Giornata dei Migranti. Cantafora: “Sarebbe bello che la nostra città si distinguesse per integrazione e accoglienza”
4 min di lettura“Sarebbe bello che la nostra realtà, la nostra città di Lamezia, per quanto piccola, si distinguesse come modello di integrazione reciproca e di accoglienza.
L’incontro tra le differenze genera la pace. Chiediamo al Signore che renda il nostro cuore aperto e disponibile all’accoglienza vera”. Così il Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora che domenica 15 gennaio ha presieduto la celebrazione eucaristica in Cattedrale nella 103esima Giornata Internazionale del Migrante e del Rifugiato.
Parlando ai fedeli e agli immigrati delle diverse comunità presenti a Lamezia, ritrovatisi in Cattedrale per la Santa Messa, Cantafora ha ricordato il messaggio e l’impegno di Papa Francesco che “ci ricorda incessantemente che nessuno è straniero nella comunità cristiana che abbraccia ogni nazione, razza, popolo e lingua: siamo tutti familiari di Dio e concittadini di Cristo.
Da parte nostra possiamo ancora fare molto perché ogni persona si senta “a casa” nella nostra città, ma soprattutto i bambini e i ragazzi che sono il futuro della società, chiamata ad essere sempre più multietnica e multiculturale.”
I migranti minori, vittime vulnerabili e senza voce dei fenomeni migratori, sono stati al centro della riflessione di Papa Francesco per la Giornata di quest’anno. Per il Vescovo di Lamezia “messaggio del Santo Padre è rivolto a noi e a tutti gli uomini e donne di buona volontà. C’è una grande emergenza per questi piccoli, bambini, fanciulli, ragazzi e ragazze che essendo senza la tutela di adulti, molto spesso sono vittime di traffici, di sfruttamento, di abusi.
È terribile quanto sta accadendo e quanto emerge dagli organi ufficiali di stampa. Giovani migranti senza genitori vengono lasciati a gente senza scrupoli, per aver salva la vita… ma a che prezzo? E noi assistiamo inermi e impotenti, alcuni sono anche indifferenti, a questa “strage degli innocenti” contemporanea!
I media e le istituzioni parlano con eufemismi “di minori non accompagnati”, ma voi sapete bene che dietro ogni bambino c’è la storia di un abbandono, di una separazione dalla propria famiglia e dagli affetti più cari.”
Dal Vescovo Cantafora l’invito a riconoscere “che il fenomeno migratorio è dentro la storia della salvezza. Da Abramo in poi Dio ci salva rendendoci pellegrini per indicarci che non è la terra a definire la nostra identità, ma l’appartenenza al Signore”; a un coinvolgimento attivo dei cristiani per dare risposte a questa realtà del nostro tempo “scegliendo vie evangeliche nuove, per non den denunciare soltanto ma parlare per costruire, per promuovere il bene”; un appello a trovare soluzione durature per promuovere l’integrazione dei bambini e dei ragazzi migranti attraverso un lavoro intenso, che coinvolga tutti.
Ad organizzare la celebrazione in Cattedrazione, alla quale hanno partecipato in rappresentanza dell’amministrazione comunale il vice Sindaco Massimiliano Tavella e l’assessore Graziella Astorino, l’Ufficio Diocesano Migrantes diretto da Suor Manuela Simoes che nelle scorse settimana ha coordinato la preparazione dei diversi momenti della liturgia: dalle letture proclamate in lingue diverse, alla processione d’ingresso con le bandiere dei Paesi delle diverse comunità, ai canti nelle diverse lingue intonati insieme dai bambini di alcune parrocchie della città e da bambini immigrati o figli di immigrati residenti a Lamezia.
All’inizio della celebrazione, i bambini hanno deposto ai piedi dell’altare due drappi: un drappo azzurro, che richiama il Mare Mediterraneo, e un drappo rosso, per ricordare il sangue dei tanti migranti morti attraversando il mare per raggiungere le nostre coste. All’atto penitenziale, si è chiesto perdono anche per tutti i bambini morti in Mare e per la nostra indifferenza.
La Chiesa di Lamezia, unendosi in preghiera con la Chiesa universale per le tante persone costrette a fuggire dai loro Paesi per povertà e guerre, ha ribadito ancora una volta il suo impegno per una città e una comunità accogliente, solidale, che riconosce in ogni uomo il volto di Cristo e nello stare insieme fa esperienza dell’amore di Dio che ci rende tutti fratelli.