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Piccioni: celebrazioni cinquant’anni non siano strumentalizzate da una sola parte

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50 anni del Comune di Lamezia Terme

“Che cosa c’è da festeggiare?” E’ la domanda che, come me, tanti cittadini si pongono alla vigilia della celebrazione del cinquantesimo anniversario della fondazione della nostra città il prossimo 4 gennaio.

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50 anni del Comune di Lamezia Terme

Comunicato Stampa

Siamo ben consapevoli che si tratta di una tappa storica nel percorso della nostra comunità; ben vengano dunque le iniziative previste per il 4 gennaio per le quali va rivolto un plauso alle associazioni, alle scuole e ai singoli cittadini che hanno dato il loro contributo all’organizzazione dell’evento previsto al teatro comunale Grandinetti.
In una città che, certamente non per responsabilità attribuibili alla commissione straordinaria, dopo tanti anni trascorre le festività senza luminarie e senza poter godere di quell’atmosfera natalizia che negli anni passati rallegrava le strade e le piazze della nostra città.
In una città dove, dopo che per un anno e mezzo abbiamo denunciato l’assenza di una politica per la gestione degli impianti sportivi, le strutture vengono chiuse e saltano manifestazioni sportive programmate da tempo.
Alla luce di questi fatti e del clima generale di rassegnazione e rabbia, in una città che si ritrova per la terza volta marchiata come “comune sciolto per mafia”, davvero come tanti cittadini c’è da domandarsi: “che cosa c’è da festeggiare?”
L’auspicio da parte nostra è che già nella manifestazione al teatro Grandinetti del 4 gennaio prevalga la sobrietà e l’equilibrio. Lamezia è fatta di tanti volti, di tante esperienze e di tanti protagonisti della sua storia. E la diversità è sempre ricchezza. Sarebbe paradossale che, in un’occasione come questa destinata a tutta la città, se ne scelgano solo alcuni e se ne escludano altri con criteri alquanto discutibili.
Dal bando per la realizzazione del logo ufficiale delle celebrazioni, sul quale abbiamo richiesto inascoltati chiarezza e trasparenza, agli annulli filatelici celebrativi di singoli personaggi e non della città, troppi segnali ci dicono che si sta andando verso una personalizzazione e strumentalizzazione di una ricorrenza che, anziché essere di tutta la città, diventa l’autocelebrazione di singole parti politiche o di specifici gruppi culturali, escludendone altri. Non vorremmo, e ci auguriamo non sia così, ci fosse il rischio che proprio la parte politica che ha contribuito al terzo scioglimento strumentalizzasse la celebrazione del 4 gennaio per riabilitarsi e far finta che “non è successo nulla”.
Ci auguriamo invece che le celebrazioni per i cinquant’anni siano caratterizate da un taglio popolare, per coinvolgere i tutti i cittadini, per interrogarsi insieme in maniera costruttiva sul presente e sul futuro della nostra città.
Come già sollecitato dal nostro rappresentante nel comitato Antonio Saffioti, sarebbe opportuno nel prossimo anno coinvolgere le scuole di ogni ordine e grado, per far conoscere alle nuove generazioni la storia di Lamezia e far maturare uno spirito di cittadinanza responsabile. E soprattutto ci auguriamo che ci siano tante occasioni per guardare in faccia la realtà.
Le iniziative del prossimo anno non possono prescindere da una riflessione approfondita, allargata a tutte le espressioni della società civile lametina, sul perchè questa città, in cinquant’anni di storia, ha conosciuto tre scioglimenti del Comune per infiltrazioni mafiose. Se non si affronta questo tema, il cinquantesimo si riduce ad autocelebrazione e ad autoreferenzialità.
Amare la propria città e celebrarne il primo mezzo secolo di vita non significa raccontare o immaginare una città che non c’è. Significa avere consapevolezza di Lamezia con le sue tante potenzialità e risorse e, al tempo stesso, con i suoi radicati mali. Primo fra tutti la ‘ndrangheta ma anche il ruolo della cd zona grigia.
Il cinquantesimo dovrà essere non l’insieme di tante celebrazioni autoreferenziali, ma un’ occasione per riflettere e costruire una comunità lametina più matura e responsabile, in grado di affrontare le sfide del presente e del futuro che ci attendono. Cominciando dal non ripetere i drammatici errori del recente passato.

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