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Il metodo Montessori nell’attualità del passato

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È quanto si è sperimentato stamattina, alla presenza di 50 alunni, dai tre ai cinque anni, alla Scuola dell’infanzia “La Sirenetta 3.0”, diretta da Teresa Martello

Il filo conduttore della lezione, tenuta dal professore Francesco Polopoli, è stato l’aspetto ludico come approccio relazionale.

Il termine “gioco” deriva dal latino iŏcus (scherzo, burla) ma l’attività libera del bambino tutto è fuorché uno scherzo, come sottolineava la nostra grande pedagogista italiana («Per insegnare bisogna emozionare. Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari».).

Il teatro dei burattini è servito a drammatizzare la storia di Cappuccetto Rosso in vernacolo lametino, con lo scopo di evidenziare il lessico attraverso l’immedesimazione, la narrazione e l’alfabetiere, donato, per l’occasione, dall’editrice Nella Fragale: dal lametino al latino il passo, poi, si è fatto breve. I piccolissimi, su sollecitazione, hanno ripetuto coralmente vocaboli del repertorio classico: da lupus a venator, da avia a Cuculla rubra.

Il metodo Montessori nell’attualità del passato

«Il latino è una lampada che vivifica e illumina tutto il nostro patrimonio culturale, e dev’essere facile arrivare fino a lei; essa deve essere resa fluida, gioiosa, accessibile alle menti infantili, suscitando vita e interesse intorno alle altre materie d’insegnamento, affermandosi realmente come lingua genitrice della nostra» (M. Montessori).

Il piccolo Principe, infine, non solo è stato raccontato ed illustrato ma è stato scomposto in sequenze sotto forma di puzzle, ricomposto durante il setting educativo in gruppi cooperativi piuttosto motivati: attraverso l’uso della mano il piccolo crea la sua intelligenza, tant’è che la Montessori – come sottolinea il professore Polopoli –  la definì un “organo psichico”.

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