Boss a Davi: creando lavoro la ‘ndrangheta scomparirebbe
2 min di lettura“Tu vuoi sconfiggere qualcosa? Dovete creare posti di lavoro, quello dovete fare. Trovagli un posto di lavoro a quello che ha 35 anni e non sa dove cazzo deve andare. Trovagli un posto di lavoro e sarò il tuo schiavo.
Se era come pensate, non gli trovavo un posto a mio figlio? Non lo vogliono perché si chiama Pesce. Voi fate sto fumo”.
Vincenzo Pesce detto Sciorta, rosarnese, classe 1952, appartenente a una delle famiglie di ‘ndrangheta più potenti, proprio poche ore prima che comparissero a Locri le scritte contro Don Ciotti, aveva accettato di raccontare il suo punto di vista al massmediologo Klaus Davi che lo ha incontrato a Rosarno per il suo format tv Gli Intoccabili (video online al seguente link).
“Io dico che siete nelle strade sbagliate, posso capire… ma qui si tratta sempre della disperazione che c’è stata in Calabria e lo sapete bene che il sud è sempre stato abbandonato.
Se non gli create posti di lavoro a questi ragazzi. Perché al nord che fai? Alle otto di sera tu non esci di casa che se c’hai un anello ti tagliano il dito. Ho visto qualche poliziotto che faceva il poliziotto a Milano e lo ha fatto a Rosarno, e c’è una differenza enorme solo che là non c’è la ‘ndrangheta”.
Queste alcune delle sue dichiarazioni. Vincenzo Pesce, condannato a otto anni di carcere per associazione mafiosa ha poi aggiunto: “Ma perché non andate al porto dove stanno licenziando 400 padri di famiglia? Andate là e fate qualcosa per quei ‘poveri cristi’.
Girate veramente nel paese e vedete ragazzi a 20, 25 anni che si sono sposati che hanno un figlio e che non hanno lavoro. Ma non uno, c’è il 50% di disoccupati nella provincia di Reggio. Nessuno va a intervistare ‘perché non c’è lavoro?’. Solo mafia, ‘ndrangheta, questo e quello”.
Il pregiudicato, cugino di Marcello Pesce, alias u Ballerinu, arrestato in latitanza lo scorso dicembre, è attualmente uno dei pochi membri del clan rosarnese in libertà e ha alle spalle anche due anni di latitanza.