Storie ordinarie di vite straordinarie. Dialogando con Nicola Corea
3 min di letturaLe disabilità fisiche o mentali comportano una quotidiana sfida contro i propri limiti ma soprattutto, e purtroppo, una costante lotta contro i pregiudizi.
Così, le persone con disabilità, si imbattono contro barriere di tipo architettonico e barriere mentali spesso determinate dalla “semplice” disinformazione.
L’avvocato Nicola Corea, quarant’anni, è affetto da atrofia muscolare che lo costringe all’uso della carrozzina sin dall’età di tredici anni e, senza negare gli obiettivi disagi derivanti dalle sue condizioni fisiche, dice:”«La disabilità per me è normalità. Non mi alzo certo la mattina pensando a quanto sono sfortunato. Io non me ne accorgo nemmeno, sono gli altri che a volte me lo ricordano».
Oltre ai limiti prettamente fisici in cui si imbatte quotidianamente, riscontra i limiti mentali nei tuoi confronti? Quale tipo di pregiudizio la ferisce maggiormente?
«I pregiudizi verso le persone con disabilità sono ancora fortemente diffusi e, talmente radicati nella nostra cultura, che non siamo nemmeno consapevoli di averli.
Basti pensare a tematiche scottanti come la sessualità e la sfera delle relazioni sentimentali. Si tratta di argomenti tabù. I limiti fisici che oggettivamente una disabilità impone, si accettano. Ciò che personalmente non tollero sono i limiti sociali.
Vincoli che non esistono in natura, ma che sono creati dagli uomini, dall’ignoranza e dalla paura. Solo un esempio: potrei concepire figli perfettamente sani, poichè la mia patologia – pur essendo di natura genetica – ha un meccanismo di trasmissione autosomico recessivo, ma quante persone ne sono consapevoli?
E quante donne sarebbero pronte a metter su famiglia con un compagno come me? La mia volontà, la mia voglia di vivere, purtroppo, da sole non bastano».
Il suo percorso culturale nonché curriculum professionale sono davvero notevoli. Ha mai riscontrato qualche pregiudizio in ambito lavorativo? «Esercito la professione di avvocato ormai da molti anni. Non mi è mai capitato di imbattermi in pregiudizi che abbiano complicato il mio percorso professionale.
Qualche barriera architettonica di troppo nei luoghi di lavoro, ma niente di insormontabile».
In Europa e nel resto del mondo il servizio di assistenza è, ormai, una realtà consolidata, pensi che l’Italia sia ancora molto indietro per queste tematiche?
«L’Italia, come sempre, non è un Paese di cui essere orgogliosi. In questo settore si spendono moltissime risorse, con risultati mediocri. Servizi assistenziali pessimi e speculazione devastante.
Spesso l’obiettivo è quello di generare profitto ed occupazione, con pessimi risultati riguardo al miglioramento della condizione di vita del disabile. Io me la cavo da me, ma non tutti possono farcela da soli.
In questi casi l’aiuto dei servizi assistenziali è indispensabile>>.
Chi è Nicola Corea oggi e qual è la sua speranza o l’augurio che fa a se stesso o agli altri con i quali condivide questa situazione di disagio?
«Nicola è un combattente con tanti progetti nella testa e con la vita che gli arde nelle vene. A volte inquieto e un pò solitario. Fiero dei suoi sogni. Non sono certo che un giorno diventeranno realtà, tuttavia, preferisco crederci».
Valeria Folino