Cicale, cicale cicale: un classico, in ogni senso!
4 min di letturaNata per essere la sigla della trasmissione televisiva Fantastico 2 del 1981, venne interpretata da Heather Parisi, che era anche alla conduzione del programma.
La canzone, dal testo apparentemente nonsense e volutamente “sgrammaticato” (“…per cui la quale/ ci cale ci cale ci cale”), ha una reminiscenza esopica, cioè greca:
Durante l’estate la formica lavorava duramente, mettendosi da parte le provviste per l’inverno. Invece la cicala tutto il giorno non faceva altro che cantare. Arrivò l’inverno e la formica aveva di che nutrirsi, dato che durante l’estate aveva accumulato molto cibo. La cicala cominciò a sentire i morsi della fame, perciò andò dalla formica a chiederle se potesse darle qualcosa da mangiare. La formica le chiese: «Io ho lavorato duramente per accumulare tutto ciò; tu invece, che cosa hai fatto durante l’estate?» «Ho cantato» rispose la cicala. La formica allora esclamò: «E allora adesso balla!»
(Esopo).
[La morale della favola insegna che se si vuole essere al sicuro nei momenti difficili, è necessario prima impegnarsi: in disaccordo con il brano, praticamente, che è tutto un rovesciamento di prospettive!].
C’è da dire, prima di tentare un’ermeneutica testuale, che in un simpatico scimmiottamento della lingua italiana si recupera qualche significato di fattura medievale, come il verbo calere (sec. XIII), e la cosa si fa interessante, almeno dal punto di vista linguistico:
[ca-lé-re] v.impers. dif.: in uso solo la 3ª sing. dei seguenti tempi e modi: ind.pres. cale, imperf. caléva, pass.rem. calse; congiunt. càglia); lett. e di basso uso:
importare a qualcuno di qualcosa, specie in frasi negative e con il secondo arg. posposto; anche con il secondo arg. espresso da frase soggettiva: a loro non cale di partire.
Cicale
Delle cicale
ci cale ci cale ci cale
della formica
invece non ci cale mica
automobili telefoni tivvù
nella scatola del mondo io e tu
per cui la quale
ci cale ci cale ci cale
per carnevale
ci cale ci cale ci cale
di chi fa il pianto
ci cale ma mica poi tanto
sole rosso fa l’arancia..
di lassù
luna gialla fa il limone..
di quaggiù
per cui la quale
ci cale ci cale ci cale
non voglio fare l’altalena..
su e giù
io sto bene dove..
ci sei tu
cica cica’..
e questo è’ brutto e questo è bello..
chi lo sa’..
merlo del castello..
vola e va’
cica cica’..
io sto’ qua.. ah..
Di chi sta’ male
ci cale ci cale ci cale
di chi fa il pianto
ci cale ma mica poi tanto
sole rosso fa l’arancia..
di lassù
luna gialla fa il limone..
di quaggiù’
per cui la quale
ci cale ci cale ci cale
non voglio fare l’altalena..
su e giù
io sto’ bene dove..
ci sei tu
cica cica’..
e questo è brutto e questo è bello
chi lo sa’..
merlo del castello vola e va’
cica cica’..
io sto’ qua.. ah..
Delle cicale
ci cale ci cale ci cale
della formica
invece non ci cale mica
automobili telefoni tivvù
nella scatola del mondo io tu
per cui la quale
ci cale ci cale ci cale.
Che aggiungere, poi? Il significato diventa passo passo sempre più lapalissiano: di questa carnevalata ci cale parecchio (ci importa), non ci cale mica tanto di chi vive situazioni difficili, è ovvio! Automobili telefoni tivvù: Att(ila) e le orde barbariche della post-modernità stanno de-sentimentalizzando il cuore dell’umanità! Sommersi, non salvati: ultimi per Primo (Levi), una profezia laica nel canto!. [In questo gioco di parole fra ci cale e cicale nella coreografia sulla quale danzava la Parisi, venivano sfregate le mani, chiuse a pugno, sul busto, quasi a voler imitare il modo in cui le cicale emettono il proprio canto]. La filastrocca musicale si fa oracolare per la vita della showgirl, che ravvisa nella sua carriera un distinguo tra ciò che è autentico e vale da ciò che non lo è e che va necessariamente ripulito (un Repulisti!). Nemicamica, in fondo, non è che una consapevolezza come quella catulliana del carmen 85:
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Trad: “Odio e amo: / fusse che chiedi/ come faccio? / nunn ‘o saccio / ma lo faccio / e mme sient’ nu straccio! (Stefano Benni).
Ad oggi, la Parisi è lontana dai riflettori e vive il calore domestico di casa propria ma in futuro, che ne sarà di lei?
Di domani non v’è certezza!
Prof. Francesco Polopoli