Quando la misericordia si fa icona…
2 min di letturaLavoro di picture thinking, quello di Don Pietro D’Angelo, nelle Icone di Misericordia.
Lui, il sacerdote sannicolese di san Bartolomeo Apostolo in Monterocchetta, e tra l’altro, anche uno studioso non nuovo alle pubblicazioni e alle divulgazioni, in una montagna delle Beatitudini, non lontanissima dalla Terra dei Fuochi.
Eppure un granello meridiano si è fatto dono d’amore, dalle periferie del Mezzogiorno fino al Vaticano, in un volo di grazia: ecco la storia di un piccolo grembo, che passa di mano in mano in Piazza San Pietro, per volontà dello stesso Francesco, l’uomo dai margini del Pianeta tutto.
Un vademecum, ricco di spunti, orienta il lettore immaginifica-mente nella persona di Gesù: una ierofania di colori, distribuita, non caso, il giorno di due Epifanie fa.
C’era una volta il Sud (il nostro, quello di tante realtà anonime, e poco attraversate), da allora, si coniuga al futuro, nel riscatto dal ricatto in cui spesso è immerso.
Un angelo con il colletto ce lo ha dimostrato con penna e pastelli in un mattone di Chiesa: questo, e non solo, è don Pietro!
La sua teologia, limitatamente a questo singolarissimo album, è volontariamente simbolico-figurale, giacché subordina e funzionalizza il logos discorsivo alla contemplatio adorante: pensa correttamente anzitutto perché sa guardare; perlomeno mantiene in un circolo virtuoso speculazione e sguardo estetico.
Pensare per immagini, tout court, potremmo dire, semplificando le sue idee: infatti, ragiona mentre raffigura e descrive figure mentre elabora concettualmente.
In scorrimento, scartabellando le pagine, La peccatrice, Zaccheo, Matteo il pubblicano, la samaritana, il buon ladrone, l’apostolo Pietro: sei presentazioni iconiche che sommate al sei del primo del mese fa dodici: l’apostolato in un’ aritmetica religiosa, è quanto esce fuori!
Per la serie, sii pure tu la misericordia! E non è questo l’invito del Santo Pontefice: quello di incoraggiare un sentimento che più avvicina l’uomo al suo Dio? Questo, quello… nella grammatica dei dimostrativi d’amore.
Prof. Francesco Polopoli