Lamezia. “Il mio gilet giallo”, lettera aperta di una precaria Sacal
3 min di letturaLAMEZIA. Vertenza stagionali Sacal, pubblichiamo la lettera aperta inviata alla stampa dalla precaria Consuelo Anello.
Di seguito la missiva: ” Ho 39 anni e dal 2011 lavoro come addetto di scalo stagionale presso l’aeroporto di Lamezia Terme. Otto anni da precaria. Nulla in confronto ai 13 anni di precariato in cui versano alcuni dei miei colleghi Oua (operatore unico aeroportuale). Tuttavia nel 2018, in seguito ad alcune trattative tra azienda e sindacati, si parla finalmente di stabilizzare un primo gruppo di stagionali. Non saprei spiegarvi il perché ma alla fine tutto cade nel dimenticatoio e, il sogno di un contratto a tempo indeterminato svanisce. E’ una sera di dicembre, prima delle festività natalizie, amareggiata decido comunque di provare a fare qualcosa. Una cosa piccola ma per me un gesto significativo, che dovevo a me stessa.
Prendo un comunissimo gilet giallo e con su scritto “stagionale stagionata 2011-2018” lo indosso, perché anche IO voglio dare voce ad un’ingiustizia, la mia e di altri stagionali a cui, dopo anni di duro lavoro, viene negata la possibilità di essere stabilizzati. E sui social, insieme ai miei colleghi, avviamo una protesta #ilmiogiletgiallo per dire basta al nostro precariato infinito. Una protesta piccolissima, che passa inosservata. Ma vi dirò ero fiduciosa. Noi non ci arrendiamo. Continuiamo a far pubblicare articoli sui giornali locali per mantenere viva l’attenzione sulla nostra situazione, contattiamo degli avvocati. Dopo le feste, riprende, nonostante vari problemi, il dialogo tra sindacati e azienda, i colleghi Oua con l’appoggio di Confintesa iniziano un sit in di fronte l’aeroporto, e grazie a loro arrivano anche le telecamere di Striscia la Notizia.
Mi ricordo di aver pensato “ ce la possiamo fare, è la volta buona”. Ma il mio entusiasmo si infrange contro la realtà. Veniamo, infatti, a sapere che l’azienda, al prossimo incontro con i sindacati, proporrà di fare un bando pubblico per poter creare un bacino di stagionali da cui attingere per la stagione estiva. Ma se io sono stagionale da otto anni perché devo partecipare a un bando per continuare ad essere stagionale?Ma dove sono finite le stabilizzazioni? Facendo fede alle motivazioni dell’azienda, essendo le nostre graduatorie interne scadute, per rinnovarle, si deve ricorrere a un bando, ma trattandosi di un azienda a partecipazione pubblica, il bando deve essere pubblico. Quindi nonostante l’esperienza, la formazione, nonostante le certificazioni ottenute, necessarie per il nostro lavoro, ci ritroviamo al punto di partenza. Invece di fare passi avanti verso il futuro, ci ritroviamo catapultati nel passato, agli inizi del nostro percorso. Dobbiamo nuovamente dimostrare di avere i requisiti per lavorare in aeroporto. Allora mi chiedo chi sono io per la mia azienda? O meglio cosa sono? Sono un unità, un turno da assegnare, un imbarco da coprire, un check in da aprire, un’ora di straordinario, sono un costo. Sono tante cose ma non la più importante: una risorsa. Ma io voglio dirlo con tutte le mie forze: ‘Io sono una risorsa’ per la mia azienda, che ho contribuito a far crescere con il mio lavoro, impegno, professionalità. Non mi sento più una stagionale ma una lavoratrice a tempo indeterminato, il mio posto me lo sono guadagnato e mi dovrebbe essere garantito, non messo in discussione da un bando. Io sono una lavoratrice la cui dignità è stata mortificata, e il cui valore non viene riconosciuto. Ma il tempo delle parole è finito, ora è il momento di togliere il mio gilet giallo riporlo nel cassetto insieme ai miei sogni e, aspettare la decisione di un azienda, di cui ormai mi sento parte integrante, che forse mi condannerà, ancora per molto tempo, ad essere una stagionale stagionata”.