Alberto Cavaliere, il chimico innamorato della poesia
3 min di letturaPersonalità eclettica e ribelle, fiero antifascista, socialista fuori dagli schemi.
Alberto Cavaliere nasce a Cittanova (RC) il 19 ottobre 1897, da Domenico, avvocato e politico, e Anna Fonti, in una famiglia benestante. Studiò dapprima in un collegio a Montecassino (Frosinone) da cui fu espulso per indisciplina e poi nel Collegio Nazionale a Torino. Intraprende malvolentieri gli studi in chimica riuscendo comunque a laurearsi a Roma nel 1921. Cavaliere supera l’esame finale in maniera originale, cioè trasformando il manuale in una raccolta poetica, poi pubblicata una prima volta nel 1928 e con molte ristampe dal titolo Chimica in versi.Viaggiò molto, recandosi in Russia, Turchia, Austria, Germania e in altri paesi.
Quando la chimica diventa poesia
Da Roma si trasferisce a Milano, dove per poco tempo esercita il mestiere di chimico che poi abbandona definitivamente per dedicarsi al giornalismo e alla poesia. In questo periodo collabora con testate giornalistiche nazionali quali La Stampa, L’Illustrazione italiana, Bertoldo, La Domenica del Corriere e L’Avanti!. Il poeta di Cittanova si fa riconoscere per la sua poetica e la sua satira pungente. Oltre alla già menzionata Chimica in versi, ricordiamo almeno altre tre titoli della sua copiosissima produzione poetica quali Le soste del vagabondo (1925), Le strade dell’abisso (1929) e La storia Romana in versi (1930). Fu autore anche di tre romanzi: Quelle villa è mia (1937), Le frontiere dell’impossibile (1944) e Il megalomane (1946).
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Cavaliere durante e dopo la Seconda guerra mondiale
Fiero antifascista, per il suo matrimonio con la scultrice ebrea russa Fania Kauffmann
Nel 1929 la sua famiglia subì le discriminazioni conseguenti alla pubblicazione delle leggi razziali (1938), e fu costretto per 17 mesi alla fuga e alla clandestinità (1933-1935). La suocera e la cognata Sofia saranno deportate ad Auschwitz, e di esse solo la seconda tornerà viva.
Cavaliere raccoglierà la testimonianza della cognata nel libro I campi della morte in Germania nel ricordo di una sopravvissuta (1945). Dopo una gioventù anarchica, poi comunista, dopo l’8 settembre aderì al PSI di cui fu sia consigliere comunale a Milano (1951) che deputato (1953-1958). Durante la campagna elettorale per la Camera, Cavaliere declamò alcune pungenti componimenti poetici poi pubblicati col titolo di Poesie socialiste (1953). Pare che a causa delle sue interrogazioni argute e sprezzanti siano state motivo di una sua non ricandidatura nel 1958. Da deputato presentò 14 disegni di legge, fra cui quelli per l’istituzione delle provincie di Isernia e Barletta, spesso in versi sciolti. Nel 1947 scrisse una versione italiana dell’Inno dell’URSS.
Gli ultimi anni e la tragica morte
Alberto Cavaliere morì a Milano il 7 novembre 1967, dopo esser stato trasportato già in coma da Sanremo, dove fu travolto sulla sua motocicletta il 30 ottobre. Cremato, riposa nella tomba n.79 al Cimitero monumentale di Milano. Il capoluogo lombardo gli ha intitolato una via, mentre la sua Cittanova una piazza e una scultura creata da suo figlio Alik, che fu un noto artista e docente. Esiste sul web il sito albertocavaliere.it, un fornito portale a lui dedicato.
M. S.