All’Uniter discussione sul tema dell’esplorazione dello spazio
3 min di letturaAll’Uniter, l’Università della Terza età e del tempo libero di Lamezia Terme presieduta da Italo Leone, si è tenuto nei giorni scorsi l’incontro “Il sogno di Icaro: l’esplorazione tra realtà e futuro”, che verteva sul tema dell’esplorazione dello spazio da parte dell’uomo.
La tematica è stata affrontata dal colonnello medico lametino del Corpo Sanitario dell’Aeronautica Italiana (Csarn) Francesco Torchia che ha gestito l’addestramento Cosmonauti “Yuri Gagarin” della città delle Stelle a Mosca.
Ad inizio di incontro la vicepresidente dell’Uniter Costanza Falvo D’Urso ha illustrato il ricco profilo militare del colonnello Francesco Torchia e la sua passione per lo spazio manifestata fin da bambino.
Ha poi sottolineato il desiderio dell’uomo di volare fin dai tempi antichi riferendosi al volo mitologico di Icaro e di suo padre Dedalo, per poi soffermarsi sul progetto della macchina volante di Leonardo da Vinci, espresso nel suo manoscritto “Leonardo e il volo”.
Infine ha messo in luce le nuove prospettive che si aprono in seguito alla scoperta, di questi giorni, di un nuovo sistema solare comprensivo di sette pianeti di cui uno simile al pianeta terra.
A 50 anni dal primo volo di Gagarin nello spazio, l’uomo si è ormai convinto che può fare delle cose che sembravano impossibili e vivere nello spazio come attesta la Stazione Spaziale Internazionale abitata da sei astronauti, costruita nel 1998 e destinata a restare in funzione fino al 2024 data prevista per il raggiungimento degli obiettivi scientifici.
Tra questi quello di eseguire, attraverso laboratori di ricerca in un ambiente di microgravità , esperimenti di biologia, fisiologia e fisica, medicina e tanti altri.
«L’International Space Station, in sigla Iss, – ha precisato il colonnello Torchia – si trova in orbita terrestre bassa gestita da cinque diverse agenzie spaziali (la statunitense Nasa, la russa Rka, l’europea Esa, la giapponese Jaxa e la canadese Csa) e viene mantenuta ad un’ orbita di 400 Km di altitudine viaggiando ad una velocità di 28.000 km l’ora, completando 16 orbite al giorno».
Il colonnello, forte della sua esperienza spaziale, ha scandagliato gli aspetti positivi della struttura galleggiante e gli inconvenienti cui vanno incontro gli astronauti per la mancanza di gravità che ostacola l’adesione alle cose e il naturale svolgersi della vita.
Vivere in un ambiente galleggiante – per il colonnello – comporta una serie di disagi causati dall’immobilità che genera, tra l’altro, il movimento dei liquidi nel fisico, la perdita di massa muscolare, perdita di calcio, ipertensione, nausea, disturbi cardiovascolari, un indebolimento del sistema immunitario, disturbi dell’equilibrio, che scompaiono quando si torna a terra, dove si trova la squadra di soccorso anche se può succedere di atterrare nel mare o in un lago o in altro posto. «Quindi – ha detto il colonnello – dobbiamo adattarci e sottoporci prima ad un serio addestramento che faciliti la permanenza nello spazio e il rientro».
Volare è rischioso: è necessario fare esercizi per due ore al giorno utilizzando tappeti ruotanti, cyclette e altri strumenti ed anche per dormire bisogna stendersi sul pavimento in sacchi a pelo in cabine insonorizzate. È necessario anche scegliere i cibi adatti e lavarsi con getti d’acqua, salviette umidificate e sapone erogato da un tubetto, usare uno shampoo e un dentifricio commestibile per risparmiare acqua. Le stime dei costi per la realizzazione della stazione vanno dai 35 ai 160 miliardi di dollari certamente non sostenibili dai bilanci pubblici.
L’Esa stima a 100 miliardi di euro la spesa totale per l’intera stazione in oltre 30 veramente alta per cui alcune compagnie private muovono i primi passi verso il turismo spaziale offrendo la possibilità di volare a persone disposte a pagare 20 milioni di dollari per 15 giorni.
Lina Latelli Nucifero