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Ospedale Lamezia. Cittadinanzattiva e Tdm: ancora disagi per liste d’attesa

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“Da diversi anni segnaliamo, tramite lettere aperte e comunicati stampa, una serie di criticità ormai di dominio pubblico”

Comunicato Stampa

La Calabria è tra le poche Regioni in Italia a garantire ai propri cittadini quasi tutte le visite mediche nei tempi previsti dalla legge”

“È quanto emerge da un’ indagine effettuata da Cittadinanzattiva” scrivono, commentando la notizia, alcuni quotidiani locali.

Da una indagine effettuata da Cittadinanzattiva nella seconda metà di giugno emergerebbe che solo 9 regioni su 20 forniscono online l’aggiornamento dei tempi di attesa a giugno 2024 (Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Umbria, Friuli, Calabria e Alto Adige).

Notiamo che la Calabria è in ottima compagnia, salvo ricordare che tale privilegio cozza con la realtà quotidiana degli utenti lametini e del lametino di cui il Tribunale per i Diritti del Malato della Rete di Cittadinanzattiva segnala, sistematicamente, a chi di dovere, il dramma delle lunghe attese e lo sconcio indescrivibile dei palesemente illegali calendari bloccati.

A proposito di questi ultimi, si precisa che si tratta di comunicazioni ricevute, tramite telefono o tramite il servizio di prenotazione offerto dalle farmacie abilitate, dagli addetti al Cup che segnalano, per determinate prestazioni, la chiusura delle liste di attesa. Avendo ravvisato l’urgenza di rassicurare l’utenza su tale aspetto, come Cittadinanzattiva di Lamezia Terme, nelle scorse settimane, abbiamo chiesto al Direttore Generale ASP Catanzaro e al Direttore Sanitario chiarimenti che ancora attendiamo con certosina pazienza.

Da diversi anni segnaliamo, tramite lettere aperte e comunicati stampa, una serie di criticità ormai di dominio pubblico:

• liste di attesa lunghissime per le prenotazioni di visite specialistiche e di accertamenti strumentali e, come sopra evidenziato, sovente illegalmente bloccate;

• lunghe attese al Pronto Soccorso con grave disagio per gli utenti, comprensibilmente in stato di ansia e per gli ancora pochi medici e operatori sanitari spesso presi d’assalto;

• totale inadeguatezza organizzativa al Centro Unico di Prenotazione (CUP) con gli operatori infilati in un “hangar” con unico ingresso protetto da una guardia giurata in assetto antiressa che fa da eco alla voce del display, facendo entrare un utente per volta;

• sempre a proposito del CUP, ogni mattina, decine e decine di utenti (donne, bambini, anziani e persone fragili) aspettano il loro turno a cui viene negato anche un posto a sedere perché le sedie in dotazione, distribuite in un atrio desolato, sono palesemente insufficienti;

• si precisa che, pur essendo l’atrio di attesa diviso dallo spazio occupato dagli operatori addetti alle prenotazioni da un tramezzo e non da muri portanti, non si è stati ancora in grado di aprire tre sportelli visibili alla luce del sole e di collocare un numero sufficiente di sedie per rendere l’attesa, di ore e ore, del proprio turno ordinata e meno caotica;

• senza trascurare il fatto che gli uffici della Vigilanza e quelli della polizia di Stato sono gli unici ubicati in locali decenti mentre l’URP (Ufficio Relazioni col Pubblico) è allocato in un nascondiglio a ridosso di una porta di ingresso interno;

• visite dei familiari ai degenti, in alcuni reparti, non ancora consentite, anche con modalità protette, più o meno come negli anni tragici della pandemia;

• criticità varie come i disagi dei malati dializzati alle prese con difficoltà nella fruizione del servizio di trasporto o come gli anziani soli sballotati,

per una visita specialistica o per un esame strumentale, in località lontane e con un servizio di trasporto pubblico del tutto inesistente.

Crediamo che ce ne sia a sufficienza per riportare alle giuste dimensioni quel dato sulle liste d’attesa in Calabria, giustamente rilevato da Cittadinanzattiva con indagine a campione peraltro concentrata sull’analisi dei tempi di attesa per solo sei prestazioni.

Un’ultima riflessione relativa al decreto sulle liste d’Attesa, approvato e diventato legge il 24 luglio 2024, che poniamo come ineludibile interrogativo: si crede davvero che, con prestazioni aggiuntive, con l’apertura a centri accreditati convenzionati, con l’estenzione al weekend e l’ampliamento delle fasce orarie delle prestazioni ( E AGGIUNGIAMO SENZA SOLDI), sia possibile rimarginare una piaga che angustia, e non da adesso, la parte più fragile dei cittadini calabresi?

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