Michele Pane, il poeta ribelle dal Reventino
9 min di letturaFra i più importanti poeti vernacolari calabresi, Pane ebbe una vita avventurosa che lo portò a risiedere negli USA, ove produsse una produzione lirica centrata sulla nostalgia della sua terra natale, la critica feroce degli equilibri sociali e su un erotismo trasgressivo e inquieto.
Michele Pane nacque ad Adami di Decollatura (CZ), l’11 marzo 1876 da Salvatore (1821-1891) e Serafina Fiorentino (1836-1907), ottavo di nove figli.
La famiglia Pane era fra le più agiate del paese, le cui rendite economiche si basavano su dei vigneti, una cantina per la mescita del vino e una spezieria (farmacia). Tale agiatezza economica venne a mancare allorquando il padre del futuro poeta e lo zio paterno Francesco Saverio (1817-1887) parteciparono ai moti del 1848 accanto al compaesano generale Francesco Stocco e sopratutto dopo il 1851, quando organizzarono una resistenza anti borbonica a Decollatura per impedire l’arresto del fratello del generale Stocco, Vincenzo (1822 – 1893). Furono così condannati al carcere duro, il primo per un anno a Nicastro, il secondo per tre anni a Crotone. La madre del poeta era invece la sorella del celebre filosofo neoidealista Francesco.
Trascorse l’infanzia e la prima giovinezza fra il paese natale, Nicastro e Sambiase (oggi Lamezia Terme) e Monteleone Calabro (oggi Vibo Valentia) dove frequentò la scuola elementare, media, ginnasio e liceo. Figure fondamentali in questo periodo furono la vecchia Tora (forse una certa Teodora Fazio), collaboratrice domestica saltuaria, considerata però un membro della famiglia Pane che il poeta ricordò con molto affetto nella famosa poesia omonima, e lo zio materno che gli fece da precettore Pasquale Fiorentino. Si iscrisse anche a Giurisprudenza a Napoli verso il 1890, ma non prese mai la laurea. Nel 1894, per motivi poco chiari, s’imbarco quasi clandestino per gli USA, da dove ritornò l’anno seguente per adempiere il servizio militare, da cui si congedò col grado di Caporale Maggiore di contabilità (1898).
Il processo
Nel 1898, mentre ancora svolgeva il servizio militare a Foggia, scrisse un poemetto satirico in vernacolo calabrese, L’uominu russu (L’uomo Rosso), con lo pseudonimo di Asperio Calabro, in cui sbeffeggiò un suo compaesano, certo Leopoldo Perri, il quale si vantava di essere stato uno dei volontari garibaldini del paese che combatterono la Battaglia del Volturno (26 settembre – 2 ottobre 1860) con Giuseppe Garibaldi, mentre si sospettava che il Perri fosse stato invece una spia borbonica, ma senza subire persecuzioni politiche o danni di alcuna natura come invece subirono i fratelli Pane. Perri, riconosciutosi in quell’opera, espose denuncia e querela contro l’autore e l’editore, i quali subirono due processi, entrambi in Puglia, uno a Lucera (Foggia) e un’altro a Trani (BAT) dove furono condannati entrambi ad una multa ma riuscendo ad evitare il carcere, questo perchè il Pane fu difeso dal valente avvocato e uomo politico Gaspare Colosimo, amico di famiglia.
Nel 1900 ritornò ad Adami e nel 1901 darà alla stampe Trilogia.
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Il trasferimento definitivo negli USA
Nel 1902 Pane decise di ritornare nuovamente negli USA, mentre veniva richiamato a prestare servizio militare a cui non si presentò e quindi fu condannato al carcere in contumacia. Visse a New York, lavorando come impiegato bancario e collaborando con diversi giornali e riviste italo-americane (Follia, Progresso italo-americano, Corriere del Connecticut). Intanto nel 1906 divenne amministratore della rivista Calabria Letteraria e nel frattempo pubblicò il volume Viole e Ortiche firmandosi per la prima volta Michele Pane-Fiorentino. Nel 1908 ritornò in Italia per sposare la cugina di III grado originaria di Sambiase Maria Concetta Bilotta. Nel 1910 ritornò negli USA dove nasceranno i suoi tre figli Salvatore Victor Hugo (1911), Penelope Libertà (1914) e Leda (1917).
