Giovanni Nicotera, il super ministro della polizia sabauda
5 min di letturaEroe risorgimentale, in Parlamento cambiò posizione politica più volte fino a ricoprire due volte la carica di ministro degli Interni. Ambizioso, passionale e irascibile, oggi la sua memoria è condivisa dalla natia Sambiase e da Vico Equense.
Il barone nacque a Sambiase (ora Lamezia Terme) il 9 settembre 1828 da Felice e Giuseppina Musolino, sorella di Benedetto, patriota nativo di pizzo Calabro, radicale di idee illuministe e giacobine. Crebbe dunque con questi ideali, tant’è che a soli 15 anni s’iscrisse alla sezione di Pizzo Calabro de I Figliuoli della Giovine Italia, dove si fece notare per le sue posizioni estremiste. Frequentato il liceo a Catanzaro dove ebbe per docente il patriota Luigi Settembrini, intraprese studi giuridici e letterari che subito abbandonò per dedicarsi interamente alla causa rivoluzionaria. Abbracciò dunque l’ideale musloniano repubblicano, anticlericale, socialista.
L’avventura risorgimentale
Lo ritroviamo nel 1848 presso la battaglia dell’Angitola a fianco del generale Francesco Stocco, dello zio Benedetto, Felice Sacchi, Raffaele Piccoli e Carlo Maria Tallarigo. Sconfitti, dovettero riparare prendendo la via dell’esilio per Corfù. Nicotera ritornò ben presto in Italia dove a Genova conobbe Giuseppe Mazzini per partecipare alla fondazione della Repubblica Romana (1849), di vita breve. Caduta la Repubblica, riparò a Torino dallo zio Benedetto, che gli fece conoscere altri illustri patrioti quali Rosolino Pilo, Carlo Pisacane e Raffaele Poerio, di cui sposò la figlia Gaetanina nel 1860. Intanto gli esuli a Torino avevano deciso di sobillare nuovamente il Meridione per accendere la fiamma rivoluzionaria nelle popolazioni contro i Borboni, nonostante il fallimento della spedizione dei fratelli Bandiera nel 1844. Così Nicotera, con Pisacane, Musolino e altri volontari sbarcarono a Ponza nel giugno 1857 , ma traditi dalla popolazione locale furono trucidati quasi tutti, ma non Nicotera che invece fu processato a Salerno e condannato a tre anni di carcere duro presso l’isola di Favignana, fin quando non fu liberato da Giuseppe Garibaldi nel 1860. Con il nizzardo partecipò eroicamente alla battaglie di Aspromonte (1862), Bezzeca (1866) e Mentana (1867), assurgendo a un ruolo di protagonista nel fronte garibaldino conosciuto poi come Sinistra democratica.
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La carriera politica
Compiuta l’Unità nazionale (1861), Nicotera fu eletto in Parlamento (18 febbraio 1861) nel collegio di Salerno e da repubblicano, in cambio di ruoli di responsabilità maggiori in Parlamento, si avvicinò sempre più ai monarchici, divenendo leader di un gruppo di deputati meridionali che riuscirono a mettere fine all’esperienza governativa della Destra Storica di Marco Minghetti, appoggiando il candidato della Sinistra Storica Agostino Depretis. Nel 1863 assieme ai colleghi Agostino Bertani e Luigi Miceli si dimise per protesta contro la dura repressione del brigantaggio in Sicilia scaturita dalla approvazione della legge Pica. In questo periodo Nicotera aveva saldamente in mano due collegi; quello di Salerno dove sarà sempre eletto fino al 1892 e quello della natia Sambiase, dove nel 1865 sconfiggerà altri due forti candidati quali il filosofo Francesco Fiorentino e il generale Francesco Stocco. Godrà anche dell’appoggio politico della Massoneria (già dal 1864 era membro del Grande Oriente d’Italia) e di giornali quali il Corriere delle Puglie di Bari, L’Avanguardia di Cosenza, La Costituzione di Benevento e sopratutto di un suo periodico, Il Bersagliere di Roma, presentandosi agli elettori con un programma elettorale mirante alla costruzione della rete ferroviaria Eboli – Reggio Calabria onde favorire la fine dell’isolamento del Meridione e un suo sviluppo industriale. Nel 1869 impedì che la costruenda Strada Statale 19 delle Calabrie non transitasse da Nicastro, seguendo la direttrice Soveria Mannelli – Decollatura – Serrastretta – Pianopoli – Maida), come era stata progettata inizialmente dal deputato rappresentane del collegio di Serrastretta (CZ), Francesco De Luca dimostrando tutto il suo peso politico nel suo collegio d’origine. Caduto Minghetti nel 1874, il re chiamò Depretis al governo con Nicotera titolare agli Interni.
