Lamezia, inaugurato l’Ostello della Carità
3 min di letturaLa frase «in cammino verso la costruzione di una città più solidale» scritta su una locandina della Caritas rappresenta l’autentica finalità della nascita dell’Ostello della Carità di Via Salvatore Raffaele costruito in città da un bene confiscato alla mafia lametina e acquisito nel 2016 dal Comune di Lamezia Terme affidato per 30 anni alla Caritas.
«Ripartire da contesti in cui si costruiva terrore e morte, dalle macerie che hanno lasciato persone dedite ad uno stile di vita che non è quello della Chiesa, costruire speranza e amore là dove si è edificato il male, costruire un posto di carità e solidarietà» è quanto ha affermato Padre Valerio Di Trapani, direttore Caritas Diocesana di Lamezia Terme, nel corso dell’inaugurazione dell’Ostello della Carità, una struttura ricostruita interamente e ripulita all’esterno dalle sterpaglie in modo da renderla idonea all’accoglienza di gruppi di giovani che vogliono fare esperienza di servizio di volontariato nel nostro territorio.
Per mettere a nuovo la struttura, che la mafia aveva ridotto ad un mucchio di rovine per lasciare soltanto il nulla, sono stati spesi 90.000 euro.
Il piano terra ospiterà i giovani che vogliono operare un cambiamento nella società dove i riferimenti siano diversi da quelli che hanno fatto tanto male al territorio. «In questo momento – ha spiegato Padre Valerio di Trapani – ci sarà un’accoglienza in gruppo di 4 – 5 persone richiedenti asilo, cioè per quelle persone che scappano dalla guerra e sarà un’accoglienza diffusa, aperta ai bisogni e alle fragilità del territorio».
Soprattutto saranno chiamati giovani lametini, i quali fanno servizio civile, volontariato speciale, attività varie, che seguiranno, in linea al progetto di speranza, anche corsi di formazione, economia civile, animazione ed altro rispondendo alle finalità già progettate per il Villaggio della Carità, danneggiato gravemente per mano di criminali nel novembre scorso. Intanto un è previsto l’arrivo di un gruppo di giovani da Mantova.
Il vescovo Luigi Cantafora, sottolineando il sogno di solidarietà andato distrutto con l’incendio di via Indipendenza, dove sorgeva il Villaggio della Carità, nell’anno del Giubileo, senza però recriminare nessuno, ha ricordato che la città ha delle criticità ma anche dei «giovani che si buttano ma che hanno bisogno di maestri» ed «ha quindi tante risorse che non si devono fare intimidire da nessuno ma devono andare avanti e non devono andare via.
I giovani che hanno sofferto sono quelli che hanno più amore per la città», ha concluso il vescovo lasciandosi sfuggire delle lacrime che lo hanno quasi costretto a interrompere il suo discorso al pensiero del suo grande amore per la città vilipesa.
Il sindaco Paolo Mascaro ha elogiato l’opera compiuta che è un segnale concreto di come la chiesa sia a passo con i tempi ed ha rimarcato l’esigenza di contrastare la criminalità con forza e determinazione e con fatti concreti come questo.
Inoltre ha rammentato che ci sono altri due beni acquisiti dalla mafia che favoriranno la crescita della città. «Lamezia – ha rimarcato – continuerà a fare passi in avanti e la mafia sarà un brutto ricordo».
Incisivo anche l’intervento del dottor Oliverio Forti, responsabile Area Immigrazione Caritas, venuto da Roma, per il quale «quello di oggi è stato un momento civile e di grandi emozioni» per il fatto che la confisca del bene alla mafia è un segnale forte come pure l’accoglienza nella struttura di chi scappa dalla guerra nonostante la chiusura di tanti paesi europei all’accoglienza per paura di trovarsi l’Isis in casa.
Altre chiese – per il dottor Forti- stanno andando in questo senso della carità e solidarietà supportate economicamente dagli italiani che versano alla chiesa piccolissime somme.
In conclusione è intervenuto Pasquale Mercuri, vice dirigente del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme ha espresso la sua soddisfazione per la confisca del bene alla mafia alla quale hanno contribuito le operazioni condotte dai suoi colleghi.
Lina Latelli Nucifero