#letturedestate Tre gialli di Agatha Christie per un week end di fuoco
4 min di letturaC’è un cadavere in biblioteca, Dieci piccoli indiani e Tragedia in tre atti: tre proposte della Christie per mettersi in gioco durante le vacanze
#letturedestate Per il lungo week end post-ferragostano, preludio del rientro a lavoro o primo assaggio di ferie estive, il nostro consiglio di lettura si fa in tre e chiede aiuto alla regina indiscussa del giallo: Agatha Christie.
Abbiamo optato per una selezione di gialli al fine di andare a toccare le diverse “stanze” all’interno delle quali la penna della Christie ha agito con maestria, intuito e sagacia. Conosceremo quindi l’arguta miss Marple e avremo modo di gettare uno sguardo ammirato sui baffetti di Hercule Poirot, senza tralasciare il tema della cosiddetta “camera chiusa” che dalla Christie in poi verrà adottato sia in letteratura che al cinema.
La porta di aprì. Adesso doveva venire il rumore delle tendine che si aprivano. Ma questo non accadde. Nella penombra grigia della stanza, risuonò isterica e strozzata la voce di Mary: “Oh, signora, signora, c’è un cadavere in biblioteca!”.
Il primo boccone amaro è quello offertoci in C’è un cadavere in biblioteca.
Una giovane sconosciuta viene trovata morta nella biblioteca dei coniugi Bantry, rispettabili abitanti della tranquilla St. Mary Mead.
Sarà lo sguardo sveglio e acuto di miss Marple a far luce sull’enigma indirizzando inquirenti e lettori lungo la via verso la verità, che non è mai apparente e mai lineare, tuttavia sempre logica e razionale.
In questo romanzo, l’area d’azione degli attori non è circoscritta nonostante il ritrovamento del cadavere si verifichi in un luogo determinato e “chiuso”: tuttavia, è proprio da quell’ovattata scena del crimine che si ramificano le indagini seguendo piste via via sempre più inverosimili finché le redini di ciascuna traiettoria non vengono poste nelle salde mani di miss Marple, l’antesignana signora in giallo.
“In me c’è il gusto, la passione per la verità. Ah, mi creda, non c’è nulla di più bello, di più interessante, di più strano, anche, della verità”
La verità, come faro illuminante le pagine di un libro o, pensando con più ampi orizzonti, i passi stessi della vita.
La verità, come fine ultimo di un romanzo, soprattutto di un giallo.
La verità, come conclusione di una tragedia.
Una Tragedia in tre atti, per l’esattezza.
Sulle scene l’ispettore Hercule Poirot arriva in ritardo. Il belga ammette l’inganno originario e fa virare secondo vento favorevole le indagini intorno a delitti solo apparentemente privi di connessione l’uno con l’altro. L’ispettore saprà riprendersi la scena lasciando i debiti spazi al primo attore.
L’agognata verità troverà la via della luce lasciandosi però dietro le spalle la tragica consapevolezza che il caso, fin dall’inizio, avrebbe potuto imporre un terribile giro di boa all’intera vicenda.
“La vita vissuta secondo i dettami della legge è troppo meschina” ribatté Anthony con un sorrisetto. “Io sono per il delitto. E brindo al delitto”.
Eccoci giunti a Dieci piccoli indiani, forse tra i romanzi più conosciuti della Christie in cui paradossalmente non troviamo né il detective belga Hercule Poirot né la gentile miss Marple.
In quasi duecento pagine di enigmi e incognite, troviamo solo mistero, equivoci e delitti in una lunga e tormentata strada verso il disvelamento del vero.
In questo romanzo (come anche in Assassinio sull’Orient-Express, Poirot sul Nilo, Tre topolini ciechi e altri) la scrittrice sperimenta l’espediente della “camera chiusa”: tratteggia con puntualità e accuratezza una manciata di personaggi (in questo caso dieci individui senza alcun rapporto preliminare tra di loro), caratterizzandoli in maniera definita, allestendone un passato con annessi segreti, retroscena e misfatti; allestisce una scenografia circoscritta priva di vie di fuga (nel romanzo è Nigger Island); impone un’alternanza dai confini labili tra bene e male, tra morte e vita. In questa costruzione che appare come un insieme intricato di scatole cinesi contenenti bugie e verità sempre apparenti, la Christie getta le sue creature dandole in pasto al sospetto, alla paura e all’inquietudine. Cosa rimarrà prima della parola fine? Forse solo un messaggio che pretende di squarciare il velo non riuscendovi appieno.
Daniela Lucia