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‘Colpo di scena’ tra risate e polvere da sparo

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'Colpo di scena' tra risate e polvere da sparo

Catanzaro, 10 gennaio 2019. Terzo appuntamento al Teatro Comunale con la rassegna teatrale Vacantiandu con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nico Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta e inserita nell’omonimo progetto regionale con validità triennale finanziato con fondi PAC.

In cartellone Colpo di scena, il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Carlo Buccirosso e prodotto da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro.

Una scenografia imponente e mutante, firmata da G. Cerullo e R. Lori, anche se montata in versione ridotta per problemi di spazio scenico, a rappresentare fedelmente due ambienti completamente diversi e resi ancor più realistici dal rigoroso disegno luci di Francesco Adinolfi: uno pubblico, il commissariato di polizia, e uno privato, una baita di montagna. Due dimensioni spaziali solo apparentemente distanti ma che nel corso della storia risulteranno intimamente legate e interdipendenti accompagnando i trapassi interiori del protagonista.

Qui, si muovono e interagiscono i 10 personaggi di questo thriller dalle tinte nere con risvolti da revenge play e picchi di sana comicità. Un mistero vi aleggia vago, riservando un finale a sorpresa che spiazza lo spettatore.

Criminalità, senso della giustizia, certezza della pena, tutela per chi subisce violenze e soprusi sono i cardini attorno a cui ruota lo spettacolo percorso, anche, da tematiche trasversali: la malattia, la famiglia come bene-rifugio e il ruolo “sociale”, ormai necessario, delle badanti straniere in questa società indaffarata e indifferente che non ha più il tempo di prendersi cura degli anziani.


Un grande Carlo Buccirosso veste i panni di Eduardo Piscitelli, vice questore di provincia integerrimo, con un alto senso del dovere e una fedeltà indiscussa alla divisa che rappresenta. Ma anche uomo intimamente tormentato con dentro un segreto che pesa come un macigno. Ecco allora che il suo alacre impegno a ripulire la società da criminali, ladri, sfruttatori, stupratori, corrotti, mafiosi – che rientrano tutti nella categoria degli “uomini di merda” – diventa la proiezione di un suo malessere profondo che fa scattare una feroce caccia all’uomo. La sua tonante severità è levigata da una girandola di battute pungenti e amabilmente irriverenti che riserva agli uomini della sua squadra: il “lecchino” ispettore Murolo (Peppe Miale) che cerca in ogni modo di accaparrarsi la sua benevolenza; la sovrintendente Signorelli (Monica Assante di Tatisso) sfacciatamente servizievole e innamorata di lui; gli agenti Varriale (Giordano Bassetti) e Di Lauro (Roberta Gesuè) sempre scattanti e pronti ad eseguire gli ordini e l’agente Farina (Matteo Tugnoli), un romagnolo trasferito al Sud che ha qualche difficoltà iniziale ad entrare nel meccanismo del “pensiero meridiano”.

Michele Donnarumma, magistralmente interpretato da Gennaro Silvestro, a dispetto dei suoi nobili natali, è il cattivo, l’eroe negativo, innamorato del suo destino canagliesco e fatale, pervaso da sterilità morale e affettiva stemperata, solo in qualche occasione, dal ricordo dei due figli che deve mantenere. Attraversato da un ingannevole attimo di redenzione, lo usa ancora una volta per far male, tradire, colpire, sordo a qualsiasi richiamo del cuore e degli affetti.

Trepida e dolcemente ambigua la dottoressa Cuccurullo di Fiorella Zullo che ci restituisce l’immagine di una donna vittima di violenza, intimamente devastata.

Bravissima Elvira Zingone nel ruolo di Gina, la badante rumena, che si muove con realismo lungo la traccia del suo personaggio ostentando leggerezza di farfalla e il piglio autoritario di una signorina Rottermeier soprattutto nell’arginare la spericolata esuberanza di Marcello, ex colonnello in pensione e padre di Eduardo. Gino Monteleone, ne fa un ritratto tenero e dolente, caricando il personaggio di tutte quelle arie di stupore, desideri primordiali, capricci e vaghezze che il morbo di Alzheimer genera in chi ne è affetto riservandogli, tuttavia, un ultimo momento di lucidità che gli restituisce la sua dignità di padre e di uomo generoso, prodigo e buono.

Tutti gli attori si vedono drammaticamente tesi a dare verosimiglianza ai personaggi anche attraverso concitate scene d’azione che imprimono allo spettacolo un ritmo cinematografico.

Buccirosso ancora una volta, mostra di aver bene avvertito, da fine osservatore della realtà, i problemi del nostro tempo, cui si è sempre accostato con brio e fine leggerezza proseguendo con successo un filone drammaturgico più maturo con storie molto strutturate in cui si intrecciano sapientemente il registro comico e quello drammatico, personaggi a tutto tondo e tematiche sociali attinte dalla vita reale ma sempre proposte con intelligente ironia.


Un teatro “popolare”, il suo, che sa parlare al cuore del pubblico e il pubblica ricambia con calorosi, lunghissimi applausi.

Al termine dello spettacolo l’omaggio della tradizionale maschera, simbolo della rassegna Vacantiandu ideata dal graphic designer Alessandro Cavaliere e realizzata dal maestro Raffaele Fresca, che il direttore artistico Nico Morelli e il direttore amministrativo Walter Vasta hanno consegnato a Carlo Buccirosso.

 

Giovanna Villella

[foto di scena Ennio Stranieri]

 

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