in questi anni sono stati realizzati e ai progetti già finanziati o in via di finanziamento.”
Giuseppe Maradei – Segretario cittadino di Lamezia Terme