Addio a Romano De Grazia, una vita per la legalità contro il malaffare
2 min di letturaFALERNA. “A Te, mia carissima amica e pronipote del leggendario Enrico Toti, affido il compito di divulgare la notizia del mio decesso quando avverrà. Romano De Grazia nato il 1/3/ 1936 è andato a raggiungere i suoi ragazzi: Rosangela, Francesco, Maddalena, nostra eroina, Paolo e gli amici combattenti in trincea, Amedeo Rovella e Pino Raschello, muratore al quale è intestata la sala convegni del Centro Studi Lazzati”.
Questo il mesto messaggio che Paola Toti ha diffuso sul profilo Facebook del giudice Romano De Grazia, per annunciarne la scomparsa. Magistrato, già presidente onorario aggiunto alla Corte di Cassazione, De Grazia ha indirizzato tutta la sua vita verso un unico e grande obiettivo: la lotta per la legalità e la giustizia, unitamente al contrasto del potere malavitoso da mettere in campo con ogni mezzo lecito. Il magistrato lametino fu anche autore della famosa legge Lazzati che vieta ai malavitosi di fare propaganda elettorale.
Una legge che impiegò molto tempo per essere approvata dal Parlamento e che, a conclusione del suo lungo iter, venne anche rivisitata e corretta dalle commissioni parlamentari. Operazione di ‘scrematura’ della normativa che De Grazia non gradì affatto. Diversi anni fa fondò il Centro studi Lazzati, dandogli il nome del politico e docente milanese che l’arcidiocesi di Milano ha riconosciuto come ‘Servo di Dio’, un uomo illuminato che De Grazia considerò come figura guida. Da molti anni il giudice viveva a Falerna, nella sua casa tra la collina e il mare; un luogo che era diventato un rifugio, dopo una vita intensa e travagliata che era anche stata segnata da gravi lutti familiari.
M.S.