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Presentato a Falerna il libro “Terra Spromessa” di Gaetano Fera

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Presentato a Falerna il libro “Terra Spromessa” di Gaetano Fera

Sabato 17 agosto, a Falerna, in piazza G. Marconi, l’ultimo di numerosi incontri riguardanti la presentazione del libro di Gaetano Fera “Terra Spromessa” edito da Mauro Pagliai Editore di Firenze

L’opera riguarda la rivoluzione contadina del dopoguerra in Calabria, in particolare, sulle occupazioni delle terre incolte a Nocera Terinese e Falerna.

Ha moderato Ugo Floro e dialogato con l’autore Bernardo Cirillo e Giuseppe Perri.

Il libro Terra Spromessa é un libro-denuncia di storia economica e antropologia sociale che, partendo da eventi locali, rappresenta anche alcuni aspetti della storia nazionale ed internazionale degli anni 1946 -1952.

Partendo da situazioni locali sono stati trattati eventi regionali, come l’assassinio di Giuditta Levato, l’eccidio di Melissa, la rivolta di Caulonia fino a dilemmi internazionali.

Tante le situazioni “resuscitate” perché dolosamente tenute nascoste: dei prigionieri italiani liberati dagli inglesi solo dal 1946, tre anni dopo il trattato di pace; le AM Lire, valuta imposta mano militare dagli alleati, 748 tonnellate di cartaccia che hanno portato al tracollo l’economia italiana; il pagamento dei danni di guerra italiani con i boschi calabresi; l’occupazione del Monte Mancuso da parte della NATO; il protocollo italo-belga con cui l’Italia mandava uomini del sud nelle miniere belghe, in cambio di carbone alle fabbriche del nord; il discusso attentato a Togliatti.

Ricordati tre falernesi morti per causa di guerra: Villano Francesco, ucciso da un aereo inglese sulla porta di casa; Floro Giovanni e Gigli Stellina, quest’ultima si gettava nel campo minato per portare soccorso a Floro Giovanni.

Il tutto raccontato come sfondo alla vita ordinaria di una piccola comunità calabrese alle prese con la crescente povertà del dopoguerra.

Se ne illustrano i riti, le usanze, la solidarietà tra le umili genti e l’antica economia contadina che, pian piano, lascia il posto a una non-economia basata sull’emigrazione.

È l’inizio di una diaspora che prosegue ancora oggi, allora deportazione di manovalanza, ora della migliore gioventù dotata di laurea destinata ad arricchire ulteriormente il nord e gli stati esteri.

Nel disastro di quegli anni però è emersa una nuova luce, quella di una classe sociale poverissima che prende consapevolezza della propria forza e lotta per risorgere, non più plebe ma cittadini.

Purtroppo, l’epilogo non è a lieto fine: la battaglia delle occupazioni delle terre incolte si conclude con la vittoria dei latifondisti e alcuni contadini sono costretti a vendere i loro miseri beni per pagare le spese legali.

Il libro inizia con l’arrivo di una nave portatrice di speranza e termina con la partenza di una nave verso terre lontane, carica dell’ultima ricchezza rimasta in Calabria: la gioventù.

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