A proposito di dighe e ponti…
3 min di letturaNon è mia intenzione parlare della diga del Vajont o del Gleno, né tantomeno del Ponte Morandi di Genova: mai come in questi casi il silenzio è più eloquente, direi!
Piuttosto, mi va di sottolineare il valore della cultura, che ha peso sulle parole, solo quando ha una sua traduzione.
Tuttavia, in una società in cui i lessici vanno riducendosi sempre più fino all’incomprensione, urge quanto prima una rieducazione verbale, che è prerequisito di ogni contenuto.
Il post testuale, in sovraimpressione , risponde a questo appello e, dal momento che è virale su Facebook, è fortemente condiviso, mi pare evidente: “Gli unici muri da costruire sono le dighe ai fiumi di ignoranza”, chi può dissentirne?
Un paese che ricorre ai libri rinsalda i propri mattoni, secondo me, perché ha più coscienza. Ci sono Pilastri che non crollano: Parola della poesia e della narrativa!
Nella politica, invece, c’è già un difetto nell’uso delle coniugazioni: l’uso del condizionale, ad esempio, che è ponte sospeso tra Verità e Bugia, finché dura, mi permetto di aggiungere, alla luce o dietro le ombre delle recenti notizie di cronaca.
Tra fatti realmente accaduti e responsabilità possibilmente da accertare, sento finanche in TV: è il caso di spegnerla, anch’essa è sfrontata!
Realmente, possibilmente: due avverbi di modo che chiudono spesso ogni cosa con un po’ di maniera. Per quanto mi riguarda, diffido di chi ha soluzioni in tasca, pronte all’uso, ma solo per la circostanza, così come ho molte riserve per chi ha letto un solo libro.
Già, Timeo hominem unius libri (lett. “Temo l’uomo di un solo libro”): un pensiero tomista che lega la più efficace delle interpretazioni alla pluralità di idee. Così è, se vi pare, malgrado su questo argomento il pensiero letterario sia stato alquanto bivalente, almeno all’apparenza. Perché?
Il rovesciamento è il linguaggio dissacratorio per le istituzioni profanate da incoraggiare, non dimentichiamolo e pare che abbia funzionato, data la mole di lavoro di chi non ha mai mollato il proprio calamo scrittorio per la Comunità.
Eh sì, la penna come forma di contropotere: si può pagare caro tutto ciò, ma una buona eredità non si spenna, assolutamente no!
«Poich’io cultor di pochi libri vivo»
(Ugo Foscolo, lirica a Vincenzo Monti)
«Di libri basta uno per volta, quando non è d’avanzo»
(Alessandro Manzoni, Introduzione ai Promessi Sposi)
«Gino mio, l’ingegno umano
Partorì cose stupende
Quando l’uomo ebbe tra mano
Meno libri e più facende»
(Giuseppe Giusti, Epigramma a Gino Capponi)
Nel chiudere con l’immagine del social network, i libri quindi, sono, esperienze in dono di un altro: possono servire a “Contenere” e a “Comprendere” senza fare acqua da tutte le parti, come sta succedendo molto spesso; anzi, accogliere e proteggere questa sorgente di vita significa nutrirsi adeguatamente per quell’ambiente di crescita comune, che è questo strano mondo che ci accomuna. I libri, alla pari delle persone, sono un insieme di filtri che funzionano assieme, solo assieme (P. La Scala): impariamolo per la convivenza, senza attendere altri disastri.
Prof. Francesco Polopoli