Calabria: Legambiente presenta il “Rapporto Spiagge 2024”
5 min di letturaNelle aree costiere italiane crescono gli eventi meteo estremi. Il Mezzogiorno l’area più colpita della Penisola con al primo posto la Sicilia (170 eventi), seguita da Puglia (104), Calabria (82), Campania (78)
Si aggrava anche l’erosione costiera. E impazza il “Far west” delle concessioni balneari.
Legambiente Calabria: “I dati del report confermano la necessità di tutelare in maniera incisiva le nostre bellissime coste salvaguardando le spiagge libere ed adottando modalità di gestione delle concessioni improntate al turismo sostenibile”
Le aree costiere sono una straordinaria risorsa ambientale, turistica e culturale ma sono sempre più minacciate da erosione, consumo di suolo ed eventi meteo estremi.
Dati alla mano, secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, dal 2010 a giugno 2024 è aumentato il numero degli eventi meteo estremi nei comuni costieri: 816 (+14,6% rispetto al bilancio dello scorso anno in cui erano stati 712)su un totale nazionale di 2.086 (ossia il 39,1%) avvenuti in 265 dei 643 comuni costieri(pari al 41,2%). Sono 104 gli eventi estremi solo nell’ultimo anno.
Il Mezzogiorno l’area più colpita della Penisola: la Sicilia al primo posto con 170 eventi, quasi il 21% del totale nazionale degli eventi in aree costiere seguita da Puglia (104), Calabria (82), Campania (78).
A parlare chiaro sono i dati degli eventi rilevati dalla mappa dell’Osservatorio Città Clima: in Calabria dal 2010 al 2024 si sono verificati ben 82 eventi metereologici estremi di cui la maggior parte localizzati sulle coste.
Nella nostra regione, tra i Comuni con maggiori impatti ripetuti, soprattutto allagamenti da piogge intense, compaiono Lamezia Terme con 13 eventi e Reggio Calabria con 9 eventi. Degli 816 eventi meteo estremi, a livello nazionale, 295 sono allagamenti da piogge intense, 226 i danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 83 da mareggiate, 81 danni alle infrastrutture, 47 esondazioni fluviali, 23 danni da grandinate, 21 frane da piogge intense, 19 danni da siccità prolungata, 12 legati alle temperature record in città e 9 danni al patrimonio storico. Inoltre, secondo una recente mappatura di ISPRA[1], la superficie complessiva delle spiagge italiane misura appena 120 km2, meno del territorio del solo municipio di Ostia a Roma, con spiagge che hanno una profondità media di circa 35 m e occupano appena il 41% delle coste (3.400 km su un totale di più di 8.300 km). Spiagge che dovranno fare i conti, infine, con una crescente erosione costiera che caratterizza le nostre coste e che necessita di un approccio integrato per mettere a sistema tutte le criticità. Preoccupa il dato della Calabria: su 613 km di coste basse, il 26,2 % è in erosione (periodo 2006-2020).
Il “Far west” delle concessioni balneari. Secondo la mappatura – arrivata solo a fine ottobre 2023 – della commissione prevista dalla “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021”, appena il 33% delle coste italiane è oggetto di concessioni. Un calcolo anacronistico e inesatto, come la stessa Commissione Europea ha espresso al Governo, che prende in considerazione il livello nazionale senza considerare le situazioni specifiche delle regioni (come Liguria, Emilia-Romagna, Campania con il litorale occupato al 70%) e che include anche aree industriali, porti e coste rocciose. Da allora il Consiglio di Stato ha affermato con tre sentenze che le proroghe generalizzate delle concessioni demaniali agli stabilimenti sono illegittime perché in contrasto con la normativa dell’Ue e che,entro il 31 dicembre 2024, tutti i territori dovranno bandire procedure di gara imparziali e trasparenti.
Ma in Italia, complice il ritardo del Governo, regioni e comuni stanno procedendo nella confusione più totale senza un quadro normativo unico di riferimento. Questi, in estrema sintesi,i dati del “Rapporto Spiagge 2024. Gli impatti di erosione ed eventi meteo estremi nelle aree costiere italiane”presentanti da Legambiente a Cataniain attesa dell’arrivo in Sicilia della Goletta Verde, la storica campagna che solca i mari italiani per il monitoraggio delle acque.
Le aree costiere calabresi stanno subendo in maniera sempre maggiore gli impatti e i danni provocatidalla cementificazione molto spesso illegale e dall’erosione costiera, fenomeni aggravati daglieventi estremi legati ai cambiamenti climatici, che stanno riducendo la disponibilità di spiagge sabbiose nella nostra regione.
“I dati del report – afferma Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria –confermano la necessità di tutelare in maniera incisiva le nostre bellissime coste salvaguardando le spiagge libere ed adottando modalità di gestione delle concessioni improntate al turismo sostenibile. Nella nostra Regione devono essere garantiti i diritti della collettività, con un minimo di almeno il 50% delle spiagge in ogni Comune lasciato alla libera e gratuita fruizione, promuovendo, attraverso i PUA (Piani di utilizzo dell’arenile) la riqualificazione delle aree demaniali marittime e la fruizione eco-compatibile.
Inoltre, èindispensabile che le concessioni vengano assegnate su presupposti di qualità e di sostenibilità ambientale da parte dei gestori. Una direzione – conclude Parretta- obbligata e decisamente divergente rispetto alle recenti prese di posizione della Regione Calabria sulla direttiva Bolkestein che, invece, aprono varchi verso l’insostenibile prospettiva del rilascio di ulteriori concessioni – oltretutto per canoni annuali irrisori – sulle spiagge di pregio rimaste attualmente libere”.
“Innalzamento della temperatura e del livello del mare, erosione costiera, eccessiva antropizzazione dei litorali, inondazioni, eventi meteo estremi: le nostre coste italiane sono in una condizione di forte fragilità – dichiara Sebastiano Venneri, Responsabile Turismo e Innovazione territoriale di Legambiente – . Con il nuovo report, e in generale con la nostra Goletta Verde, portiamo al centro una riflessione sul loro futuro, non più rinviabile. Partendo dalla Sicilia, regione costiera che conta il più alto numero di eventi meteo estremi avvenuti dal 2010, chiediamo piani di adattamento e strumenti di governance che riducano i rischi per le persone, le abitazioni e le infrastrutture, di adempiere al diritto di una fruizione libera della spiaggia e fermare le mani di chi vuole accaparrarsi pezzi di costa a proprio piacimento.
Davanti a uno scenario così drammatico fa specie che in Italia il dibattito sulle coste italiane si riduca solo al tema della Bolkestein: di questo passo, infatti, fra qualche anno non ci saranno più spiagge da affidare in concessione”.
Legambiente lancia al Governo 7 proposte per il futuro delle coste italiane:
1) Attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, stanziando le risorse ed emanando il decreto per l’insediamento dell’Osservatorio Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici;
2) superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi per la difesa delle coste dall’erosione;
3)interventi di rinaturalizzazione delle coste, ricostituendo le fasce dunali e zone umide e paludose;
4) approvazione della legge sullo stop al consumo di suolo;
5) stabilire un quadro normativo unico da rispettare in tutta Italia per l’affidamento delle concessioni balneari (tramite bandi) per garantire libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiando nell’assegnazione la qualità dell’offerta e le scelte di sostenibilità ambientale;
6) ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge;
7) costruzione, adeguamento e/o messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione e regolamentare lo scarico in mare dei rifiuti liquidi.