Polopoli al centro Samarcanda: Gioacchino da Fiore input per un marketing culturale positivo della nostra terra
3 min di letturaUn profeta del suo tempo e anche un profeta dei nostri giorni. Un messaggio che ha attraversato l’Italia e l’Europa nel cuore del Medioevo e continua a parlare alla società di oggi con tanti spunti significativi.
Si è incentrata sull’attualità del pensiero di Gioacchino da Fiore la conversazione intellettuale tenuta al circolo culturale “Samarcanda” dal docente Francesco Polopoli insieme al dirigente del liceo Campanella di Lamezia Terme Giovanni Martello.
Nel corso della serata, che ha visto la performance musicale di alcuni giovani studenti dell’indirizzo musicale del Campanella e l’esposizione delle creazioni di Manuelita Iacopetta ispirate al Liber Figurarum, Polopoli ha tratteggiato la figura e il pensiero dell’abate florense evidenziando “i punti che legano questa gigantesca figura della nostra terra all’attualità.
Gioacchino da Fiore era un calabrese.
Riscoprire e promuovere il suo pensiero è un input verso un marketing culturale positivo per la nostra terra. Basti pensare a Dante che, pur non avendo avuto un impatto positivo con la Calabria, quando parla di Gioacchino da Fiore nel dodicesimo canto del Paradiso usa l’espressione “E lucemi da lato il calabrese abate Gioacchino”, come se attraverso di lui la Calabria stessa facesse luce.
Gioacchino da Fiore è un esempio di cittadinanza consapevole, un “protorisorgimentale” come lo definì Giuseppe Mazzini, che nel Medioevo definiva misera un’Italia lacerata da conflitti sociali.
Riteneva che non poteva esserci una sana amministrazione pubblica laddove non venissero prima spente le tensioni sociali.
Gioacchino da Fiore era un antiapocalittico: non vedeva lo spazio opaco alla fine del tempo, ma la luce. Tutto può riprendersi. Per questo il suo pensiero è un messaggio di speranza per la società e l’umanità di oggi”.
Polopoli, membro del centro internazionale di studi gioachimiti e reduce da convegni in Italia e all’estero come relatore sul pensiero dell’abate calabrese, ha illustrato alcune tavole del Liber Figurarum, codice miniato che raccoglie rappresentazioni di straordinaria bellezza sull’esegesi biblica e sul pensiero teologico dell’abate calabrese.
Alcuni passi delle opere di Gioacchino da Fiore sono stati declamati dall’attore Mario Maruca.
Il legame tra l’abate Gioacchino e un altro grande calabrese, Tommaso Campanella, è stato messo in evidenza da Giovanni Martello con l’invito “a riscoprire il pensiero meridiano, a sentire l’orgoglio di una civiltà e di una straordinaria ricchezza di pensiero che nasce proprio qui, nel nostro territorio, che non deve vivere alcun complesso di inferiorità rispetto agli altri.
Ai miei giovani e ai miei studenti indico come modelli da seguire figure come Tommaso Campanella e Gioacchino da Fiore, vissuti in tempi diversi, ma accumunati dalla critica all’esistente e dalla volontà di trasformare il mondo con la forza del pensiero. Non basta lamentarsi per il negativo che esiste attorno a noi.
La filosofia deve tradursi nel desiderio di provare a cambiare il mondo. Che è la spinta che ha animato questi due grandi giganti calabresi e deve animare i giovani di oggi”.
La conversazione è stata introdotta dalla presidente del Centro Manuelita Iacopetta e dalla docente Michela Cimmino che hanno sottolineato “la grande abilità di Polopoli nel farci attingere al patrimonio filosofico di Gioacchino da Fiore con un linguaggio capace di arrivare, promuovendo un culto della memoria e del passato come elementi fondamentali per conoscere la nostra identità e porre basi solide per il presente”.