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Talerico: assoluzioni e riflessione sul sistema giustizia

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Nella foto Talerico, Consigliere Regionale e Consigliere Comunale Forza Italia

Verso una giustizia giusta: lezioni dall’innocenza e riflessioni sugli errori giudiziari

Comunicato Stampa

Sono molto contento che il Tribunale di Crotone abbia dichiarato l’innocenza dell’ex sindaco Ugo Pugliese, e degli ex assessori comunali Giuseppe Frisenda e Salvatore De Luca, nonché dei rappresentanti del consorzio DaippoDaniele Paonessa ed Emilio Ape in una vicenda processuale (gestione piscina olimpionica di Crotone) durata troppi anni prima di far emergere la verità, dopo aver fatto “cadere” una amministrazione comunale regolarmente eletta e dopo aver coinvolto oltre agli imputati anche le loro famiglie, per il discredito ed il fango che situazioni del genere determinano anche da parte di chi pur non conoscendo le carte processuali si permette di commentare e giudicare.

Mi complimento anche con i colleghi, tra cui gli amici  Francesco Verri e Francesco Laratta per essersi spesi e per aver dimostrato come la funzione sociale dell’Avvocato esalta quella esigenza di domanda di Giustizia.

Sono certo che anche gli ex dirigenti comunali Gianfranco De Martino Giuseppe Germinara riusciranno a dimostrare la loro innocenza dinnanzi la Corte di Appello di Catanzaro.

Purtroppo, anche questa vicenda si traduce nell’attestazione degli ennesimi errori giudiziari che distruggono carriere politiche, professionali e spesso tante persone..:!

Ma questo non è lo Stato di diritto che dobbiamo offrire al Paese. Non lo possiamo accettare.

Al di là delle belle relazioni ministeriali purtroppo rimane centrale il tema dei numerosi errori giudiziari che annualmente anche in Calabria conducono ingiustamente in carcere, ancora, troppe persone innocenti.

Basti pensare che in Italia dal 1991 al 31 dicembre 2023 i casi di errori giudiziari sono stati 31.397: in media, poco più di 951 persone all’anno (in questo totale manca il dato complessivo degli errori giudiziari del 2023). Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 960 milioni  e781 mila euro, per una media di poco inferiore ai 29 milioni e 114 mila euro l’anno (e anche in questo caso, non è disponibile il dato complessivo per la spesa in risarcimenti da errori giudiziari del 2023).

E questo senza naturalmente tener conto di quell’esercito di innocenti invisibili che sfuggono alle statistiche, poiché a prescindere dalla loro assoluzione non viene riconosciuto alcun indennizzo!

Addirittura poi anche per il 2022 in tema di indennizzi versati per ingiusta detenzione il report del Ministero della Giustizia evidenzia ancora il primato della Calabria: difatti siamo la Regione costretta ai maggiori risarcimenti per ingiuste detenzioni (quasi la metà del totale nazionale).

Cioè tanti innocenti che vanno in carcere e/o che sono ingiustamente indagati o imputati.

Del resto, si continua solo a parlare, senza purtroppo concretamente intervenire sul tragico sovraffollamento delle carceri e sul dato allarmante dei suicidi dietro le sbarre, ben 74 già nel solo 2024 (nel 2023 furono 80), nel silenzio assordante dei media, della politica e di tutti coloro che sovraintendono l’esecuzione della pena.

Ecco perché i cittadini devono pretendere una Giustizia che si regga sull’indipendenza, sulla autorevolezza e coraggio di quei Magistrati che usano con sapienza ed equilibrio quel loro potere a volte terribile ed a volte irreversibile di cambiare la vita ed il destino del condannato e delle loro famiglie, attraverso il semplice esercizio della loro funzione giurisdizionale, con quel grado di umanità che spesso manca nelle Aule di Giustizia.

Siamo tutti convinti che occorra procedere allo smantellamento degli apparati deviati, di quelli collusi e di quelli che con la ndrangheta fanno affari.

Ma è anche necessario che la magistratura non subisca pressioni mediatiche o peggio ancora condizionamenti ambientali, anche indiretti e/o indotti da fattori contingenti, come la politica e la fame di potere o peggio ancora dal morbo del carrierismo cinico che mette in conto anche il sacrificio degli innocenti.

Occorre anche che il potere giudiziario con il gioco delle correnti interne non si confonda con gli altri poteri dello Stato, o peggio ancora che non ne influenzi le scelte facendo pressioni sull’esecutivo per impedire ad esempio la separazione delle carriere o la riforma del CSM, compreso il suo sistema elettorale.

La Magistratura deve andare avanti sulla strada segnata dalla Costituzione senza essere collaterale con i governi e le maggioranze di turno.

Resta poi il ruolo dell’Avvocatura che deve ritrovare autorevolezza e coraggio, oltre che pretendere e conquistarsi il rispetto da parte della Magistratura, ed in particolare da quella magistratura che pensa di essere la sola protagonista del processo.

Ma è proprio questa visione autoreferenziale ed anacronistica di una parte della magistratura ad aver determinato le incalcolabili ed ingiuste detenzioni, e ad enfatizzare sempre più quel populismo giudiziario che riflette perfettamente quanto Aristotele chiamava «demagogia», ossia quella «forma degenerata di democrazia» in cui «sovrana è la massa e, non la legge».

Questo “demagogia giudiziaria” ha spesso travolto la vita di un elenco infinito di imputati, spesso per il ruolo politico o mediatico ricoperto (per dare così maggiore risalto alle indagini  e per costruire carriere di molti magistrati), come l’ex Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, l’ex Presidente del Consiglio Regionale Domenico Tallini, l’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex sindaco di Strongoli Michele Laurenzano, l’elenco è lunghissimo, ovviamente tutti assolti purtroppo a distanza di anni, di troppi anni, che spesso lasciano solo il ricordo spettacolare dell’arresto e privano di ogni significato sociale e giuridico financo l’assoluzione.

Proprio per questo concludo con una metafora che può rendere meglio l’idea di tanti discorsi:

Gli uomini condannano l’ingiustizia perché temono di poterne essere vittime e, non perché escludono di commetterla.
Ecco perché non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.

Avv. Antonello Talerico
Consigliere Nazionale Forense
Consigliere Regionale – Forza Italia

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