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Imprenditore a capo ‘ndrina, sequestrati beni per 5 milioni (VIDEO)

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reggio calabria polizia finanza

Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dello S.C.I.C.O., coordinati dalla DDA di Reggio Calabria, stanno dando esecuzione ad un provvedimento che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni per circa 5 mln. di euro

Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata – S.C.I.C.O. e dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Ancona e Pesaro-Urbino, coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione – in Calabria e nelle Marche – ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni per un valore complessivamente stimato in circa 5 milioni di euro.

L’attività permette di concretizzare sotto il profilo economico-finanziario, attraverso l’aggressione del patrimonio riconducibile alle cosche, il contesto investigativo derivante dall’operazione “EYPHEMOS”, già condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria.

Il sequestro è frutto della sinergica collaborazione tra forze di polizia nel contrasto alla criminalità organizzata, sotto il coordinamento della locale Procura.

L’indagine a carattere economico-patrimoniale è stata eseguita da militari appartenenti al G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria, nei confronti di un soggetto originario della provincia reggina, con interessi imprenditoriali nel settore dell’edilizia, la cui figura criminale era emersa nella citata operazione “EYPHEMOS”, che ha consentito di disvelare l’articolazione e l’operatività del locale di ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte, dotato di margini di autonomia rispetto alla cosca di riferimento, quella degli “ALVARO”, al cui interno il predetto avrebbe rivestito un ruolo di vertice.

In particolare, sulla base delle risultanze investigative di cui alla richiamata indagine, l’imprenditore sarebbe risultato il capo, promotore ed organizzatore di una fazione mafiosa all’interno del predetto locale di ‘ndrangheta, con compiti decisionali e di pianificazione delle azioni delittuose da compiere.

Inoltre, grazie al proprio carisma criminale, sarebbe riuscito a catalizzare un cospicuo numero di sodali desiderosi di fondare un banco nuovo, ovvero di formalizzare quell’autonomia che, di fatto, già da tempo veniva esercitata dal gruppo.

L’imprenditore pianificava anche le attività economiche da avviare attraverso cui riciclare il denaro e coordinava la realizzazione di atti di disposizione patrimoniale finalizzati ad eludere l’applicazione di misure patrimoniali attraverso l’intestazione fittizia dei beni a lui riconducibili.

Per tali condotte – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – il soggetto è stato condannato in secondo grado alla pena di 19 anni di reclusione per il reato, tra gli altri, di associazione di stampo mafioso.

Alla luce delle richiamate evidenze, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Reggio Calabria a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività in rassegna, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dell’imprenditore, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Al contempo, l’indagine patrimoniale ha permesso di ricostruire le complesse manovre elusive ed i meccanismi di mimetizzazione dell’effettiva titolarità di beni immobili, societari e finanziari, nella fittizia titolarità sia di prossimi congiunti che di terzi intestatari dell’imprenditore, ma di fatto nella sua disponibilità.

Su queste basi, con il provvedimento in esecuzione, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’illecito patrimonio riconducibile all’imprenditore, costituito, nello specifico, dall’intero compendio aziendale di 1 ditta individuale e 2 società operanti nel settore edile, 10 immobili, di cui 3 terreni e 7 fabbricati ubicati nelle province di Reggio Calabria, Ancona e Pesaro Urbino, oltre a rapporti bancari, finanziari, assicurativi e relative disponibilità, per un valore complessivamente stimato in circa 5 milioni di euro.

L’attività di servizio in rassegna testimonia, ancora una volta, l’elevata attenzione della Guardia di Finanza che – nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria reggina e in collaborazione con la Polizia di Stato per la sola parte riguardante l’attività tecnica già condotta durante le investigazioni – continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e favorire la libera concorrenza, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità e tutelare la sana imprenditoria assicurando la trasparenza e la sicurezza pubblica.

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