Giornata della Memoria: viaggio nel campo di concentramento di Auschwitz
5 min di letturaAUSCHWITZ. Per cinque giorni, diversi anni fa, ho dimorato a Cracovia, Katowice e a Auschwitz/Oswiencim, due città della Polonia, nel corso di un lungo viaggio in macchina, che mi ha portato a visitare e soggiornare in numerosi Paesi dell’Est europeo facenti parte, fino a pochi anni prima, dell’ex Unione sovietica.
Durante quel soggiorno, ho visitato il campo di concentramento (Konzentrazions-Lager) di Auschwitz/ Oswiencim. Questa città, che oggi conta circa 40 mila abitanti, si trova nella Polonia meridionale, al confine con la Repubblica Ceka e la Slovacchia, situata tra le città di Cracovia e Katowice, a 60 km di distanza dalla prima e a soli 30 Km dalla seconda. Cracovia è una città splendida; chi c’è stato non può non sognare di ritornarci per rivisitarla con più tempo e più calma. E’ la città, tra l’altro di cui è stato vescovo il cardinale Karol Jòzef Wojtyla, futuro Papa Giovanni Paolo II. Auschwitz è il nome, in lingua tedesca, della cittadina polacca Oswiecim.
Nel territorio di Auschwitz-Oswiencim i nazisti nel 1940, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, cominciarono a costruire un Campo di concentramento che costituì la più infernale e disumana macchina di sterminio di milioni di esseri umani che la storia ricordi. Cittadini polacchi, zingari, prigionieri di guerra di tutti i paesi occupati nonchè Sovietici, Cechi, Bielorussi, Jugoslavi, Francesi, Italiani, etc. Ma soprattutto ed innanzitutto Ebrei di tutte le nazionalità, rastrellati in tutti i territori, Italia compresa, occupati dalle truppe del Terzo Reich.
L’impressione che il campo di concentramento Auschwitz/Birkenau ( oggi eretto a Museo) mi ha suscitato è stata al contempo di indescrivibile orrore e di commozione profonda. Per tutto il tempo che vi ho trascorso, sono stato risucchiato come in un vortice di smarrimento ed incredulità; non riuscivo a comprendere come sia stato possibile che la mente umana abbia potuto concepire che milioni di uomini – oltre 16 milioni secondo le più accreditate ricerche degli storici – venissero sottoposti a sevizie, torture, umiliazioni di ogni genere ed infine sterminati per il solo motivo di essere di razza o di etnia o di orientamento politico diversi da quelli ritenuti propri della razza, cultura e politica nazista. Con ribrezzo per ciò che avevano rappresentato e per l’uso che ne era stato fatto, ho guardato le camere a gas e i forni crematori che erano serviti per eliminare milioni di persone.
Nel ricordo del 27 gennaio del 1945, giorno in cui le truppe russe entrarono nel Konzentrazions-Lager di Auschwitz/Birkenau e ne scoprirono gli orrori, ogni anno in Italia si fa memoria della Shoah. Si ricorda lo sterminio, di milioni di Ebrei non solo nel campo di Auschwitz, ma in tutti gli altri Konzentrazions-Lager disseminati nei territori occupati dalle truppe tedesche.
Per avere una testimonianza diretta, di una persona che ha vissuto sulla propria pelle l’abiezione della deportazione nazista e della morte, ho chiesto ad un’amica polacca di Cracovia, Helena Kubica, una sua personale riflessione su quanto è accaduto ad Auschwitz e, più in generale, sulle ragioni profonde che hanno potuto scatenare, nell’animo umano, un comportamento così bestiale.
Helena Kubica è stata una storica contemporanea, già docente all’Università di Varsavia, i cui familiari di etnia ebrea: padre, madre, sorella e fratello, nonni furono internati insieme a lei, la più piccola della famiglia. Tutti, tranne lei, morirono ad Auschwitz. Lei sola si salvò ed ancora oggi non riesce a rendersi conto di come e perché questo miracolo sia potuto succedere.
“Forse, mi dice parlando senza alcuna animosità, sono sopravvissuta perché io potessi essere testimonianza vivente e tramandare alle future generazioni, l’abiezione e la degradazione nelle quali l’uomo è capace di precipitare ed inabissarsi per responsabilità di sè stesso, dello stesso uomo. E’ successo come se Caino – dice Helena guardandomi intensamente con i suoi grandi, dolcissimi occhi cerulei, fosse diventato un soggetto collettivo (il Nazismo), ed avesse deliberatamente e senza una ragione spiegabile, deciso, in un certo momento della sua esistenza, di annientare Abele, diventato anch’esso un soggetto collettivo (gli Ebrei e tutte le altre vittime della sua follia omicida). Non trovo altra spiegazione – continua Helena, che possa pienamente soddisfare la mia domanda: perché è successo?”.
Helena, ha scritto ed mi ha inviato un bellissimo saggio storico sulle vicende del Konzentrazions-Lager di Auschiwitz. Le cifre che vi sono contenute sono frutto di laboriose e lunghe ricerche condotte da lei insieme ad altri ricercatori e studiosi, polacchi e di altre nazionalità, che si sono impegnati con rigore scientifico, trascorrendo anni a consultare documenti, fonti archivistiche e ad ascoltare testimonianze dirette, per realizzare il progetto di portare alla conoscenza del mondo le orribili conseguenze della barbarie nazista.
“Il Lager di Auschwitz – scrive Helena – pur continuando ad essere il luogo di deportazione di Polacchi e di altre nazionalità, a partire dal 1942 svolse la funzione di centro di sterminio degli Ebrei. La scelta di Auschwitz seguì di poco l’ordine di Hitler del 1941 di eliminare fisicamente tutti gli Ebrei che si trovavano nella sfera di influenza tedesca. Rudolf Hoss, comandante di Auschwitz, scrisse in proposito: ‘Gli ebrei sono gli eterni nemici del popolo tedesco e devono essere sterminati. Tutti gli Ebrei su cui possiamo mettere le mani in questo tempo di guerra devono essere ammazzati, senza eccezioni. Se non riusciremo ora a distruggere le basi biologiche dell’ebraismo, un giorno saranno gli Ebrei ad annientare il popolo tedesco’. Ho letto e riletto tante volte queste parole, ma non sono riuscita e comprendere come sia possibile che un Paese possa essere edificato ed avere l’ambizione di durare per mille anni, come volevano fare i nazisti con la loro nazione, fondandola su di un odio così folle, feroce e totalizzante come quello espresso dalle parole di Hoss. Che però costituivano una delle basi ideologiche e politiche su cui era stato costruito il Terzo Reich”.
Giuseppe Sestito
(La redazione di lameziaterme.it ringrazia il Preside Giuseppe Sestito per la sua straordinaria testimonianza e il prezioso contributo fornito)