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“L’afide e la formica”, Amalia Bruni: un modo originale e commovente di raccontare una Calabria diversa

3 min di lettura

“L’afide e la formica”, Amalia Bruni: “Il film di Mario Vitale è bellissimo, un modo originale  e commovente di raccontare una Calabria diversa, osservata attraverso la lente dell’immigrazione e  dell’ identità. Invito tutti a vederlo”

Comunicato Stampa

“La leggerezza ma al tempo stesso la profondità con cui Mario Vitale, regista lametino di grande sensibilità e respiro artistico, racconta le storie che poi tramuta in film é davvero impressionante.

La pellicola affronta temi universali come l’immigrazione, l’identità e la redenzione (tutti cari a noi calabresi) senza mai cadere nella retorica ma che anzi apre una finestra su un fenomeno che ci riguarda da vicino, quello delle nuove generazioni di immigrati che vivono in Calabria. Uno dei meriti principali del film di Vitale è quello di presentare la nostra regione lontana dai soliti clichè, mostrando debolezze e frustrazioni ma anche tanta umanità.

“L’Afide e la formica” che verrà trasmesso stasera su Rai Tre è un’opera che colpisce dritto al cuore. Il film racconta la storia della sedicenne Fatima, figlia di genitori musulmani, costretta a portare il velo pur essendo nata in Calabria.

Una ragazza che vive con grande disagio la sua solitudine, lontana dal mondo adolescenziale. L’occasione di cambiare qualcosa nella sua vita arriva quando il suo professore di educazione fisica decide di organizzare la Maratona di Sant’Antonio. In breve tempo questa corsa diventa l’obiettivo principale di Fatima.

Il film continua narrando l’evolversi del rapporto tra Fatima e il suo insegnante (interpretato splendidamente da Giuseppe Fiorello),  tra pregiudizi, usi, tradizioni e diverse culture che via via si integreranno rappresentando un riscatto per entrambi. Lo dico con con sincerità, guardare il film di Mario ha emozionato tutti noi lametini, rivedere grazie alla storia di Fatima, i luoghi della nostra città , persone che conosciamo e che incontriamo tutti i giorni, rivivere storie che abbiamo sentito dai racconti di nostri amici, colpisce in maniera profonda.

E poi, con il film di Mario ci riappropriamo del nostro orgoglio di essere calabresi (in questo caso anche Lametini) perché con la sua opera racconta, in modo originale  la Calabria dell’oggi ma soprattutto di quella del domani attraverso lo sguardo di una ragazza immigrata che cerca la sua strada tra mille difficoltà.

Davvero un lavoro eccellente quello di Mario,  bravissimo nel portare sullo schermo temi di stringente attualità facendo diventare Fatima il simbolo di “un desiderio di appartenenza e integrazione di tutta una generazione di nuovi immigrati”, come ha spiegato benissimo lo stesso regista.

Si esce dal cinema con qualche lacrima di commozione versata ma con la rinnovata consapevolezza che essere calabresi deve renderci sempre fieri. E il film vale davvero la pena di vederlo.

Lo scrive in una nota Amalia Bruni, consigliere regionale del Partito Democratico.

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