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Nicola Nicotera di Martà: il podestà modernizzatore

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nicola nicotera di martà-LameziaTermeit

Nicola Nicotera di Martà

Sarà podestà di Nicastro per ben 14 anni, nei quali la cittadina calabrese crebbe nelle opere pubbliche e per centralità politica connessa alla bonifica della Piana Lametina

Il barone nacque a Nicastro (ora Lamezia Terme) il 18 gennaio 1882 da Cesare e Anna Di Francia, primo di cinque figli. Formato in un collegio per aristocratici a Napoli, si laureò in giurisprudenza a Roma. Partecipò al primo conflitto mondiale col grado di Ufficiale di genio aerostieri.

La carriera politica e il mandato podestarile

In occasione delle prime elezioni politiche a suffragio universale (7 luglio 1912) vinse a soli 32 anni, a sorpresa, grazie al ssotegno di un giornale creato ad hoc per la sua campagna elettorale dal vecchio notabile Eugenio Ventura, il Corriere Nicastrese, contro la concorrenza di Salvatore Renda e Gaspare Colosimo. Sarà deputato per la XXIII legislatura per soli due anni, in quanto poi la sua elezione sarà annullata (pare per vizio di forma e per episodi di corruzione). Nel frattempo sposò la nobildonna Ninfa Giusti di Savona e visse stabilmente a Nicastro. Come la maggior parte della nobiltà italiana anche Nicotera aderì al movimento fascista dal 1922, ma fino al 1929 non prese mai parte attiva alle diatribe del fascio nicastrese (limitandosi ad una partecipazione sporadica come ad esempio l’accoglienza del potentissimo gerarca Michele Bianchi in occasione delle elezioni del 1924) che era lacerato al suo interno in due correnti contrapposte quali “i vecchi fascisti” con a capo il notaio Caio Fiore Melacrinis e “i nuovi fascisti” del deputato Salvatore Renda. Quest’ultimi nel 1926 riusciranno a prendere il controllo della sezione imponendo come primo podestà (che sostituì la figura del sindaco e del consiglio comunale) l’avv. Pasqualino Stancati.

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Stancati fu però costretto a dimissioni anticipate per “politica partigiana” pro Renda,  e quindi per evitare nuovi conflitti interni, vista la sua terzietà, fu chiamato a ricoprire la carica di podestà il Nicotera dal 1 giugno 1929, da qui in poi sempre rinnovata ogni quattro anni fino al 14 settembre 1943. Durante i lunghi anni della sua gestione amministrativa Nicastro ebbe un impetuoso sviluppo urbano e civile.

Nicotera da giovane

 

Infatti Nicotera concluse la costruzione dell’Acquedotto silano (iniziato nel lontano 1882), che fornì i nicastresi di acqua potabile nelle loro abitazioni (1931), avviò la prima bitumazione delle via principale della città, cioè corso Numistrano nel 1934, autorizzò la costruzione del Complesso Scolastico “Magg. Raffaele Perri” nel 1941 e della scuola per l’Infanzia “Principessa Maria Pia”(1936), nonché la costruzione di Case Popolari (1937). Nonostante queste spese, nel 1935 il bilancio comunale di Nicastro era in attivo per due milioni di lire.

In sinergia con potenti personalità politiche come il già citato Renda, il deputato Maurizio Maraviglia Luigi Razza, nonché di altri proprietari terrieri locali, riusciranno a far bonificare la Piana di Sant’Eufemia (1928 – 1933), dove nel 1935 sorse il nuovo comune di Sant’Eufemia Lamezia, circondato da vaste distese di coltivazioni di grano e di barbabietola da zucchero, quest’ultime lavorate in un moderno Zuccherificio (chiuso nel 1961), nonché di moderni allevamenti intensivi di capi di bestiame pregiati.

Per queste opere politiche e amministrative assommò nella sua persona negli anni trenta diversi uffici quali la presidenza della provincia di Catanzaro, la presidenza del Consiglio delle Corporazioni oltre che svariati titoli onorifici connessi al suo essere un aristocratico. Da amministratore pubblico della città di Nicastro partecipò attivamente alle campagne propagandistiche d’epoca come la raccolta dell’Oro per la Patria (8 dicembre 1935) e presiedette all’accoglienza dei reali Savoia in due occasioni ufficiali: Il 3 aprile 1936 del principe ereditario Umberto e il 2 febbraio 1942 del re Vittorio Emanuele III, che passarono in rassegna le truppe militari alloggiate nella caserma cittadina Elvidio Borelli.

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Nonostante il Concordato con la Chiesa Cattolica siglato da Mussolini (1929), anche a Nicastro le tensioni fra fascisti e organizzazioni cattoliche fu molto forte, tanto da farne le spese due manifestazioni religiose molto partecipate in città quale la processione di sant’Antonio (1931) e l’Addolorata del Venerdì Santo (1934), dove Nicotera dovette far da paciere fra il vescovo di Nicastro, Eugenio Giambro, desideroso di ridimensionare queste processioni e la popolazione, sobillata dal fascio nicastrese contrario al Concordato. Nel 1939 Nicotera voleva fare richiesta direttamente a Mussolini di avere altri fondi economici affinché potesse finanziare la costruzione di un nuovo Palazzo di Giustizia, implementare le stanze dell’Ospedale cittadino, costruire un nuovo complesso per accogliere la scuola media. Questa richiesta, scoppiata la guerra, fu accantonata.

il podestà Nicotera con la moglie donna Ninfa Giusti Nicotera

 

La fine anticipata del mandato podestarile e la morte

Con l’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940), anche a Nicastro ci furono episodi di insofferenza dovuti alla razionalizzazione del cibo, i bombardamenti aerei e i lutti dovuti alla guerra, a cui Nicotera cercò di dar sollievo personalmente creando una mensa per i poveri a sue spese. Con l’arrivo delle truppe Alleate (12/13 settembre 1943, operazione Baytown), Nicotera si rifiuto di ricevere da sconfitto il Capo delle forze Alleate, il capitano Shackleron E. Bailley (c’è chi ricorda invece Bely), capo del XIII Corpo d’armata britannica, e invece di riceverlo pubblicamente rimase ad attenderlo presso la Casa municipale. Bely ritenne uno sgarbo personale il gesto del Nicotera e per ritorsione prima lo costrinse a recarsi con alcuni suoi soldati nelle campagne lametine affinché li aiutasse nel requisire il grano con cui sfamare le sue truppe, ma all’ennesimo rifiuto del barone nel collaborare, lo arrestò assieme ad altri fascisti nicastresi tenendolo detenuto per 40 giorni in un casolare presso Curinga, in coabitazione con delle pecore. A causa di ciò contrasse una malattia (le fonti sono incerte, c’è chi dice enterocolite chi gastroenterite cronica).

Liberato, morirà il 20 maggio 1945.

M. S.

 

 

 

 

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