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Vis-à-vis con Fortunata Gullo

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Vis-à-vis con Fortunata Gullo

Benvenuta, carissima Fortunata Gullo! Siamo entusiasti di averti ospite nel salotto di Lameziaterme.it: la redazione tutta, nel porgerti i saluti più affettuosi, esprime tutta la sua gratitudine per aver accolto un invito, contraccambiato con la cortesia e la gentilezza che contraddistinguono la tua persona.

Quindi, preparati a quest’intervista: come atelier della pietra, faremo in modo che esca fuori “l’anima dietro il marmo”, consentimi la battuta, conoscendoti:

Iniziamo dall’azienda familiare che ha una tradizione storica sul territorio: raccontaci la storia della Roces S.a.s. e Co.

La nostra azienda è radicata nel territorio da moltissimi anni (dal 1976). Alloggiata sotto casa dove vi era un magazzino adibito alla lavorazione, mentre il materiale grezzo veniva posto all’ esterno. Quindi come si suol dire casa e bottega. Col passare del tempo e con il lavoro in costante aumento il marmificio si è trasferito fuori paese in località Samboli, dove avevamo una proprietà ulivetata e potevamo disporre di spazi molto maggiori per l’attività. Nasce quindi la “Ielapi Marmi” (dal nome di mia madre). Dopo la morte di mio padre Rafaele Gullo avvenuta nel 1997 l’azienda è passata nelle mie mani: a quei tempi avevo 24 anni e, nonostante il grave lutto, rimboccandomi le maniche, ho iniziato questa nuova ed impegnativa esperienza lavorativa che si è rivelata fin da subito molto coinvolgente e di grande soddisfazione personale. Nel 2008 l’azienda cambia denominazione per prendere l’attuale denominazione “Roces Marmi”, acronimo di Romolo Cesareo (nome del mio primo figlio).

Vis-à-vis con Fortunata Gullo

Si dice che l’azienda sia lo specchio dell’imprenditore. In cosa la tua impresa ti assomiglia di più?

In effetti somigliare all’ azienda è qualcosa di innato: infatti mi sono sempre rapportata con essa fin da quando ero piccolissima, vivendo sempre, anche attraverso i miei genitori, i tempi frenetici delle lavorazioni. Trovo una somiglianza nell’ imprevedibilità e nel cercare di risolvere i problemi che a volte si presentano nelle lavorazioni non sempre di facile risoluzione, così come nella vita di tutti i giorni.

Uno dei motivi che contribuisce a dare risalto alla vostra impresa familiare è anche lo sfondo paesaggistico che la attornia tra colori e buoni odori: descrivici lo sguardo dei tuoi clienti, sommato a quello dei tuoi occhi…

L’ ubicazione della nostra azienda incide molto sulla qualità dei rapporti tra noi, i dipendenti, ma soprattutto i clienti. Essendo fuori dal centro abitato, godiamo dei vantaggi di vivere in un luogo dal paesaggio invidiabile: il marmificio è immerso tra gli uliveti secolari della collina sampietrese e si affaccia sul golfo di Sant’ Eufemia con una vista spettacolare sul mare; quindi colori e profumi sono quello che vediamo e sentiamo sempre: il verde degli uliveti, l’azzurro del mare in lontananza e i profumi dell’erba e dei fiori del mio giardino.

Puoi parlarci un po’ del vostro processo creativo e di produzione? Cosa realizzate? Sarebbe interessante un tour aziendale in loco, magari come incontro Scuola-lavoro, che ne pensi?

Il marmo per noi non ha più segreti, ogni lastra, parliamo di lastre delle dimensioni di 3m x 2m, si trasforma e prende vita in tante forme che si concretizzano in rivestimenti per appartamenti, pavimentazioni, bagni, top cucine rivestimenti per scale, arte sacra, altari e tutto ciò che riguarda l’arte funeraria. Interessante è stato qualche anno fa l’incontro con alcune scuole superiori, per far conoscere i pregi dei marmi, la loro resistenza ma anche le fragilità oltre chiaramente alle mille tonalità e gli svariati disegni che la pietra in base al suo taglio mostra.  Vis-à-vis con Fortunata Gullo

Quali sono le principali difficoltà che incontrate lavorando il marmo?

Il marmo dà l’impressione di qualcosa di molto solido e immutabile, in realtà il ha in sé piccoli o grandi difetti che a prima vista  o da occhi non esperti non appaiono, ma spesso scopriamo durante la lavorazione: venature, lesioni quasi invisibili a prima vista che inficiano spesso il lavoro realizzato alla fine del processo lavorativo.

Cosa ti emoziona a lavoro?

Nonostante gli inconvenienti che si incontrano nella lavorazione e le richieste di una clientela sempre più esigente, il lavoro finito mi soddisfa e mi emoziona, essendo riuscita a far emergere da qualcosa di informe qualcosa di particolare e inimitabile.

Come coniughi la tua professione con il tuo di madre?

