Lamezia Summertime. “Bollari” o il respiro del mare
3 min di letturaLamezia Terme, 21 marzo 2019, Chiostro S. Domenico Caffè letterario. In scena, per il Lamezia Summertime 2018 sezione TeatrOltre: il Teatro Ritrovato, lo spettacolo Bollari: Memorie dallo Jonio di e con Carlo Gallo (Teatro della Maruca) collaborazione artistica di Peppino Mazzotta, costumi di Angelo Gallo.
Il progetto Lamezia Summertime è un evento storicizzato, realizzato dal Comune di Lamezia Terme in collaborazione con Arci Lamezia Terme/Vibo Valentia in qualità di partner di progetto e finanziato dalla Regione Calabria con fondi PAC per il triennio 2017-2019.
Bollari è un “cunto” antico e antico il suo primo cantore, Suricicchiu. Carlo Gallo, straordinario, lo ha trasformato in uno spettacolo teatrale. Una scena nuda, una quinta nera e lui, l’Attore, che dà vita e respiro alle parole. Un racconto fitto e denso, in una lingua come di roccia aspra levigata dall’acqua di quel mare popolato di miti, leggende e pesci che diventa narrazione confidenziale delle lunghe ore passate in giovinezza accanto a un padre, pescatore e marinaio rinomato, e a quell’amico, Suricicchio, “piccolo e con le gambette veloci”. Ma è anche denuncia di una vita di fatica e di miseria nell’Italia del regime fascista in cui Bollari diventa il grido felice che fende l’aria ferma e assolata dello Jonio all’arrivo del banco dei tonni che fanno ribollire l’acqua. “Prodigio di mare” e grido che placa la fame, atavica, dei pescatori.
Carlo Gallo diventa così il cantore-timoniere, la voce narrante che con distaccata ironia e ritmo cullante evoca, facendoli affiorare dagli abissi della memoria, i moti segreti , le intese, le ripulse, le passioni, le viltà che intarsiano, sotterranei, i personaggi. La ruvidità del padre, mastro Rafele, con quella sigaretta perennemente appesa tra le labbra, una mano mozzata e la mappa dello Jonio memorizzata negli occhi. La rabbia e la delazione di mastro Peppe. La severità e l’amorevolezza delle mamme calabresi. La violenza di Michele Mastano che pur lascia intravvedere un scintilla di umanità. La tenerezza e la fedeltà di Suricicchio, anche se Sandro era il suo vero nome…
E, con uno scarto spazio-temporale, il pubblico è là sul molo, confuso tra la folla, ad aspettare la Cecella, la più grande imbarcazione dello Jonio, capitanata da mastro Rafele, nostrano Achab, che trasporta il suo prezioso carico di pesce; tra i paesani trepidanti che attendono Mussolini in piazza; nel coro dei pescatori “oh rema rema rema e tiramu l’arrancata…” o sui calanchi argillosi, con “il naso a profuma di mare” a scorgere la passa dei tonni e a gridare Bollaaaariiii, o ancora in quell’ultima tragica pescata a seguire il cambio repentino delle correnti e il lancio, preciso, delle tre pigne, quella con la miccia lunga, quella con la miccia media e quella con la miccia corta… fino al sacrificio finale.
Vicenda di mare Bollari, piena di forte suggestione dominata dal tema della pesca, il “mestiere della miseria”, e dall’ineluttabilità del destino. Storia e memoria di terra meridionale infusa e circondata da elementi reali e simbolici. Perché qui il mare è anche un “mare di parole” cantate contratte dilatate gridate sussurrate che danno corpo a voci popolane, ora stridenti ora lamentose o a voci di comando e di sopruso mentre le mani vorticano, danzano nell’aria, avanzano e si ritraggono come fa l’onda sulla sabbia, con lentezza o rabbia.
Giovanna Villella
[foto di scena_Ennio Stranieri]