Questi sono anni, nonostante le difficoltà economiche, di impegno letterario intenso del Pane. Nel 1915 ricevette la nomina a Socio Onorario della Accademia Cosentina, mentre nel 1917 pubblicò Lu Calavrise N’grisatu e Peccati. Nel 1921 fondò a ricordo dello zio filosofo il Circolo Calabrese Francesco Fiorentino. Nonostante nel 1917 avesse aperto un ufficio bancario autonomo, la situazione economica restò molto precaria, così Pane trasferì la sua famiglia in Nebraska, precisamente ad Omaha, per tentare fortuna nella editoria.
Fondò nel 1925, senza successo, la rivista culturale IL LUPO, che chiuderà dopo un anno per poi uscire con un ultimo numero speciale nel 1930. Sempre per motivi economici nel 1926 i Pane si trasferirono a Chicago, dove nel frattempo acquisì la cittadinanza americana (1927) e si impiegherà nella banca First Italian State Bank.
Pane tenterà in ogni modo di avere un lavoro più stabile e remunerativo scrivendo per chiedere un aiuto a molte sue amicizie importanti come il già citato Colosimo, Achille Fazzari e Nicola Serra,, senza avere successo. Nel 1935 diverrà insegnante di italiano per una paga misera presso una chiesa cattolica a Chicago.
La situazione economica dei Pane divenne ancora più grave con il crollo della Borsa di New York nel 1929, che costringerà il poeta a vendere terreni di sua proprietà ad Adami e a Sambiase. Pubblicò intanto Musa Silvestre. Nel 1933/34 a Chicago, per celebrare i cento anni della fondazione della città, si organizzò una imponente fiera internazionale dove trovano impiego sia Pane che la figlia Libertà. Quest’ultima conobbe in questa occasione un’italiano, Oronzo De Pascalis, che ben presto diverrà il suo fidanzato.
Il ritorno in Italia
Nel 1937 Mussolini organizzò il Pellegrinaggio della Vittoria, nel ricordo del ventennale della vittoria nella Prima Guerra Mondiale (1918), favorendo con prezzi contenuti il rientro di molti italiani residenti all’estero. Il poeta ne approfittò per inviare sua figlia Libertà in Italia per rivedere De Pascalis, conoscerne la famiglia, organizzare il matrimonio e andare in Calabria a conoscere i parenti e i luoghi cari del padre. Pane scriverà allora per questa occasione la celebre lirica A mia figlia Libertà. Riceverà una lirica di risposta dal suo amico poeta originario di Conflenti (CZ), Vittorio Butera dal titolo La Staffetta. Nel 1938 Libertà finalmente sposò De Pascalis a Roma e Pane così ritornò dopo molti anni in Italia e, dopo il matrimonio della figlia, dal 20 ottobre fu nuovamente nella sua Adami dove si protrarrà fino al settembre 1939. Qui resterà deluso sia dai cambiamenti incorsi (la morte di molti familiari) e sia perchè non riuscì ancora una volta a trovare un lavoro che gli permettesse di ritornare definitivamente in Italia. Ritroverà però la compagnia e la solidarietà di tanti amici ed estimatori quali il Butera, il nipote anch’egli poeta Felice Costanzo, del poeta e politico Antonino Anile, del presbitero e filosofo don Luigino Costanzo fra i tanti.
Gli ultimi anni e la morte
Ritornato definitivamente a Chicago, nel 1945 pubblicherà in calabrese l’Ode II dello scrittore latino Orazio, mentre nel 1946 il suo ultimo libro Garibaldina. Nel 1951, per il suo settantacinquesimo compleanno si decise di omaggiare il poeta in Italia con un numero speciale della rivista Scrittori Calabresi. Oppresso da diversi mali (atrite, reumatismi, lombaggine), nonché da una tristezza misteriosa e acuta, accentuata con il forzato trasferimento dalla casa in affitto in cui viveva da anni per un’altra sita in periferia, lo porterà presto alla morte, stroncato da una emorragia celebrale il 18 aprile 1953.
La poetica e le amicizie letterarie
La poetica del Pane può essere riassunta, sopratutto quella della età giovanile, di aperta e insofferente ribellione contro i prepotenti del suo paese, i doppigiochisti e i parassiti, provando al contempo una forte simpatia per gli ultimi, i semplici, gli sfruttati, quest’ultimi difesi spesse volte soltanto da quell’ultima forma di brigantaggio romantico in cui i popolani si davano alla macchia contro i baroni avidi e corrotti (ad esempio Pane ammirò molto la figura del brigante Giosafatte Tallarico). La poetica di Michele Pane è quindi una poesia popolare, espressa nel linguaggio popolare per eccellenza, il vernacolo, in cui protagonisti sono la gente umile, i loro ambienti di vita, di lavoro e il loro erotismo schietto e quasi primitivo, sopratutto quello delle molte donne con cui Pane ebbe fugaci relazioni amorose. In Pane hanno visto nello stile poetico rimandi alla natura decadente del Carducci e al tema della infanzia felice del Pascoli, nonché della poesia sociale di Victor Hugò e dei poeti calabresi Donnu Pantu, Conia, Ammirà, Butera.
