Lamezia. Conclusa la processione in onore di San Antonio di Padova
4 min di lettura“Siamo chiamati ad esserci, nel mondo e nella storia, come comunità”
“Se S. Antonio è riuscito a vivere la “provocazione” del Vangelo nella sua epoca, vuol dire che in ogni epoca, in ogni tempo, in ogni contesto sociale e culturale, è possibile vivere il Vangelo facendo una scelta, decidendo di aderire liberamente alla Parola di Gesù, alla Parola che è Gesù. Pensiamo alla figura di Antonio da Padova, alla sua grande predicazione, alla sua lingua ancora oggi venerata: la lingua di S. Antonio ha denunciato il male, chiamandolo per nome, ma ha saputo costruire il bene. In ogni processione, il popolo segue l’immagine di un Santo per dire che anche noi, oggi, vogliamo ripetere gli stessi passi che, dentro l’umanità, i Santi hanno compiuto”.
Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi a conclusione della processione in onore di S. Antonio di Padova.
Sull’ amore si è incentrata la riflessione del presule, sottolineando come “la nostra città e tutta la nostra diocesi sente forte la necessità di vivere la fede in modo comunitario, come più volte abbiamo detto nel corso di quest’anno. Non in modo isolato, individualistico o intimistico: la fede ci coinvolge comunitariamente. Siamo chiamati ad esserci, come credenti, nel mondo e nella storia, come comunità. E per essere comunità dobbiamo realizzare quella che è stata la più grande rivoluzione di Gesù, che i Santi hanno seguito: quella dell’amore. Sulla Croce, Gesù è morto per amore e la Croce, sormontata da Gesù, è stata trasformata da patibolo di morte in albero di vita. Guardando alla Croce di Gesù, che ha consegnato la sua vita per amore, possiamo immettere questo principio nelle nostre relazioni umane, costruire i nostri rapporti nel segno della speranza, attingere alla fede la forza per costruire storia nuova per questo nostro territorio”
“La grande novità portata da Gesù – ha proseguito Parisi – sta nel fatto che, se prima i rapporti erano basati su legami di sangue, carnali, Gesù si è donato per tutti e quindi è possibile anche tra “estranei” stabilire relazioni di cura, di vicinanza, di amore. La novità di Gesù è ancora possibile: nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i propri amici”.
Da qui il monito del vescovo affinché “come popolo lametino non lavoriamo in modo disgregato, ma costruiamo legami di comunione e gli altri possano parlare della nostra collettività non come una massa amorfa, ma come una comunità di credenti impegnati, in nome della propria fede, a costruire una società che possa essere riconosciuta dall’amore e, in un tempo di divisioni, possa annunciare una parola profetica di “tessitura” di relazioni fatte di amore e carità”.
“Auguro a tutti noi- ha concluso Parisi – di poter camminare come hanno camminato i Santi, di poter seguire il loro passo. Auguro a tutti noi di poter apprendere da S. Antonio a dire la Parola del Vangelo, certamente con la lingua ma soprattutto con la vita”.
Dal vescovo Parisi un pensiero particolare e l’invito a pregare “per i poveri, gli ultimi, per quelli che hanno perso il lavoro e non hanno prospettive per il futuro, per quelli che aspettano la pace. Penso in particolare alle persone in carrozzina: se nel malato c’è la carne di Cristo e servire il malato significa curare la carne di Cristo, le carrozzine sono “ostensori” che mostrano Gesù che aspetta la nostra cura e il nostro servizio. Gesù ci chiede che il nostro passo possa essere messo in sintonia con il passo stanco degli ammalati, di chi non ha più respiro, di chi fa fatica a respirare, di chi per andare avanti ha bisogno che qualcuno prenda tra le mani quell’ “ostensorio” e spinga quella carrozzina, perché nel servizio dell’amore c’è ancora speranza per la nostra umanità”.
Il vescovo Parisi ha quindi ringraziato le Forze dell’Ordine e le associazioni di volontariato, che hanno consentito il regolare svolgimento della processione, gli statuari di S. Antonio, le autorità civili e militari.