La Storia antica racconta l’uomo moderno
3 min di letturaSembra che tutto si presenti due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa (Karl Marx).
Come dare torto al filosofo? Cresce il sapere, con-cresce l’intuizione, de-cresce il limite del già ponderato: basta un’addizione di pensiero a farci andare in brodo di giuggiole e sdilinquire dal piacere! Lumi in festa!
Della ragione? Ma no! Roba da Centroluce Lampadari per invocare, se mai, delle idee luminose, che, oggi, sono proprio a difetto di memoria! Rin-cresce, ritrovarsi, infatti, in situazioni assai vicine all’altro ieri, e comportarsi, pressoché allo stesso modo.
Un esempio? Basta un semplice carmen populare di età augustea per capire un’antifona ciclica: ci sono molti modi per andare avanti, ed uno solo per stare perennemente fermi (Invarianza per traslazione cronologica. De rerum natura, nella versione scorretta, però!). Vediamolo:
Cum primum istorum conduxit mensa choragum,
sexque deos vidit Mallia sexque deas,
impia dum Phoebi Caesar mendacia ludit,
dum nova divorum cenat adulteria:
omnia se a terris tunc numina declinarunt,
fugit et auratos Iuppiter ipse thronos.
(Svetonius, De vita Caesarum, Augustus, LXX)
Traduzione italiana: Quando la cena di costoro ebbe guidato il maestro del coro, casa Mallia vide sei dei e sei dee. Mentre l’empio Cesare osò parodiare Apollo, mentre imbandisce a tavola nuovi adultèri di dei, allora tutti gli dei si allontanarono dalla terra e lo stesso Giove se ne fuggì dal suo trono dorato.
Ogniqualvolta rileggo il testo mi vengono a mente le “innocue feste” di Arcore ed i famosi “dopocena” del Cavaliere quando, al grido di “Ed ora Bunga Bunga”, gli invitati si precipitavano nella disco con la pista da lap-dance.
Relata, refero! Anche ai tempi di Augusto i dettagli delle serate componevano un affresco alquanto pittoresco e conviviale. Cosa è cambiato?
Mentre il popolo muore, la politica ingrassa, nulla è mutato: Gloria per pochi ed Inferno per i più, nella girandola della solita faccia di chi ci governa. Una maschera identica nel volume di un Urlo elettorale (quello autentico, da Munch, lo vive la gente comune quotidianamente!) a scadenza di legislatura.
Berlusconi sbraita contro Grillo che tuona, a sua volta, contro Renzi che non salva Salvini: Eroi e dei della mitologia contemporanea, ma quelli veri, che fine hanno fatto!?
Leggiamolo in una traduzione francesista del medesimo aneddoto svetoniano, per capirci un po’di più:
Lorsque, au joyeux appel de leur hôtesse aimable,
Les douze déités eurent pris place à table,
Et qu’Apollon César, à la face des cieux,
À des crimes nouveaux eut convié les dieux,
L’Olympe détourna ses regards de la terre,
Et Jupiter quitta son trône avec colère.
Si è alzata una cortina fumogena. Pare abbiano tolto il disturbo: erano di troppo, in un mondo in cui la bellezza vale meno del buono.
Sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità. Non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi. All’improvviso il ricordo è davanti a me (Marcel Proust).
Eh sì, la sana memoria, quella di cui ci siamo via via ammalati! Se avessimo più cura di noi, impareremo, per dirla con Pasolini, che i vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza e ad una tensione morale.
Salute!!!
Proustite: fattore di de-crescita!
Prof. Francesco Polopoli