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Emma Leone e il suo ultimo viaggio con i colori della pace

3 min di lettura
Emma Leone

Emma, carissima Emma. Oggi sono passata a trovarti per l’ultima volta, per rivolgerti l’ultimo saluto nella sede della Progetto Sud: la grande casa che è la sede storica della comunità.

Sono rimasta a osservarti ricordando quante volte mi hai chiamato per informarmi delle tue iniziative, dei tuoi progetti, sempre a favore delle persone più deboli e svantaggiate, a favore di chi non ha voce, di chi ha bisogno di qualcun altro che tuteli i suoi diritti. Nella mia mente si sono susseguiti i ricordi di una donna fiera e coraggiosa che non si è mai fatta abbattere da niente e da nessuno. La malattia ti ha inchiodato ad una carrozzina per tanti, lunghissimi anni; il respiratore era quasi un’appendice del tuo volto.

Chiunque altro avrebbe fatto una fatica immane a fare il lavoro che hai fatto tu con tutte le difficoltà e le problematiche derivate dalla disabilità. Ma tu, no! Emma Leone non ha mai concesso niente alla sua malattia. Sei stata tra le fondatrici della Comunità Progetto Sud insieme a don Giacomo, a Nunzia, a Marina e a tanti altri.  Al tuo fianco tuo marito Beppe, compagno di vita e di tante battaglie: insieme un amore immenso che ha sfidato le innumerevoli traversie che la vita vi ha presentato ogni giorno. Hai condotto infinite lotte per la difesa dei diritti civili, per la democrazia, per la pace.

Emma Leone da ragazza

E i colori della pace ti accompagnano anche nel tuo ultimo viaggio: il crocifisso di legno che arriva dalle missioni dell’America Latina, la tua sciarpa dai colori caldi e soffusi, perfino la coroncina del Rosario ha i grani di tanti colori. Ai tuoi piedi una rosa dalle mille sfumature e fra le tue mani “In compagnia di Maicol”, il libro in cui racconti la tua vita e che hai presentato ufficialmente proprio qualche settimana fa. Nella tua autobiografia racconti la tua sofferenza, il dolore che ti ha accompagnato per l’intera tua esistenza. Lo fai con sentimento, con un pathos palpabile ma con un tono sempre molto asciutto e misurato.

Questa è la lezione che ci lasci, la consapevolezza di essere sempre se stessi perché chi vive sulla propria pelle la disabilità non ha bisogno né di pietismo, né di commiserazione, ma piuttosto di una società che lo aiuti a non sentirsi diverso, inferiore, emarginato dalla realtà in cui vive.

Grazie carissima Emma per quello che ci hai insegnato, grazie per la tua vita che è stata ed è un dono. Nel tuo ultimo viaggio sei finalmente libera: niente più carrozzina, niente respiratore! Il tuo sentiero è illuminato dai colori che hai acceso battendoti per la giustizia, la legalità, la libertà in una società in cui l’umanità e la solidarietà sono beni preziosi e rari, in un mondo in cui tu hai lasciato il segno!

Grazie per tutto cara Emma Leone!

                      Maria Scaramuzzino

 

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