Vecchioni: il bandolero (mai) stanco
2 min di letturaUn soave Roberto Vecchioni delizia la numerosa platea del Teatro Grandinetti (sold-out già da diversi giorni).
Fortemente voluto dal suo manager Danilo Mancuso, il nuovo tour del professore milanese La vita che si ama. Storie di felicità non delude i suoi fan e regala due ore da sogno in una serata dedicata appunto alla felicità: “E’ una serata di padri e figli – dice il cantautore – serata di felicità, felicità che passa anche attraverso il dolore, la felicità è tutto, è vivere! E’ normale che ci siano momenti brutti, ma ci aiutano ad apprezzare i momenti belli.. la felicità è sbattersi, combattere, non arrendersi mai fino a quando non si vince, perchè il destino ha un limite… prima o poi lo fotti! Ma la felicità non è tranquillità: non è importante vincere o perdere, ma combattere”.
In un concerto davvero emozionante, Vecchioni parla d’amore nelle sue molteplici forme: da quello per i figli (l’unica cosa che conta per i padri è che i figli tornano a casa) a quello per una donna, da quello per la mamma a quello per l’impegno sociale e politico.
Un Vecchioni maturo che non lesina aneddoti e citazioni, Saffo, Emily Dickinson o ancora Alda Merini: “A volte Dio uccide gli amanti, perché non vuole essere superato in amore” .
E il suo invito, o forse il suo augurio, alle nuove generazioni è da sempre lo stesso: “Sogna ragazzo sogna, non lasciarlo solo contro questo mondo, non lasciarlo andare sogna fino in fondo…”.
Prima della chiusura i saluti del Sindaco Mascaro, che ringrazia il cantautore: “non mi sarei perso questo concerto per nulla al mondo, ho fatto di tutto per essere qui questa sera” e lo premia con una targa della città.
Gli fa eco Michelangelo Mirabello, consigliere regionale, che consegna il premio per conto del presidente Oliverio, per la partecipazione di Vecchioni alla “Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico” di Paestum dove ha parlato della “Calabria antica”.
Roberto saluta la platea con due classici come Luci a San Siro e Samarcanda, pubblico tutto in piedi a dire grazie Roberto, bandolero (mai) stanco!
Giuseppe Donato
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