Pane ebbe una personalità complessa, eclettica, ribelle, nemica di ogni forma di tirannia e prepotenze, nutrita dall’orgoglio di vantare parentele con molti esponenti protagonisti del processo unitario calabrese che aderirono alla causa italiana per cambiare l’ordine sociale esistente non solo a livello politico ma anche per la creazione di un nuovo Stato più equo e libero dalle oppressioni dei baroni. Così si può interpretare l’ammirazione sconfinata del Pane per i protagonisti del Risorgimento calabrese, a cui dedicherà molte liriche, portatori di un nuovo ideale di “socialismo libertario” frapposti a quei traditori che, dopo l’unificazione, impedirono nei fatti quei cambiamenti da molti sperati e mai realizzati, tant’è che il giovane poeta restò deluso dalla svolta autoritaria e anti liberale nell’Italia di fine XIX secolo di Francesco Crispi che perpetuava le disparità, le differenze sociali, le ingiustizie. Per questi motivi Pane fu accostato da giovane alle idee anarchiche e socialiste (quest’ultime le poté conoscere sopratutto nel primo periodo americano) e per la sua mai adesione al fascismo (da molti ritenuto motivo per cui i suoi potenti amici politici non riuscirono a trovargli un lavoro in Italia). Il riscatto sociale ed economico però Pane non lo trovò neanche negli USA, dove conobbe sì una precoce forma di modernità a lui però estranea che, unita ad un sentimento di profonda delusione per i suoi fallimenti lavorativi, lo porteranno a “rifugiarsi” anche negli ultimi anni nella poesia nostalgica ed evocativa della sua giovinezza, nella narrazione poetica avente una dimensione storico- geografica lontana e diversa dalla realtà americana a cui Pane non riuscì mai pienamente a comprendere e ad adattarsi.
Pane godrà in vita della stima letteraria e dell’amicizia di diversi intellettuali, oltre a quelli già citati ricordiamo almeno i poeti Felice Mastroianni, Aldo Accattatis, Giuseppe Casalinovo, Nicola Giunta, Giulio Berardelli, Leopoldo De Fazio (che gli dedicò la poesia Vento e…sassi), Riccardo Cordiferro, Stanislao De Chiara, lo storiografo Enrico Borello e tanti altri.
Il ricordo postumo
Nello stesso anno di morte, il 1953, uscì a cura di don Luigino Costanzo Della poesia di Michele Pane, mentre negli USA sulla rivista Italo-americana La parola del Popolo articoli commemorativi di amici quali Vito Migliaccio e Emilio Grandinetti. In Italia Calabria Letteraria pubblicò Tutte le poesie di Michele Pane. Nel 1964 a Decollatura, presente la figlia Libertà Pane De Pascalis fu intitolata una via al poeta, mentre per il ventennale della morte nel 1973 Calabria Letteraria pubblicò un numero speciale tutto dedicato al Pane. Sempre nello stesso 1973 a Decollatura si organizzò un convegno in cui si propose di erigere un monumento, traslare le spoglie mortali da Chicago e creare un Premio Nazionale di poesia in sua memoria. Nessuno di queste proposte fin ora è stata realizzata, se non intitolare al Pane la scuola media di Adami (oggi chiusa). Nel frattempo si dedicarono vie in suo ricordo anche a Roma e a Catanzaro. Nel 1980 uscì poi un importante libro dal titolo Decollatura e Motta Santa Lucia: due comuni del Reventino dove trovarono spazio molte poesia di Pane, mentre nel 1987 uscì per la casa editrice Rubbettino di Soveria Mannelli Michele Pane Le Poesie. Nel corso degli anni invero molti sono stati i libri su Michele Pane, sia da un punto di vista storico che di critica letteraria. Segnaliamo ancora l’ottima ricostruzione biografica del poeta pubblicata nel 2011, Michele Pane La vita e del sito web www.michelepane.it, entrambi a cura del prof. Giuseppe Musolino e la creazione nel 2009 del Parco Letterario storico e paesaggistico Michele Pane, nonché infine dello spettacolo teatrale ispirato alla poesia del Pane, Maicu Man, ideato nel 2016 dall’attore Dario Natale per la rassegna teatrale Scenari Visibili.
M. S.