Nicotera ministro degli Interni
Ricoprì questo ruolo per ben due volte. La prima volta nel 1876-77 con Depretis, la seconda nel 1891-92 con Capo del governo il marchese di Rudinì. La sua permanenza a questo ministero va ricordata poiché Nicotera usò la sua posizione con molta fermezza. Nemico del socialismo, ripristinò l’uso della ammonizione e del domicilio coatto e impose lo scioglimento di 180 amministrazioni comunali socialiste. Dette più potere di controllo e di ingerenza negli Enti Locali ai prefetti, di cui ne rimosse moltissimi per inserirvi personale di sua fiducia. Intraprese una decisa lotta alla Mafia in Sicilia (nonostante vi sono serie ipotesi di sue collusioni con la Camorra salernitana che gli procurò sempre una dote considerevole di voti) e inventò il sistema elettorale uninominale. Da sempre convinto ateo e massone, Nicotera nel 1876 autorizzò la cremazione del ricchissimo industriale milanese Alberto Keller, il quale nel 1866 aveva costruito il primo forno crematorio in Italia, a Milano, e mai usato fino alla autorizzazione nicoterina poiché fermamente osteggiata la pratica dalla Chiesa Cattolica.
Divenuto un elemento troppo potente nel governo Depretis, fu inscenata nei suoi confronti una compagna scandalistica sui giornali che lo costrinsero a dimettersi. Isolato politicamente, riprese l’attività politica nel 1883 fondando con Crispi, Zanardelli, Cairoli e Baccarini una alleanza parlamentare detta Pentarchia. Riuscì ad essere eletto nel 1886 facendo campagna elettorale contro Depretis, ma non servì a sconfiggerlo. Rimase nuovamente in ombra fin quando nel 1891 Antonio Starabba Di Rudinì creò un gabinetto conservatore in chiave anti-crispina (nel frattempo divenuto presidente del Consiglio) e gli offrì il ministero degli Interni. In questo secondo mandato riformò l’amministrazione periferica centralizzandola sotto il suo ministero, vietò e soppresse duramente la manifestazione socialista del 1 maggio 1891. Nello stesso anno propose tariffe più basse per ufficiali e sottoufficiali che frequentavano case chiuse di terza classe e spinse per il varo di leggi speciali per risanare i dissesti finanziari dei comuni di Roma e Napoli.
la fine politica e la morte
Nonostante l’ennesima elezione nel 1892, il suo coinvolgimento nello scandalo della Banca Romana segnarono il suo tramonto da politico di primo piano (dicembre 1893). Ritiratosi a Vico Equense (NA) a causa di una serie di attacchi apoplettici morì il 13 giugno 1894. A Nicotera sono stati dedicati diversi luoghi pubblici. Nella sua Sambiase, sul Gianicolo (Roma), a Napoli e a Salerno sono state erette delle statue in suo ricordo, mentre portano il suo nome i corsi principali di Nicastro (ora Lamezia Terme) e Vico Equense (NA). A Sambiase è presente una targa commemorativa sulla facciata della sua casa natale, così come gli è stato intitolata una scuola secondaria di I grado. Vie col suo nome sono presenti a San Pietro a Maida (CZ), Roma, Napoli, Trapani, Milano, Pesaro, Favignana (TR), Noto (SR), Positano (NA), Tortorella e Pellezzano (SA).
M. S.