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La colomba pasquale

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La colomba pasquale

La colomba è uno dei dolci più rappresentativi della tradizione pasquale; diffusa su tutto lo Stivale, la ricetta originaria è di provenienza lombarda, sebbene negli anni si siano sviluppate le più creative varianti da regione a regione

Da quelle industriali di ogni marca fino a quelle artigianali delle nostre pasticcerie, c’è l’imbarazzo della scelta: lo sa ogni abitante della nostra piana lametina, che sceglie per sé il meglio che crede, deliziandosene.

A monte, però, pare esserci stata una strategia di marketing firmata dal brevetto Motta: fu il direttore della pubblicità Dino Villani, infatti, ad avanzare una proposta, che da allora ad oggi, è risultata vincente.

L’azienda, già conosciuta per i suoi famosi panettoni, decise di trovare uno stratagemma per riutilizzare macchinari e ingredienti natalizi anche nei mesi successivi. Nacque così la colomba: un dolce che sfrutta le medesime procedure di preparazione, rifinito da uno strato superficiale di mandorle.

La forma richiama la tradizione cristiana, è evidente a tutti! Il volatile è un animale che ricorre frequentemente nelle Scritture, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento. Dall’Arca di Noè alla Risurrezione di Cristo, è rappresentazione dello Spirito Santo, della speranza e della salvezza.

Qualche particolare storico va aggiunto, oltre a questo, però!

Pare che nel Seicento Santo Colombano sia stato invitato insieme ai suoi monaci alla corte della regina longobarda Teodolinda. Questi si rifiutarono di mangiare a banchetto, perché adibito a pietanze di carne, preferendo la penitenza, pur non essendo un venerdì di quaresima. Il santo, allora abate, per evitare che la regina potesse offendersi, avrebbe trasformato i piatti succulenti in pani bianchi e candidi, dalle tipiche forme della colomba.

Un’altra leggenda, infine, farebbe risalire la colomba pasquale alla battaglia di Legnano del 1176: si racconta come tre colombe si posarono sopra le insegne longobarde, portando fortuna e vittoria all’esercito del Carroccio, ma non diciamolo a Salvini, per non fargli montare la testa!

Prof. Francesco Polopoli

 

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