Fausto Gullo, il più grande comunista di Calabria
5 min di letturaGioventù socialista, poi comunista, ebbe sempre a cuore le condizioni di vita degli umili e dei più deboli. Fiero antifascista, giornalista e intellettuale completo, fu l’autore dei famosi decreti del 1944 in cui tentò di redistribuire il grande latifondo alle masse contadine.
Fausto Gullo nacque a Catanzaro il 16 giugno 1887 da Luigi e Clotilde Ranieri, coppia dai valori laici e riformistici di stampo illuminista. Trasferitosi con la famiglia a Cosenza, ne frequentò il liceo classico per poi iscriversi nel 1905 alla facoltà di giurisprudenza a Napoli ove si laureò nel 1909. In questi anni si avvicinò agli ideali socialisti grazie alla influenza di Antonio Labriola. Ritornato a Cosenza, nel 1914 fu eletto consigliere comunale per il piccolo comune silano di Spezzano Grande, presentandosi agli elettori con un programma di forte denuncia delle condizioni miserabili del ceto contadino e con proposte molto avanzate per l’epoca come l’abolizione della proprietà privata, della religione e delle istituzioni del tempo. Nel frattempo fu chiamato a prestare il servizio militare allo scoppio della Grande Guerra (1915) dove raggiunse il grado di tenente, poi revocato per ragioni politiche, mentre nel medesimo anno veniva nominato socio corrispondente dell’Accademia Cosentina. Nel 1918 cominciò a scrivere per il giornale La Parola Socialista.
Gullo aderisce al Partito Comunista d’Italia
Anche a causa delle divisioni ideologiche in seno al PSI, Gullo maturò la decisione di aderire nel 1921 al PCdI, di stretta osservanza bolscevica, nella corrente astensionista di Amedeo Bordiga. Alle elezioni nazionali del 1921 non venne eletto, e nel 1922 fondò il giornale Calabria proletaria, dove denunciò le violenze dei fascisti cosentini che costò la sua chiusura nel 1923 anche a causa dei molti arresti dei collaboratori e dei militanti, ma ciò non lo scoraggiò e nel 1924 fondò il settimanale L’Operaio, anch’esso preso di mira da soprusi e violenze da parte dei fascisti ormai al governo nazionale. Gullo, schedato da tempo, subì un primo arresto nel 1923 di breve durata. Rilasciato, riuscì ad essere eletto alla Camera in occasione delle elezioni dell’aprile 1924. che sarà annullata, mentre nel novembre dello stesso anno, in una riunione clandestina, Gullo sarà eletto segretario provinciale del PCdI, ma stavolta non più aderendo alla corrente del Bordiga, ma a quella centrista di Antonio Gramsci.
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L’opposizione al Ventennio fascista
Il rapimento del deputato socialista Giacomo Matteotti (10 giugno 1924), provocò inquietudine e decise reazioni, ma Gullo assieme a Gramsci furono strenui oppositori alla forma di protesta politica attuata dei partiti e ricordata come Aventiniani, ma anzi propose di indire uno sciopero generale e di restare nel Parlamento e continuarne i lavori. Nel 1925 si allontanò sia dal centrismo di Gramsci che dalla sinistra del PCdI, mentre nel 1926 e sopratutto nel 1929 fu arrestato due volte e inviato al confino politico a Nuoro. Negli anni Trenta riuscirà a riparare in URSS. Nel 1941/42 la rete antifascista si era riorganizzata nel Cosentino e Gullo era divenuto direttore del giornale Ordine Proletario. Il 4 novembre 1943 si fece il suo nome come nuovo prefetto di Cosenza in sostituzione dell’ultimo di nomina fascista, ma gli Americani lo impedirono. Scoppiò una significativa rivolta nella città bruzia.
Gullo “ministro dei contadini”
Con lo sbarco Alleato in Sicilia (10 luglio) comportò l’accelerazione della crisi interna del regime fascista e la sua fine (24/25 luglio) del 1943. Subito il Re formò un nuovo governo sotto la presidenza del generale Pietro Badoglio, formato da tecnici e militari. Intanto col rientro dei leader dei partiti politici banditi dal fascismo per vent’anni, riunitisi a Salerno nell’aprile del 1944 in cui decisero di partecipare tutti ad un governo di colazione antifascista, comportò per Badoglio la formazione di un secondo esecutivo dove Gullo fu nominato ministro per le Politiche Agricole. In questa veste fra il 1944 e il 1945 emanò una serie di decreti (19 ottobre 1944) miranti a favorire il ceto contadino meridionale in cui si ordinava la concessione dell’uso delle terre incolte onde favorire la creazione di piccole proprietà agricole e la loro eventuale bonifica. In più si stabiliva una modifica dei Patti Agrari, dove si contemplava che il 50% della produzione rimanesse ai contadini e il restante andasse al proprietario terriero. Per scongiurare requisizioni forzate si stabilì che fossero indennizzati quei contadini che avrebbero spontaneamente portato una parte della loro produzione ai magazzini statali detti “granai del popolo”, e infine che si sarebbe garantito il fittavolo attraverso la firma di un contratto più lungo col proprietario, onde evitare facili licenziamenti dopo breve tempo.
Gli altri ruoli politici e gli ultimi anni
Tale legislazione non poteva durare a lungo. Contrari erano la DC e i proprietari terrieri, suo zoccolo elettorale nel Meridione d’italia. Così. con la scusa di occupazioni illegali, abusive o organizzate da parte delle sezioni socialiste, comuniste e dei sindacati, la polizia e la magistratura impedirono la concreta attuazione dei decreti Gullo. Venne perciò sostituito al dicastero dal democristiano Antonio Segni e assegnato al ministero di Grazia e Giustizia nel primo governo De Gasperi (1945). Nel 1946 Gullo farà parte dell’Assemblea Costituente e del Comitato dei 18 che aveva il compito di fare sintesi fra le proposte di elaborazione degli articoli della nuova Costituzione italiana entrata in vigore il 1 gennaio 1948. Gullo si batterà personalmente per far inserire gli articoli 29 e 30 riguardanti la famiglia. Propose in quella sede, in anticipo sui tempi, leggi che abolissero la discriminazione fra figli legittimi e non, e si espresse contro la creazione delle regioni in favore di un’Italia fondata sulla centralità dei comuni. Dal 1948 al 1972 sarà eletto ininterrottamente deputato per il PCI, nel quale nel corso degli anni avrà sempre più ruoli marginali, non facendo però mancare il suo contributo ideologico attraverso articoli per il giornale l’Unità. Nel 1972, a ottantacinque anni, decise di ritirarsi dalla vita politica attiva, ma non facendo mancare il suo deciso appoggio ai radicali, in quegli anni reduci della battaglia sulla legge sul divorzio (si era iscritto alla L.I.D.). Ritiratosi a Macchia di Spezzano Piccolo (oggi Casali del Manco), morirà il 3 settembre 1974.
Il ricordo postumo
Di Fausto Gullo sono stati editati i suoi numerosi scritti giornalistici e memorialistici da una associazione culturale a lui intitolata, così come la Camera dei Deputati ha pubblicato i suoi Discorsi Parlamentari. A Macchia gli è stata intitolata la locale biblioteca. Cosenza gli ha intitolato un Istituto Comprensivo e una piazza, mentre vie a suo nome sono presenti a Borgia (CZ), Acri, Roggiano Gravina, Celico, Calopazzati, Cariati, Oriolo, Castrolibero e Casali del Manco (negli ex comuni di Spezzano Piccolo e Trenta) tutti in provincia di Cosenza, Crotone, Polistena (RC), Roma.
Matteo Scalise