A Lamezia incontro su abolizione della prescrizione
4 min di lettura“Un Paese senza prescrizione è un Paese con un processo dalla “pena eterna”. Abolire la prescrizione significherebbe essere di fronte a uno Stato che fa pagare ai cittadini le proprie inefficienze. Quando si parla di prescrizione, prima ancora che una questione giuridica, si pone un problema politico, che tocca le garanzie e i diritti fondamentali dei cittadini sanciti dalla Costituzione italiana”.
Lo ha affermato l’avvocato e professore di diritto penale Nico D’Ascola, già membro della commissione ministeriale di studio per la riforma del codice penale, intervenuto a Lamezia Terme all’incontro promosso dall’associazione forense italiana con il patrocinio del Consiglio dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale di Lamezia Terme, in collaborazione con il Chiostro Caffè letterario.
Le modifiche introdotte con l’emendamento al ddl corruzione, che dal 2020 dovrebbe bloccare la prescrizione per i processi dopo il primo grado di giudizio, al centro dell’evento organizzato dall’associazione presieduta da Giancarlo Nicotera.
“Siamo di fronte al paradosso – ha affermato D’Ascola – la prescrizione è stata introdotta nel regime fascista, un regime che tutti certamente consideriamo totalitario, con l’obiettivo di delimitare il potere punitivo dello Stato. E oggi, in uno Stato democratico, la si vorrebbe abolire. Quando il potere punitivo dello Stato nei confronti del cittadino diventa incondizionato e senza un termine ragionevole, non siamo più nel rapporto tra Stato e cittadini ma tra Stato e sudditi”.
Tanti i paradossi e le contraddizioni delle modifiche annunciate dall’attuale governo, evidenziate dal docente, come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio sia per le sentenze di condanna sia per quelle di assoluzione. “L’istituto della prescrizione – ha proseguito D’Ascola – è uno snodo essenziale nel rapporto tra lo Stato e i cittadini. Non si può garantire il diritto costituzionale ad un processo in tempi ragionevoli se non si pone un termine alla possibilità dello Stato di esercitare il suo potere punitivo. Non possiamo celebrare un processo o applicare una eventuale pena quando le condizioni personali dell’imputato, dopo tanti anni, sono mutate in maniera significativa rispetto al momento in cui è stato commesso il reato. Servono tempi ragionevoli del processo sia per garantire all’eventuale imputato di non essere “imputato a vita”, sia per le parti offese che hanno diritto ad avere ristoro in tempi certi”.
Per D’Ascola, parlare di prescrizione significa anche porre la questione dell’organizzazione degli uffici giudiziari “come dimostra il fatto che ci sono in Italia alcuni distretti di Corte d’appello in cui il livello di prescrizioni è prossimo allo zero e altri in cui è elevatissimo. E’ chiaro che sulla questione dell’organizzazione del lavoro degli uffici e più in generale dell’organizzazione del sistema giustizia in Italia si può e si deve discutere. Un fatto però è fuori discussione: non si può improvvisare quando si parla di diritti e di garanzie costituzionali. Lo Stato non può scaricare la propria inefficienza sui cittadini”.
“Una questione come la prescrizione non può essere trattata in un emendamento e comunicata con un post Facebook”, è la nota lapidaria con cui il presidente dell’associazione forense italiana Giancarlo Nicotera ha introdotto la discussione affermando che “la prescrizione è come il termometro. Toglierlo non serve a far sparire la febbre. Eliminando la prescrizione non si affronta il tema della durata del processo, ma si allungano i processi sine die. Non è questo che chiedono i cittadini. E quello intrapreso dal governo su questo delicatissimo tema, non è il modo di affrontare questioni che toccano le garanzie e i diritti costituzionali dei cittadini”
Accantonare la proposta del governo sulla prescrizione e ragionare sulla giustizia con interventi coerenti e sistematici, con la collaborazione di tutte le componenti della giustizia, è stato il monito dell’avvocato Lucio Canzoniere, segretario del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Lamezia Terme che ha indicato le basi costituzionali e le convenzioni internazionali su cui si basa l’istituto della prescrizione. Di “discrasia giuridica e sociale” ha parlato il presidente della Camera penale lametina l’avvocato Pino Zofrea che mette in guardia dal “populismo giustizialista” e da un provvedimento “che va a colpire non solo gli imputati ma anche i loro difensori. Non possiamo negare secoli di una cultura giuridica che ci appartiene e che vuole si pongano dei limiti affinché i processi non durino in eterno”.