Lamezia, Mons. Cantafora: “Basta chiacchiere e proclami. Lavoriamo per il bene comune”
3 min di letturaL’appello del Vescovo a conclusione della festa di S. Antonio
Comunicato stampa:
“Lamezia ha bisogno di tante piccole gocce, significative e concrete, perché si espandano lo sviluppo e la ripresa economica. Lavorare più persone, anche giovani, diventa antidoto verso tanti mali che affliggono il nostro territorio. È finito il tempo delle chiacchere e dei proclami.” È stato uno dei passaggi del messaggio alla città del Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora a conclusione della processione di Sant’Antonio di Padova per le vie di Lamezia, al culmine dei festeggiamenti iniziati il 31 maggio con la tredicina al santuario dei Padri Cappuccini.
Dal Vescovo lametino, consapevolezza del difficile momento che sta attraversando la città “che chiama a raccolta tutte le forze di buona volontà per una grande sinergia. Lamezia ha bisogno delle mani di tutti e tutte”. E ha ricordato l’impegno della Diocesi lametina per la formazione e il lavoro, con l’avvio in città della scuola di la scuola di formazione dell’Elis di Roma e la scuola di incubatore d’impresa presso la Fondazione San Tarcisio.
La devozione dei lametini al Santo di Padova, per il presule, deve produrre frutti spirituali e umani concreti che consistono anzitutto nel “rinnovare il legame di una comune appartenenza, che è il primo frutto buono di questa nostra processione. Dobbiamo sentirci legati innanzitutto da un’unica fede per vincere ogni divisione, litigiosità e discordia e orientarci tutti al bene. Se c’è qualcosa in cui Sant’Antonio può aiutarci è il riconoscere e il ritrovare un’identità che rimane sfumata nella nostra Lamezia, e che dobbiamo scoprire e costruire insieme”.
La devozione dei lametini al Santo Taumaturgo è legata al terremoto che nel 1638 stava distruggendo l’allora città di Nicastro, oggi Lamezia, tempi – ha sottolineato Cantafora – “che non sono stati più semplici dei nostri. Eppure questa devozione oggi ha eloquenza e valore. Ora Sant’Antonio ci conduca all’unità. Torni ad indicarci il nostro suolo, la nostra terra, quella che Dio ci ha donato e ci insegni a combattere le comuni sfide, impegnandosi fianco a fianco e non l’uno contro l’altro.”
L’appello del pastore della chiesa lametina perché “Lamezia sia amata con un amore intelligente, lungimirante, concreto, realistico e disinteressato che sappia farci appassionare alla nostra città e sia capace di parlare ai cuori giovanili. In primo luogo la custodia del creato e la salute della gente; in secondo luogo guardare in faccia la mancanza e la precarietà del lavoro; e infine, ma non certo per importanza, la cultura e l’educazione di qualità dei nostri giovani e ragazzi, recuperando le nostre radici e guardando al futuro con più capacità e più fraternità. Sant’Antonio, che ha fatto tanto bene per la nostra terra, ci invita ad assaporare la felicità umana e cristiana nel fare anche noi, il più possibile, il bene per la nostra città. Sant’Antonio, difensore dei poveri, di chi ha bisogno, di chi è senza aiuto e difesa, ci faccia sentire tutto il compito della sincera e concreta devozione a lui. ”.
E infine un appello dal Vescovo di Lamezia riprendendo le parole dei sermoni di S. Antonio “Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere”.