Malcontento nel Comitato “villaggi agricoli di Sant’Eufemia, Golfo Vetere e San Pietro Lametino”
4 min di letturaI membri del Comitato rivendicano diritti e interessi legittimi
Comunicato Stampa
All’evento storico nella città di Lamezia Terme di venerdì 16 giugno alle ore 12:00 presso la sala “Napolitano” del comune di Lamezia Terme “FEDERALISMO DEMANIALE”, ospiti non graditi e trascurati, i componenti del comitato che comunque hanno ritagliato un piccolo spazio di attenzione alla problematica, con garbati e precisi interventi. L’Agenzia del Demanio ha letteralmente sbolognato al Comune proprietà rinnegate tra Consorzio di Bonifica, agenzie delle entrate (ex intendenza di finanza) e agenzie per il territorio (ex Demanio); ma anche proprietà non concesse: quelle ai legittimi possessori e/o proprietari o comunque utilizzatori storici dei beni.
Un plauso sicuramente va al sindaco avv. Paolo Mascaro che ha avuto il coraggio di accettare e firmare la transazione, ma è questa la torbida situazione delle case di alcuni terreni degli ex “villaggi agricoli di Sant’Eufemia, Golfo Vetere e San Pietro Lametino”. Il comitato costituito anni fa, e presieduto da Antonino Rappoccio, mette in guardia l’amministrazione comunale di Lamezia Terme, che tutta la vicenda sia una brutta gatta da pelare.
È altresì disponibile a supportare il Comune, con un gruppo di propri tecnici esperti qualificati, nelle numerose criticità che emergeranno col trasferimento dei beni al nostro Comune.
Beni di cui lo Stato, nelle sue varie forme ed emanazioni, si era dimenticato e lasciato all’incuria, che oggi la consegna dei tre luoghi demaniali, a titolo non oneroso con la procedura del c. d. “federalismo demaniale” per la valorizzazione dei portafogli immobiliari pubblici. Il Comune di Lamezia Terme potrà, in tal modo, disporre di beni statali con risultati tangibili per l’intera comunità locale.
Per queste motivazioni, il comitato intende vigilare su possibili speculazioni a scapito dei legittimi proprietari e invita l’amministrazione comunale a predisporre atti di indirizzo, protocolli, declaratorie per tutelare coloro che per tanti decenni hanno provveduto faticosamente alla manutenzione e al miglioramento di questi beni immobili, che senza questi interventi sarebbero fabbricati, fatiscenti e inagibili.
È la storia dei terreni che facevano parte della palude di Sant’Eufemia Lamezia. Il quartiere odierno fu fondato durante il periodo fascista in seguito alla bonifica della piana di Sant’Eufemia, divenendo comune autonomo nel 1935 e assumendo il nome di Sant’Eufemia Lamezia, per poi fondersi nel 1968 con Nicastro e Sambiase nel comune di Lamezia Terme.
Da ormai alcuni decenni la vicenda sembra immersa in un caos amministrativo e giuridico, con il Consorzio di Bonifica che ha incassato quote di affitto o comunque di contributo da parte degli utilizzatori, ma di cui sembra disconoscere l’ammontare e l’effettivo versamento dei singoli soggetti. Dubbi su come le somme siano affluiti nei bilanci ed eventualmente spese. Così com’è dubbia la natura giuridica di quanto sborsato dagli utilizzatori per opera di manutenzione ordinaria e straordinaria e anche di un certo “abusivismo di necessità” per rendere le case vivibili e funzionali. Un abusivismo evidentemente provocato dall’assoluta assenza istituzionale e gestionale.
Oggi il comitato ritiene che bisogna recuperare e sanare tale abusivismo in un progetto di “rigenerazione urbana” con precise regole rispetto allo stile architettonico ed una uniforme tipologia e caratteristica urbana per rendere vivibile e fruibile i siti interessati all’intera comunità lametina con specifici inserimenti di servizi di pubblica utilità, laboratori artigianali a vocazione turistica.
Ma anche il dubbio giuridico, fortemente fondato, se i beni siano stati o possono ancora ritenersi di proprietà statale.
Il punto adesso, che persegue il comitato, è capire se uno Stato lontano e assente, tramite l’ente comune Lamezia, intende e vuole risolvere questa intricata vicenda, senza ledere diritti o interessi legittimi o peggio voglia inventare qualche altro indigesto pastrocchio dopo 85 anni di colpevole latitanza.
La storia della bonifica. I primi tentativi di bonifica della piana risalgono a poco prima del fascismo, al marzo del 1910, 12 anni prima della “Marcia su Roma”, quando vennero sistemati gli alvei dei torrenti Allaro e Bagni.
Così come e precedente al Fascismo, sia pur di qualche mese il R. D. n. 227 del febbraio 1922 con cui venne creato l’Ente autonomo per la bonifica della piana di Sant’Eufemia successivamente soppresso con R. D. n. 2313 del 15 settembre 1923. Ma i proprietari che costituivano l’ente chiesero che lo stesso rimanesse attivo fino alla costituzione di un consorzio tra i proprietari stessi e alla conclusione dei lavori già iniziati.
La presentazione di una richiesta di appalto da parte della “Società Sindacato Agricolo Cooperativo Italiano per le bonifiche e le colonizzazioni”, di Roma del 1925, spinse infine i proprietari locali a formare la società anonima che avrebbe dovuto essere il primo nucleo del futuro consorzio ed a presentare un primo progetto di bonifica redatto “nello spazio di pochi giorni”.
Il comitato, infine, chiede all’Amministrazione e al Sindaco del Comune di Lamezia Terme avv. Paolo Mascaro di cominciare in tempi brevi un confronto con una serie di incontri propedeutici per una ricognizione seria e attendibile, al fine di approdare ad un esito positivo.
Comitato per i diritti dei legittimi possessori
ex “villaggi agricoli di Sant’Eufemia,
Golfo Vetere e San Pietro Lametino”