Coniugare il lavoro con la famiglia non è mai una cosa semplice. Il lavoro richiede sempre molta attenzione, devozione e un continuo e costante aggiornamento; in famiglia (marito e due figli) spesso si presentano momenti imprevedibili che necessitano di molta attenzione e molta cura, pazienza e amore. Nonostante tutto anche se con fatica riesco a conciliare le due cose.

Oltre alla tua affezione per il marmo, sei anche il pollice verde della tua azienda?

Come accennavamo all’inizio di questo incontro, l’azienda è immersa nel verde: è nei momenti di relax mi diletto a curare il giardino nel quale coltivo varie piante, rose, gerani, piante grasse, margherite e un bel prato inglese. Quando di rado, stacco, mi rilasso, prendendo un buon caffè tra i miei fiori.Vis-à-vis con Fortunata Gullo

Come ti definiresti dal punto di vista professionale?

Ponderata, direi! Un lavoro che ha anche a che fare con molta gente richiede un autocontrollo continuo, ma a monte sicuramente c’è la voglia di perfezionismo e onestà professionale.

Dal punto di vista umano, invece?

Rassicurante, penso! La serenità con la quale seguo il lavoro anche perché il famigerato stress è un vocabolo a me sconosciuto.

Una curiosità che esula dal tuo mestiere: le pietre, per te, hanno un’energia?

Certamene il marmo, le pietre, hanno una forte carica di energia che avverto forse inconsciamente: riescono a trasmettermi emozioni e riflessioni, come la loro incorruttibilità e i loro colori a volte tenui, a volte intensi.

Qual è la ricetta per costruire un buon lavoro di squadra nel settore industriale? Come sono reclutati, più specificatamente, i tuoi dipendenti?

A prescindere da quale settore lavorativo si intraprende, la squadra è il fulcro della buona riuscita di qualsiasi impresa lavorativa. La scelta, più che dei dipendenti, è il coinvolgimento di collaboratori che possano essere parte attiva del lavoro e della crescita personale e dell’azienda.

Come valuti la situazione attuale nel settore della pietra naturale, secondo i mercati?

A differenza di qualche anno fa il mercato del marmo è diventato ormai un mercato di elite; ciò è dovuto alla presenza sul mercato di questo settore di prodotti simili che lo imitano, come alcune ceramiche, o dei composti che si confondono molto facilmente con la pietra naturale, ma molto diversi e, lasciatemelo dire, senza anima. Quindi una situazione nella quale con prezzi assolutamente concorrenziali di questi prodotti seriali, molta gente preferisce questi – molti, tra l’altro dozzinali –  al pregiato marmo.

Quali colori, strutture e tipi di pietra sono i più richiesti al momento?

Molte sono le scelte che un potenziale cliente può fare, attualmente per la maggiore vanno la pietra lavica, il travertino, i marmi croati che si impongono per i colori tenui e delicati. La scelta del marmo dipende essenzialmente da dove verranno collocati in base all’ arredamento e al gusto personale.

Ci porgi una citazione di un artista che senti a te più congeniale?

Ho sempre in mente una bella frase dello scrittore giornalista Romano Battaglia: “I pilastri di cemento reggono le case, le colonne di marmo i templi, i sentimenti nobili l’uomo”.

«Non ha l’ottimo artista alcun concetto / ch’un marmo solo in sé non circoscriva / col suo soverchio, e solo a quello arriva / la man che ubbidisce all’intelletto»: (Michelangelo Buonarroti, Rime, XVI sec.). Abbiamo citato un artista che si sostanzia di spiritualità – basta visitare i Musei Vaticani. A proposito qual è il tuo rapporto con l’arte e con la fede?

Il marmo e la fede sono sempre andati di pari passo sin dai primordi dell’umanità. Le sculture di marmo hanno da sempre rappresentato per l’uomo l’avvicinarsi al divino, cercando con esse di rappresentare l’invisibile in un materiale indistruttibile. Nella mia visione del divino e della fede è imprescindibile il binomio fede-arte, in cui si cerca un rapporto più diretto e personale con le nostre certezze più interiori.

«Il marmo è il pavimento dei vivi ed il tetto dei morti» (Philippe Bouvard): pensi che quest’aforisma possa andare bene per mitigare la destinazione marmorea dei vostri prodotti?

Certamente è proprio così, avendo visto ciò che col marmo si può realizzare.

Una battuta spiritosa: per il lessico idraulico sentiamo dire espressioni del tipo “non capire un tubo; usi – dal canto tuo, mantenendoci sulla stessa linea – frasi come “sei diventato /a di marmo?”. Ce ne stanno altre?

Mi viene in mente “Hai la testa dura come la pietra”.

In ultimo, prima di salutarci con affetto, come di consuetudine, con quale motivo musicale congederesti questo nostro incontro? Beh, io idealmente ti porgo le canzoni di Annalisa e Mr Rain Rain, perché hanno scelto le cave di marmo di Carrara come location per la registrazione del loro videoclip. Tu, invece? Reddo plurimas gratias…

Spazio tempo di Francesco Gabbani, originario di Carrara, per restare in tema di marmi. Un abbraccio, carissimo!

Prof. Francesco Polopoli

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