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‘Non mi hai detto più ti amo’ o del trionfo della famiglia

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Non mi hai detto più ti amo

Non mi hai detto più ti amo

Catanzaro, 24 gennaio 2019. Un altro grande appuntamento con la stagione  teatrale organizzata da AMA Calabria al Teatro Comunale di Catanzaro. In scena Non mi hai detto più ti amo con due interpreti molto amati dal pubblico Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia.

Un ménage coniugale apparentemente perfetto: lei, Serena, mamma e moglie premurosa, lui, Giulio, medico zelante, e due figli ventenni Tiziana e Matteo. Una famiglia normale, alle prese con i problemi di tutti i giorni fino a quando un evento non sconvolge la loro quotidianità…


Una imponente scenografia semovente si apre su una zona living con terrazzo e angolo cottura per trasformarsi, durante lo svolgimento scenico in uno studio medico, un bar, un monolocale…
I ritmi della recitazione trovano un perfetto contrappunto in questa scena mutevole firmata da Alessandro Chiti, nel disegno luci di Umile Vainieri e nelle musiche originali composte da Giovanni Caccamo.


Qui vivono e si muovono i personaggi di questa storia contemporanea scritta, con eleganza e misura, da Gabriele Pignotta che ne firma anche la regia.

Adorabile Lorella Cuccarini nelle vesti di Serena. “Madre amorevole e sposa servizievole” da Carosello televisivo, premurosa, affettuosa e pronta a prevenire e soddisfare i desideri di tutti dispensando pazienza e sorrisi fino al momento del riscatto che passa attraverso un percorso di dolore e di scelte difficili. Un travaglio interiore che non viene percepito da Giulio. Come Gloria Bell vorrebbe urlare “Ho cercato il tuo sguardo, ma ero invisibile”. Allora impone la sua assenza e il dramma privato, individuale, soggettivo investe lo spazio domestico destrutturando l’ordine costituito e mettendo in crisi i rapporti familiari. Smette, così, il grembiule di casalinga e indossa i blue jeans della trasgressione e i tailleur della donna in carriera anche se riappropriarsi della propria femminilità, del proprio lavoro, della propria vita significa distruggere il mito della donna madre/moglie, custode del focolare domestico.

Duetta con la Cuccarini un brillante Giampiero Ingrassia nella parte di Giulio, medico della mutua operativo h24, pronto a dispensare cure e consigli telefonici. Completamente assorbito dalla sua professione, è marito e padre distratto. Non si accorge di quanto Serena stia silenziosamente invocando il suo aiuto e un po’ di tenerezza… basterebbe una tisana, se solo Giulio fosse in grado di prepararla! Si trova così ad affrontare una realtà diversa da quella che i suoi schemi mentali di marito servito e riverito gli consentono di pianificare e di conciliare con il suo lavoro. Tuttavia, pur travolto da questa spirale domestica, cerca di non perdere la propria razionalità, di stare vicino ai figli e di ripensare al rapporto con Serena mettendosi a nudo di fronte alla necessità di una scelta (quella di lei) e cercando una risposta capace di lenire le lacerazioni che lo stanno dividendo dalla donna della sua vita.

Pignotta guarda a questa coppia con sensibilità e intelligenza, costruendo loro un percorso di riconciliazione ricco di ostacoli, fraintendimenti, un po’ di gelosia e un colpo di scena finale.

Il quadretto familiare è completato dai figli Tiziana e Matteo ottimamente interpretati da Raffaella Camarda e da Francesco Maria Conti. Lei in piena crisi esistenziale reagisce magnificamente all’assenza della madre cercando di sostituirla, lui –da “cocco” di mamma protetto, amato e incoraggiato nella propria autostima – si trova improvvisamente senza radici,  preda di un “Io” debole che tende sistematicamente a rifugiarsi in una sorta di pubertà protratta.

Nel quartetto si inserisce un esilarante personaggio, Morosini, paziente di Giulio di cui Fabrizio Corucci ne dà un ritratto da bambinone vivace e logorroico ma non privo di dolcezza. Affetto da sindrome da abbandono materno cerca cure e conforto in Giulio fino ad attuare una sorta di transfert emozionale con Serena. Il suo personaggio è una sorta di proiezione futura, un ingrandimento di quello che potrebbe essere il destino di Matteo.

Opera corale ma anche di coppie (marito/moglie, madre/figlio, fratello/sorella, medico/paziente) e di rovesciamenti di ruoli a causa delle torsioni impresse ai loro rapporti dallo sviluppo del gioco scenico, la pièce è ben concepita sia dal punto di vista della costruzione dei caratteri che dell’impalcatura drammaturgica con una lingua viva, parlata, quotidiana ma con un decoro espressivo che, nella ritrovata armonia, rende i personaggi intensamente veri e vicini riaffermando il concetto di famiglia come luogo di salvezza. Finale da commedia musicale sulle note dei Kiss.

Lunghissimi applausi per tutti.

Giovanna Villella

[foto di scena: web]

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