La mostra Il cardo e la rosa – appunti da un passato prossimo al Tip Teatro
2 min di lettura“Il cardo e la rosa – appunti da un passato prossimo” è il titolo della mostra fotografica a cura di Giovanni Orlando Muraca che sarà inaugurata lunedì 15 aprile alle 20 nella sala Canyon Inverso del Tip Teatro
Visitabile in doppia lingua fino al 1 maggio.
Tutti questi giovani fotografi che si agitano nel mondo, consacrandosi alla cattura dell’attualità, non sanno di essere degli agenti della morte. Tale è il modo in cui la nostra epoca assume la Morte: con l’alibi che nega lo smarrimento del vivente, di cui il Fotografo è in un certo senso il professionista.” Roland Barthes
“Partendo da un corpus fotografico che documenta i rituali di flagellazione nel sud Italia, l’idea alla base de “Il cardo e la rosa” è una riflessione sui repentini cambiamenti di “sguardo” tra osservatore ed osservato, negli ultimi anni – afferma Giovanni Orlando Muraca – Nelle regioni meridionali della penisola hanno resistito, all’usura del tempo e ai radicali mutamenti, molti contesti festivi del cattolicesimo popolare, contraddistinti da significati e contenuti legati agli universi pastorali e contadini che ne costituiscono la base storica. Tra questi, i rituali dei “battenti” di Verbicaro, Nocera Terinese e Guardia Sanframondi che, al di là delle differenze esplicative, sono accomunati da simili motivazioni i quali rientrano nei processi d’identificazione con la passione del Cristo ed il successivo “riscatto”, attraverso il sacrificio del sangue. Questi riti, con i loro apparati culturalmente codificati, forniscono una tangibile opportunità per “osservare” la morte senza per questo subirla, anzi superandola nella possibilità dell’interpretazione simbolica. Tuttavia, le straordinarie accelerazioni tecnologiche della riproduzione della realtà hanno modificato la rappresentazione e la narrazione di tali riti, creando altri significati, nuove interpretazioni e, in alcuni casi, nuove progettualità sperimentali legati ai linguaggi artistici della contemporaneità. La sequenza fotografica proposta diventa, quindi, altro da sé, un furto fotografico alla memoria, dove fotografia e memoria sono nomi diversi di un identico processo”.