Lamezia. Vescovo presiede santa Messa del mercoledì delle Ceneri
4 min di lettura
“Questa cenere, messa nel cuore dell’umanità, dice all’uomo che, partendo da ciò che è intimo, essenziale e prioritario, si può davvero godere della grandezza che viene da una caratteristica specifica di Dio che dobbiamo, ancora una volta, con la cenere, depositare nel centro della nostra esistenza: la Sua Misericordia”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri.
“La nostra certezza – ha aggiunto – è che Dio è misericordioso. E la cosa che non accettiamo di più è che Lo è con tutti, anche con quelli che hanno fatto del male a me, che mi sono antipatici, che non posso vedere. Dio è misericordioso con tutti perché la Misericordia di Dio è la certezza del nostro perdono, della vostra vita e della nostra gioia. Per cui, andiamo verso la Pasqua lasciandoci orientare da questa Parola che alimenta e sostiene per le cose vere la nostra vita”.
“La Parola di Dio che questa sera ci introduce nel grande cammino della Quaresima – ha detto monsignor Parisi -, si presenta a noi con un occhio ampio: c’è da una parte l’ambito esteriore e dall’altra un luogo più intimo, un ambito interiore. Tutte e tre le letture fanno appello alla sapienza dell’uomo perché possa ritrovare e ritrovarsi dentro questo contesto segreto. Addirittura, dice il brano del Vangelo ‘e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà’. La prima lettura, tratta dal libro del Profeta Gioele, afferma esattamente questo ‘ritornate a me – dice il Signore – con tutto il cuore’ perché sa che per noi è facile prendere altre destinazioni. Lo sa dal momento della Creazione da quando, avendoci consegnato il giardino da custodire con l’indicazione di rispettare quei termini entro i quali costruire la nostra libertà, la bellezza e la gioia della nostra vita, fin da allora l’umanità ha voluto prendere un cammino diverso. E, allora, si tratta di ritornare al Signore. Ognuno di noi lo sa, però rimane difficile dire quali sono i punti dell’allontanamento nostro dal Signore. Io credo che il primo sia quello del rifugio dentro lo spazio angusto ed asfittico del nostro individualismo, della nostra chiusura: lì non c’è Dio. Il Signore si trova andando verso gli altri, nell’apertura nei confronti degli altri, con quell’atteggiamento di generosità, di dono, di cura dell’altro. Quindi, in un certo senso, il Signore ci sta dicendo: se voi volete tornare a me con tutto il cuore, vi dovete di fatto allontanare da me per trovarmi negli altri. È questa la logica. Ritornare al Signore con tutto il cuore, non significa tanto fare delle opere per autocompiacersi, quanto piuttosto per recarci presso gli altri, recuperando ciò che è essenziale, prioritario: noi ci perdiamo in tante cose e perdiamo di vista il riferimento certo”.
“Nella prima lettura – ha aggiunto monsignor Parisi – , il Signore ci dice ‘laceratevi il cuore’, non le vesti. Appunto, dicendo che se noi facciamo semplicemente un esercizio scenico esteriore di lacerazione, cioè di rottura, allora questo non serve a nulla e non servirà mai. Sbandierare le cose che si fanno non serve a nulla. Serve, invece, fare quelle cose in silenzio perché il Padre che vede nel segreto sa quello che deve fare. Quando l’uomo lacera il cuore e non le vesti, cioè quando evita tutto l’aspetto, l’apparato pubblicitario e invece recupera il senso profondo di sé e dentro questo senso profondo di sé fa entrare il Signore, allora nel cuore lacerato, nel cuore squarciato è come se il Signore volesse fare per noi un’operazione a cuore aperto: apre il cuore e ci mette dentro cenere. Immaginate un fuoco fortissimo che consuma tutto ed alla fine quel fuoco che consuma lascia la cenere che è la traccia di un fuoco che c’è stato, come per noi è la traccia della nostra finitudine. Però, è proprio quella cenere che indica il nostro limite, la nostra fine, la nostra fragilità” come le guerre, l’ingiustizia, il dolore, la malattia, la sofferenza che, ha concluso monsignor Parisi, “sono segni della nostra piccolezza”.