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L’origine del termine Cahardu – seconda parte

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L’origine del termine Cahardu – seconda parte

L’origine del termine Cahardu – seconda parte

In aggiunta a quanto detto precedentemente sulla origine del termine Cahardu ci sembra opportuno  riportare quanto mette in evidenza lo stesso Rohlfs(1) a proposito del suffisso <-ardo>, che è testualmente detto: “ … di origine germanica.

Venne usato, quale secondo elemento compositivo, per la formazione di nomi propri germanici (Eberhard, Bernhard). In questi composti il secondo membro esprimeva la decisa presenza di una qualità: Adalhard ‘uomo di alta nobiltà’, Richard ‘uomo di grande potenza’.

Dai nomi propri germanici il suffisso fu trasferito ben presto ai temi di nomi romanzi: Leonardus (VI secolo), Probardus (VII secolo), Flavardus (VII secolo), Magnardus (X secolo).

Infine –ardus divenne un suffisso regolare, cui rimase legata quasi sempre l’idea di qualcosa di eccessivo e di esagerato. In tal modo questo elemento onomastico germanico divenne un suffisso peggiorativo.(…) Citiamo dalla lingua nazionale: testardo, bugiardo, codardo, infingardo, vecchiardo, bastardo…

Ci permettiamo di supporre che il nostro termine “cahardu”, sia che provenga da “caharu” o dall’arabo “hafir”, si sia formato con l’aggiunta del suffisso “-ardo” già prima del mille o al più nel periodo di dominazione normanna.

Inoltre riteniamo utilmente interessante render conto di un’altra nostra ipotesi interpretativa scaturita dall’analisi delle pagine di un’altra opera dello stesso Rohlfs(2), dove  viene riportato che “…la quarta muta del baco da seta nella piana di Palmi è chiamata Cafarru, a Bova per esprimere questo concetto si dice Cathàriu, che nella forma più genuina continua il greco Kathàrios  <puro>… chiunque esamini attentamente e senza prevenzioni…si troverà d’accordo con me nel sostenere l’opinione che tutta la Calabria meridionale dovette un tempo costituire un compatto territorio di lingua greca.”

Inoltre nella stessa opera (3) in precedenti pagine si dice “Regg. (Bianco, Brancaleone, Palmi, S.Stefano) Casàrriu, (Mammola) Casarri, (Canolo) Casàriu, (Cataforio, Grotteria, Monasterace, Palmi, Stilo) Casarru “quarta muta del baco da seta”= bov. Cathàrio, (Condofuri) Catharro id. < Cathàrios “puro,netto”. Per lo sviluppo ideologico si confronti catanz. (Davoli) mundu “quarta muta” < mundus –  puro>.”

A questo punto però non ci convince pienamente come dal “th” greco si possa giustificare il passaggio a “h” lametina-sambiasina aspirata, come il “C” toscano, o almeno non abbiamo altri esempi che confortino come plausibile questo fenomeno.

Pertanto non esiteremmo ad accettare la soluzione che farebbe di Cafardo una variante di Cafarru, riferita alla quarta muta nello sviluppo del baco da seta e quindi indicare un luogo dove veniva praticato l’allevamento del filugello, cosa per quei tempi abbastanza probabile data l’umile condizione contadina dei Cafaldesi, sotto la protezione degli abati di S. Biagio.

Benito La Scala

          N O T E

 

  • G.Rohlfs.Grammatica Storica della Lingua Italiana e dei suoi dialetti,Sintassi e Formazione delle parole, Piccola  Biblioteca Einaudi, Torino, 1959, p.427

 

  1. G.Rohlfs.Scavi Linguistici nella Magna Grecia, Galatina Congedo Editore, 1974, p. 55
  2. G.Rohlfs, op. cit., pp. 39/40

 

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