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Adoc Calabria e Uil Pari Opportunità: Covid-19, consumiamo calabrese

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Istat: carrello spesa maggio +2,6%

Aiutiamo l’economia della nostra terra e contribuiamo a salvare l’occupazione

Comunicato Stampa

“Il periodo drammatico che stiamo vivendo ha messo in risalto  una debolezza della Calabria, quella del suo tessuto economico, produttivo e sociale. Una debolezza storica, accentuata dal Covid e dalla scarsa efficacia delle disposizioni normative messe in campo per ristorare l’economia, che come detto da Bankitalia, fa si che il settore in Calabria sia in caduta libera, così come lo è la fiducia dei consumatori che, davanti ad un nemico imperscrutabile, si stanno rifugiando, stanno riducendo i propri acquisti o li stanno facendo sfruttando le occasioni dei canali telematici”.

Questo è l’allarme lanciato da Marilina Pizzonia e Anna Comi, rispettivamente presidente dell’Adoc Calabria (Associazione difesa e orientamento consumatori) e Coordinatrice regionale Pari opportunità della Uil Calabria.

“Questa terribile crisi, dovuta al Covid-19 – proseguono Marilina Pizzonia e Anna Comi promuovendo gli acquisti made in Calabria –  non deve essere sprecata, può e deve essere trasformata in un’opportunità di rinascita. Oggi più che mai, però, è necessario sostenere l’economia, soprattutto quella locale. Non vogliamo dire ai nostri concittadini di trasformarsi in cicale, ne vogliamo fare loro i conti in tasca. Ciò che ci preme, però, in questo delicato momento storico è suggerire loro, nella loro spesa quotidiana o negli acquisti extra, di favorire, ove  possibile il consumo a chilometro zero. Consumiamo calabrese ed aiutiamo l’economia della nostra regione. Acquistando in loco, non solo favoriremo l’economia dei nostri territori ma, contribuiremo a salvaguardare posti di lavoro che, visto i settori colpiti, sono occupati prettamente da donne”.

Per la Presidente dell’Adoc Calabria e la Coordinatrice regionale Pari opportunità della Uil Calabria: “Il Coronavirus ha messo a nudo anche lo stato comatoso della sanità calabrese. Il Servizio sanitario della Calabria, che catalizza su di sé quasi i due terzi del bilancio regionale, è stato depredato, piegato ai voleri cinici e balordi di lobby senza pietà, è diventato una prateria dentro la quale la ‘ndrangheta ha potuto depredare pascendosi indisturbata”.

“Il prolungato commissariamento, durato oltre dieci anni – è l’affondo di Pizzonia e Comi – non ha fatto altro che tagliare linearmente le dotazioni strutturali e professionali del settore e, oggi, quando la seconda ondata del Covid-19 ha colpito duramente la nostra regione i nodi sono venuti al pettine. Si parla di ospedali da campo quando in Calabria ci sono diciotto nosocomi chiusi che potrebbero essere rimessi in sesto in poco tempo e destinati ai pazienti paucisintomatici. Ma non solo, ci si dimentica che per far funzionare la macchina sanitaria è necessario avere, quanto meno, medici, infermieri e Oss a sufficienza per garantire la corretta assistenza ai pazienti ricoverati”.

“Il balletto inaspettato e incredibile sulla nomina del nuovo commissario ad acta, dopo le dimissioni shock del generale Cotticelli – continuano Pizzonia e Comi – ha messo alla berlina il ceto politico e dirigente calabrese e coloro che la Calabria rappresentano stando al Governo o fra gli scranni del Parlamento. Una farsa, una telenovela che ha scalfito l’immagine di una regione troppo spesso trasformata in terra di conquista elettorale”.

“E cosa dire infine – concludono – del surreale silenzio che la deputazione calabrese e la politica regionale si è imposta sull’esposto-denuncia presentato unitariamente dalle segreterie confederali di Uil, Cgil e Cisl nelle mani del Procuratore Nicola Gratteri per chiedere allo stesso e ai suoi più stretti collaboratori di fare luce sulle zone d’ombra del comparto sanitario calabrese, dentro le quali sono cresciute carriere politiche e burocratiche, dentro le quali hanno agito criminali senza scrupoli”.

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