L’afide e la formica: la ricerca di riscatto e integrazione nella Calabria contemporanea
3 min di letturaL’Afide e la formica, il film del regista lametino Mario Vitale è andato in onda in prima serata su Rai Tre martedì 2 gennaio
Il confronto tra due culture e due generazioni, la voglia di riscatto, il coraggio di dare una svolta alla propria vita, sono i temi dominanti del film “L’ afide e la formica” del 2021 per la regia del lametino Mario Vitale e trasmesso su Rai Tre qualche giorno fa.
Girato nella Calabria dei nostri giorni e precisamente a Lamezia Terme tra il 5 settembre e il 10 ottobre 2020, il film narra la storia singolare di Fatima (Cristina Parku), una adolescente sedicenne di origini marocchine, ma nata in Calabria e chiusa nella sua solitudine e Michele Scimone (Giuseppe Fiorello), ex maratoneta e insegnante cinquantenne di educazione fisica nell’istituto dalla ragazza. Una storia che vede entrambi i protagonisti uniti da problemi insoluti: Fatima è costretta dalla madre a portare il velo e a rispettare la tradizione anche se suo padre le ha abbandonate per un’altra donna; Michele, sempre triste e malinconico, reduce da un passato di gran corridore è caduto in un tunnel da cui non riesce a rialzarsi sia per la morte del figlio Roberto ucciso dalla mafia e sia per la fallita relazione con l’ex moglie Anna.
Michele cerca un rimedio contro il dolore e le proprie angosce, Fatima un riscatto verso una vita diversa da quella che sta vivendo sperando di inserirsi completamente nel tessuto sociale. Il destino li unisce in una straordinaria avventura che li farà crescere personalmente rendendoli finalmente liberi dal peso del complicato passato. Infatti l’opportunità di un salutare cambiamento si presenta allorquando Michele propone agli studenti di partecipare alla Maratona di Sant’Antonio alla quale vorrebbe aderire anche la ragazza marocchina che ne viene impedita dal professore che ravvede nel velo, che ella indossa, un significativo motivo di pregiudizio.
Superato questo ostacolo, Fatima può correre per la corsa, che diventa un’occasione di rivincita personale, vincendo la medaglia d’argento.
La vittoria segna l’inizio di una nuova vita per i due protagonisti che si renderanno veramente liberi: Fatima si toglierà il velo e praticherà lo sport vivendo una vita normale ben radicata nel territorio, mentre Michele troverà il coraggio di affrontare l’assassino del figlio perdendo, purtroppo, la vita.
Per tutta la durata del film i protagonisti vivono in simbiosi come l’afide, che è un parassita delle piante e che simboleggia il pregiudizio nei confronti di Fatima, mentre la formica la ragazza, di origine musulmana, che dovrà combattere contro le critiche e la radicale ideologia razzista. Da qui deriva il titolo del film L’afide e la formica. In una battuta Fatima dice a Michele: «Siamo come l’afide e la formica, due esseri che vivono in simbiosi».
Felice il debutto alla regia di Mario Vitale che viene supportato nella sua fatica cinematografica dalla lodevole performance di un cast che annovera Valentina Lodovini (nel ruolo di Anna), Alessio Praticò (nel ruolo di Nicola), Ettore Signorelli e Nadia Kibout i quali riescono a portare sullo schermo la Calabria di oggi e anche quella di domani lontana dai consueti cliché attraverso la storia di una immigrata che cerca a tutti i costi di integrarsi, di redimersi, di affermare la propria identità e quindi Fatima diventa il simbolo della generazione dei nuovi immigrati che vivono in Calabria con i loro sogni e le loro aspirazioni di integrazione e affermazione della loro appartenenza. Diversi i riconoscimenti ottenuti dal film per l’eccellenza del lavoro e per la tematica di prorompente attualità veicolata sullo schermo con innegabile abilità professionale.
Lina Latelli Nucifero