L’antica moneta di Ligea: descrizione ed interpretazione
3 min di letturaLa moneta rappresenta una Nike alata che, assisa presso una fonte, regge un caduceo nella sinistra e un’idria nella destra, mentre attinge l’acqua (s)corrente da una testa di leone
Ha accanto un edificio: un sepolcro che dovette aver parte principale nel culto religioso di Terina, a giudicare dagli altri reperti numismatici, ove, ad escluderne pochi, si vede costantemente nel diritto la stessa cosa, ovvero il simulacro di Ligea.
Sul poggio, sul quale è seduta, poi, si legge “Aghe”, che la scuola del Millingen ne fa un’identificazione con le acque termali di Caronte: le “Aquae Angae”, per l’appunto, come ci ricorda la Tabula Peutingeriana, che è una guida picta del 230 a. Cr. circa; c’è da aggiungere pure che alcuni, come il Brunn, ad esempio, sostengono trattarsi del nome dell’incisore, sovraimpresso sul manufatto di scambio (J. Millingen, Anc. Coins of Gr. Cities, Londra 1831; H. Brunn, Geschichte d. griech. Künstl., II, Stoccarda 1889).
Personalmente, invece, mi fermo ad una constatazione letteraria, che è quella del poeta calcidese Licofrone (330 a. C.), il quale nei versi dell’Alexandra fa snocciolare particolari piuttosto interessanti:
“E Ligea pertanto sarà sbalzata presso Terina sputando acqua di mare; e i naviganti la seppelliranno nella sabbiosa spiaggia presso le rapide correnti dell’Ocinaro; e questo, forte nume dalla fronte cornuta, con le sue acque bagnerà il sepolcro e tergerà il busto dell’alata fanciulla […]. Altri, stanchi di vagare penosamente di qua se di là, si stanzieranno nel paese di Terina, dove bagna la terra l’Ocinaro versando le sue limpide acque nel mare”.
Ora, se è difficile ricostruire l’archeologia dei luoghi antichi, dal momento che gli scavi non ci aiutano, di sicuro possiamo attraverso questo brano tragico desumere quantomeno un’informazione mitologica: la salma della Sirena, sospinta dalle onde del Tirreno, fu gettata sulla spiaggia del nostro golfo, dove successivamente pare aver ricevuto onorata sepoltura grazie alle pietose mani dei naviganti (e a cui i Terinei elevarono culto religioso).
Certo, la moneta in questione è figlia del nostro territorio (del Bosco Amatello, ad essere precisi): su questo non ci piove! Anzi, amo associarla ad un agglomerato di spicco proprio dentro il comprensorio lametino: spirito campanilistico, forse! Quanto alla scritta in greco, per quanto mi riguarda, mi attengo solamente alla lettura letterale, senza volermi spingere oltre, perché mi è stato insegnato di leggere i dati disponibili, prima di avere sotto mano altre fonti materiali, che a quanto pare sono decisamente scarni e contraddittori.
Αγε (pron. aghe), nella fattispecie, è l’imperativo di ̕̕άγω (pron. ago), il cui significato è “facci da guida, riconducici a te”: messaggio augurale e cultuale, in assonanza con il documento lirico sopracitato.
Aggiungo che, per paronomasia, il sostantivo in sibilante ̕άγος, che al plurale fa ̕άγεα, nella voce semantica di “espiazione, sacrificio espiatorio”, va a confortare tutto un sentimento religioso misto ad una pratica devozionale, che legava la creatura “Melodiosa”, come era titolata, alla nostra terra.
Pertanto, la religione di un piccolo mondo antico ci passa attraverso un minuscolo segno metallico: lì scorgo un’unica quaestio, quella grammaticale, che da sempre è Verbo, senza essere vexata.
Prof. Francesco Polopoli