Roma: interrogazione di D’Ippolito (M5S) sui rifiuti in Calabria
2 min di letturaIl governo ha manifestato un impegno verso la Calabria a non consentire più gestioni in deroga e a esercitare, con la necessaria autorità ministeriale, l’indirizzo verso il non più rinviabile percorso per la gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti, partendo dalla pratica della raccolta differenziata che porti al progressivo abbandono di discariche e all’immediata chiusura degli inceneritori
Comunicato Stampa
Lo rende noto il deputato M5s Giuseppe d’Ippolito, che nella commissione Ambiente, di cui fa parte, ha interrogato il sottosegretario delegato Salvatore Micillo sulla gestione in deroga dei rifiuti in Calabria.
L’atto parlamentare reca anche la firma del deputato 5stelle Paolo Parentela. «Il governatore regionale Mario Oliverio – riassume D’Ippolito – si appresta a emanare la dodicesima ordinanza in deroga, che nello specifico, come confermato dal sottosegretario, non è consentita dalle norme vigenti. Il Ministero dell’Ambiente ha ammonito la Regione Calabria, che per incapacità cronica, se non per volontà precisa, continua a utilizzare le discariche e gli inceneritori. I danni di questa politica sono evidenti: le città calabresi sono piene di accumuli e la Procura di Lamezia Terme ha da poco avviato un’inchiesta per interruzione di servizio pubblico essenziale».
Il deputato 5stelle ha fotografato in commissione Ambiente la situazione calabrese: «La pressoché totale mancanza di impianti di trattamento, pur previsti nel Piano regionale, l’assenza di pratiche virtuose finalizzate alla raccolta porta a porta spinta, al recupero e al riuso, così come la totale mancanza di siti pubblici di conferimento delle frazioni di rifiuto non riciclabili, hanno trasformato le città delle cinque le province in vere e proprie discariche a cielo aperto, con grave pericolo per la salute pubblica».
«Tra parentesi, i lusinghieri risultati – ha precisato D’Ippolito a Micillo – che la Regione riferisce sono ampiamente contestati da altre comunità scientifiche e, laddove pure risultassero veri, rappresenterebbero pur sempre una frazione largamente marginale rispetto agli obiettivi della legislazione nazionale».
Giuseppe d’Ippolito